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Mexico – artisti contemporanei
Si tratta di una collettiva di artisti messicani volta a raccontare la “Tierra de arte” di Oaxaca che, adagiata nel lembo meridionale del Messico, ha determinato il nascere di una scuola.
Comunicato stampa
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Si tratta di una collettiva di artisti messicani volta a raccontare la “Tierra de arte” di Oaxaca che, adagiata nel lembo meridionale del Messico, ha determinato il nascere di una scuola che, dopo quella dei muralisti Rivera, Orozco e Siqueiros, il movimento di Ruptura e quello di Los Grupos, rappresenta una delle realtà più importanti della storia dell’arte messicana.
Il valore specifico di tale scuola e dei suoi protagonisti sta nella trasversalità del linguaggio che è allo stesso tempo autoctono e internazionale, permeato da una profonda tensione onirica e un’intensa vitalità animistica. Caratterizzante è il recupero archeologico, tanto che ogni quadro diviene una sorta di messa in scena del teatro della memoria, in una riscoperta che si fa successiva riappropriazione di simboli, segni, lacerti figurativi di origine mesoamericana, cattolica, spagnola, europea o statunitense. L’arte popolare e primitiva si esprime in un anelito surrealista e spiritualista che da sempre ha caratterizzato la civiltà messicana.
Sono dodici gli artisti, per oltre una quarantina di opere esposte: dai carismatici Francisco López Toledo, Rodolfo Morales e Rufino Tamayo, a Rubén Leyva, Sergio Hernández, Maximino Javier, Luis Gonzáles Zárate, Alejandro Santiago Ramírez e Filemón Santiago e José Villalobos fino ai più giovani emergenti Demián Flores Cortés e Guillermo Olguín Mitchell. Pur nella diversità stilistica in ognuno di loro si riscontra una costante immaginifica oltre ad uno spiccato nomadismo simbolico e iconografico. La mente va ad alcuni degli artisti possibili referenti del loro gusto: da Klee, considerato il veggente e demiurgo, a Chagall, cantore e poeta della memoria del villaggio, fino a Beyus, sciamano dell’arte.
Gli artisti messicani, perciò, si nutrono di radici locali e universali, di contenuti archetipici e mitopoietici, approdando ad uno stile che trascende il mero orizzonte regionalistico e non si esaurisce in semplice pratica vernacolare. Luoghi come Oaxaca sono infatti il frutto di un processo evolutivo che non ha seguito una linearità ma si è generato attraverso l’accumulazione e la stratificazione, il sincretismo e l’ibridazione.
Eccezionale dunque la testimonianza creativa conseguita, ora visibile nella sede di San Giorgio in Poggiale, spaziando da esperienze pittoriche, incisorie a scultoree, provenienti da collezioni private internazionali, dal Museo d’Arte Moderna di Città del Messico e da quello di Arte Contemporanea di Oaxaca.
Il valore specifico di tale scuola e dei suoi protagonisti sta nella trasversalità del linguaggio che è allo stesso tempo autoctono e internazionale, permeato da una profonda tensione onirica e un’intensa vitalità animistica. Caratterizzante è il recupero archeologico, tanto che ogni quadro diviene una sorta di messa in scena del teatro della memoria, in una riscoperta che si fa successiva riappropriazione di simboli, segni, lacerti figurativi di origine mesoamericana, cattolica, spagnola, europea o statunitense. L’arte popolare e primitiva si esprime in un anelito surrealista e spiritualista che da sempre ha caratterizzato la civiltà messicana.
Sono dodici gli artisti, per oltre una quarantina di opere esposte: dai carismatici Francisco López Toledo, Rodolfo Morales e Rufino Tamayo, a Rubén Leyva, Sergio Hernández, Maximino Javier, Luis Gonzáles Zárate, Alejandro Santiago Ramírez e Filemón Santiago e José Villalobos fino ai più giovani emergenti Demián Flores Cortés e Guillermo Olguín Mitchell. Pur nella diversità stilistica in ognuno di loro si riscontra una costante immaginifica oltre ad uno spiccato nomadismo simbolico e iconografico. La mente va ad alcuni degli artisti possibili referenti del loro gusto: da Klee, considerato il veggente e demiurgo, a Chagall, cantore e poeta della memoria del villaggio, fino a Beyus, sciamano dell’arte.
Gli artisti messicani, perciò, si nutrono di radici locali e universali, di contenuti archetipici e mitopoietici, approdando ad uno stile che trascende il mero orizzonte regionalistico e non si esaurisce in semplice pratica vernacolare. Luoghi come Oaxaca sono infatti il frutto di un processo evolutivo che non ha seguito una linearità ma si è generato attraverso l’accumulazione e la stratificazione, il sincretismo e l’ibridazione.
Eccezionale dunque la testimonianza creativa conseguita, ora visibile nella sede di San Giorgio in Poggiale, spaziando da esperienze pittoriche, incisorie a scultoree, provenienti da collezioni private internazionali, dal Museo d’Arte Moderna di Città del Messico e da quello di Arte Contemporanea di Oaxaca.
05
giugno 2004
Mexico – artisti contemporanei
Dal 05 giugno al 30 luglio 2004
arte contemporanea
Location
SAN GIORGIO IN POGGIALE
Bologna, Via Nazario Sauro, 22, (Bologna)
Bologna, Via Nazario Sauro, 22, (Bologna)
Orario di apertura
tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 19.00
Vernissage
5 Giugno 2004, ore 18.00
Curatore