In occasione dell’incontro de “Il Sabato delle Idee” dedicato a “Lo spazio del nomos”, sabato 30 maggio alle ore 10.30, verrà inaugurata la mostra di Melita Rotondo,“Io sono un filo d’erba” in omaggio all’omonima poesia di Rocco Scotellaro, che resterà in esposizione all’Università Suor Orsola Benincasa fino al 26 Giugno.

Presentazione

Io sono un filo d’erba

Io sono un filo d’erba

Un filo d’erba che trema

La mia Patria è

Dove l’erba trema

Un alito può trapiantare

Il mio seme

Lontano

Sono partita da questa breve poesia di Rocco Scotellaro - io sono un filo d’erba - per presentare la mia mostra che sarà inaugurata sabato 30 maggio dalle ore 11.00 a Napoli presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa

I miei fili d’erba sono nati da semi portati dal vento: nelle piccole fessure di un pavimento, lungo una scala antica, e sono cresciuti fino a diventare un prato, una collettività…ho creato così una scala realizzata con l’erba prato – percorribile e godibile ai 5 sensi. Ancora, nello spazio antistante la sala degli Angeli ho costruito un mandala di terra, semi ed acqua…per farne dono agli uccelli ed a chi ama la bellezza nelle piccole cose. Infine – in un’altra sala – saranno esposte 10 opere fotografiche di varie dimensioni, adagiate sul pavimento come “ fiori nascenti di un giardino impossibile”

Io sono un filo d’erba rappresenta anche una metafora del lavoro d’artista: noi siamo come fili d’erba tremanti e quindi di per sé soli, deboli . Fili che vibrano , fili che disperdono tanti semi ( idee ed opere ) che cresceranno.

melita rotondo, maggio 2009



Biografia



Melita Rotondo è un’artista post-concettuale che da anni lavora sul concetto di capovolgimento delle regole che governano la società contemporanea.

Dalla metà degli anni Ottanta lavora prevalentemente con la fotografia, il video, oggetti di uso quotidiano,lo spazio che è funzionale a mostrare realtà trasfigurate. Nota per aver usato la fiamma ossidrica su stampe fotografiche raffiguranti immagini simbolo di Napoli e Berlino, ha creato nuove immagini disancorate dalla cosiddetta oggettività della visione, le ha rifotografate e quindi stampate su cibacromes di grande formato. Successivamente ha iniziato la pratica della conservazione delle “memorie materiali” – frammenti veri di corpi umani – all’interno di telai di vetro, composti come fotografie.

Dal 1997 è direttrice artistica del progetto “In Opera”, nel quale ragazzi dai 5 ai 18 anni ed artisti contemporanei lavorano insieme e realizzano opere d’arte.

Di recente ha tenuto una personale nelle sale del carcere alto del Museo Castel S. elmo e partecipato alla mostra “My Space. Cosa vuol dire ‘Pubblico’?” al PAN|Palazzo delle Arti Napoli.