Giunta al quinto appuntamento, la rassegna – concorso MENOTRENTA si impone ad alcune riflessioni ulteriori. “ E’ nel linguaggio e attraverso ad esso che si opera la ricerca della verità”. . “C’è un ordine perfetto anche nella più vaga delle proposizioni”. Questi due pensieri, rispettivamente di Martin Heidegger e di Ludwig Wittgenstein aprono il campo a un ampio ventaglio di operatività entro le quali il linguaggio si distende. Informazione, comunicazione, manifestazione, rivelazione, tutto questo è compreso nella “parola”, che passa attraverso le linee d’ombra del non ancora detto, del puro possibile. L’arte è lingua viva: l’opera si rivela quale ostensione di un discorso semantico fondato su stratificazioni e commistioni. La ricerca giovane si colloca all’interno delle imperscrutabili linee d’ombra cui ho fatto cenno, cercando – non senza difficoltà - una sua dimensione specifica che, pur radicata nell’ambito del quotidiano, sappia prendere le distanze da un eccesso di “attualità a tutti i costi”. L’attenzione al dettaglio, al frammento, costituisce un opportuno punto di avvio per riesaminare la realtà nei suoi aspetti infinitesimi, cercando di costruire un tutto che non si proponga come un’entità monolitica e monadica, quanto piuttosto proteiforme.
La rassegna dello scorso anno ha evidenziato una notevole capacità espressiva in tutti gli ambiti artistici. La fotografia si propone come un medium di assoluto rilievo, sia essa rielaborata mediante l’ausilio tecnologico o “naturale”: fotografia assimilata al fumetto, immagini di musei, scorci metropolitani estranianti, Vicino alla fotografia, il video si è imposto in un solo artista: video tanto brevi quanto efficaci nel tentativo di comprimere il tempo con una assoluta semplicità di mezzi. La pittura era presente sotto diversi aspetti, come forma di rappresentazione quasi fotografica di flash metropolitani, come storia costruita con frammenti di piccolo formato, come immagine appannata, filtrata da una nebbia volta decantare il reale. Infine era presente l’installazione, perentoriamente capace di impossessarsi dello spazio, di ghermirlo per costringere lo spettatore ad un coinvolgimento forte.
Un insieme di stili, tecniche, metodiche che si leggono nel segno di un linguaggio creatore di rappresentazioni, secondo quanto asserisce Ernst Cassirer: rerum videre formas. Con questa breve riflessione mi avvicino a MENOTRENTA 2004: le linee d’ombra sono in questo caso ipotesi, strategie di vissuto.

Tiziana Conti
Presidente del Comitato Scientifico