Una grafica limpida, quasi una puntasecca. Il tratto � sottile, di un colore nero intenso, senza sbavature.Il segno costruisce immagini fitomorfe autogenerate da racemi che, disponendosi in modo regolare, compongono un puzzle di decori d'elegante fattura. Immediato il pensiero corre alle espressioni grafiche in bilico tra Liberty e D�co. Ma il mondo di Tiffany e Lalique si respira appena; guardando attentamente ci accorgiamo che le volute raffinate sono solo un pretesto per raccontare di un viaggio fantastico. Un viaggio che Tortolano affronta nello spazio bidimensionale e circoscritto delle sue carte. Alla ricerca di una terza, e poi di una quarta e via dicendo dimensione, proprio come gli abitanti di Flatland. Spazio inteso non pi� come mera funzione psicologica, ma come catalizzatore di verit�, fuori dalla con-fusione. Spazio associato ad idee percepite dall'artista, che di esso si serve come di un gran Teatro dell'Assurdo dove poter ambientare le sue storie. Con questo principio � possibile postulare uno spazio assoluto in s�, dove il racconto grafico diviene forma mentis, prima che immagine. Sparisce allora l'aggrovigliarsi confuso dell'ornato e nasce il puro segno concettuale ed idealistico dove il concetto fisico e meccanico di spazio non influisce pi� sulla ricerca formale, non la domina, n� � soggiacente. Per l'artista il piano del disegno potrebbe estendersi all'infinito nelle direzioni euclidee o nelle curvature di Riemann., sarebbe ininfluente. In ogni caso il suo racconto pseudo figurale coinvolgerebbe qualunque universo, obbedendo a quella volont� mentale perentoria che la costringe a sciogliere da ogni legaccio i versi riflettenti della vera poesia.





Anna Maria Baratto