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Michele Cannaò – Passione
La mostra ospita 17 incisioni per la gran parte linoleum, e alcune acquaforti sul tema della crocifissione. Opere che vedono la luce tra il 2014 e il 2015 e hanno come colonna sonora il poemetto “Il chiodo fisso” del poeta Guido Oldani
Comunicato stampa
Segnala l'evento
[...] Cristo affronta un viaggio nel quale costantemente mette a repentaglio la sua
essenza in cambio della conoscenza. Dell’Incanto della conoscenza del peregrinare,
dell’errare nel doppio senso di viaggiare e di sbagliare: avventura defatigante con la
quale Cristo si misura ossessivamente, senza dare e darsi tregua. Errerà, camminerà,
si fermerà, sbaglierà fino a tornare, finalmente, al padre suo. Cosa rappresenta il
percorso di Cristo se non un viaggio? Errare nel buio dell’animo umano per essere
vittima delle sue bugie e dei suoi tradimenti. Per conoscerne il lato oscuro, da uomo.
Il percorso è un itinerario circolare in cui partenza e meta coincidono, in mezzo c’è la
catarsi del viaggio-iniziazione-supplizio come momento sublime di conoscenza.
Medium fondamentale del viaggio dell’uomo-dio nell’opera di Cannaò è sicuramente
il corpo in tutte le sue declinazioni, dai particolari (I e X stazione) all’accentazione
di alcune parti (le mani della II e IV stazione, gli occhi della VIII stazione), per finire
alla deformazione (il corpo disumanizzato nella XI stazione, il corpo fatto legno nella
XIII, l’effigie piana nella XII stazione).
Il destino
Cristo è figlio dell’impossibilità di sottrarsi al proprio destino. Ineludibile e ineluso
destino che ne fa la vittima sacrificale del fato e il carnefice di se stesso. E in questo
si compie totalmente la sua sorte di uomo, nel suo essere imperfetto, umanamente
eccepibile, rabbioso e arrabbiato guerriero senz’armi, condottiero inusuale di un
manipolo di uomini in cerca di una speranza per il futuro. È un leader. E lo sa. Questa
è la sua forza che però lo piega quando misura con lo sguardo il destino di coloro che
lo seguono e lo legge corto, troppo corto per arrivare alla meta che ha loro promesso.
Nonostante la passione, nonostante l’incanto.
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Potremmo dire con Primo Levi. O con il Cristo di Cannaò incisore.
Passione (quindi sacrificio) e incanto (come incantatrice e incantevole può essere
la conoscenza) sono due costanti dell’Uomo ma anche dell’Arte. Ciò significa che
essenza dell’uomo ed essenza dell’arte coincidono?
Coincidono nelle diciassette opere incise su linoleum o ad acquaforte del ciclo della
Passione di Cannaò, opere prodotte tra il 2014 e gennaio del 2015: le stazioni della
via crucis nel viaggio verso il calvario.
Da “Storia di un povero cristo” di Angela Manganaro
essenza in cambio della conoscenza. Dell’Incanto della conoscenza del peregrinare,
dell’errare nel doppio senso di viaggiare e di sbagliare: avventura defatigante con la
quale Cristo si misura ossessivamente, senza dare e darsi tregua. Errerà, camminerà,
si fermerà, sbaglierà fino a tornare, finalmente, al padre suo. Cosa rappresenta il
percorso di Cristo se non un viaggio? Errare nel buio dell’animo umano per essere
vittima delle sue bugie e dei suoi tradimenti. Per conoscerne il lato oscuro, da uomo.
Il percorso è un itinerario circolare in cui partenza e meta coincidono, in mezzo c’è la
catarsi del viaggio-iniziazione-supplizio come momento sublime di conoscenza.
Medium fondamentale del viaggio dell’uomo-dio nell’opera di Cannaò è sicuramente
il corpo in tutte le sue declinazioni, dai particolari (I e X stazione) all’accentazione
di alcune parti (le mani della II e IV stazione, gli occhi della VIII stazione), per finire
alla deformazione (il corpo disumanizzato nella XI stazione, il corpo fatto legno nella
XIII, l’effigie piana nella XII stazione).
Il destino
Cristo è figlio dell’impossibilità di sottrarsi al proprio destino. Ineludibile e ineluso
destino che ne fa la vittima sacrificale del fato e il carnefice di se stesso. E in questo
si compie totalmente la sua sorte di uomo, nel suo essere imperfetto, umanamente
eccepibile, rabbioso e arrabbiato guerriero senz’armi, condottiero inusuale di un
manipolo di uomini in cerca di una speranza per il futuro. È un leader. E lo sa. Questa
è la sua forza che però lo piega quando misura con lo sguardo il destino di coloro che
lo seguono e lo legge corto, troppo corto per arrivare alla meta che ha loro promesso.
Nonostante la passione, nonostante l’incanto.
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Potremmo dire con Primo Levi. O con il Cristo di Cannaò incisore.
Passione (quindi sacrificio) e incanto (come incantatrice e incantevole può essere
la conoscenza) sono due costanti dell’Uomo ma anche dell’Arte. Ciò significa che
essenza dell’uomo ed essenza dell’arte coincidono?
Coincidono nelle diciassette opere incise su linoleum o ad acquaforte del ciclo della
Passione di Cannaò, opere prodotte tra il 2014 e gennaio del 2015: le stazioni della
via crucis nel viaggio verso il calvario.
Da “Storia di un povero cristo” di Angela Manganaro
31
marzo 2015
Michele Cannaò – Passione
Dal 31 marzo al 07 aprile 2015
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
CENTRO DELL’INCISIONE
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 66, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 66, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica – ore 15.30-19,30
Vernissage
31 Marzo 2015, ore 18.30
Sito web
www.cannao.net
Autore