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Mirko Gelmetti – Mattatoio6
”Credo che l’ironia non sia semplicemente un espediente, se si guardano i lavori con impazienza si leggera’ soltanto il punto di vista ironico, ma il messaggio non deve partire da questo, ci si possono trovare anche altri elementi che coinvolgono un certo modo di pensare …………
Comunicato stampa
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MAGAZZINI CRIMINALI
Associazione Culturale
i Magazzini Criminali presentano
“MATTATOIO6”
personale di Mirko Gelmetti
a cura di Magazzini Criminali
dal 15 ottobre al 13 novembre 2011
Mirko Gelmetti. ''Credo che l'ironia non sia semplicemente un espediente, se si guardano i lavori con impazienza si leggera' soltanto il punto di vista ironico, ma il messaggio non deve partire da questo, ci si possono trovare anche altri elementi che coinvolgono un certo modo di pensare che e' piu' riflessivo e meno divertito.''
Mirko Gelmetti a cura di Annapaola Passarini
AP: I lavori che presenti fanno parte di un disegno piu' ampio, che prevede altri cicli su diverse nazioni. Hai gia' precedentemente svolto una serie sulla Francia sulla Germania e sugli Stati Uniti .Stai definendo un atlante simbolico personale, cioè si tratta del tuo sguardo sull'Altro?
MG: Il tutto nasce da un'esigenza di forma. Non mi interessa analizzare un contesto ben definito e non mi piace essere ascritto in una determinata situazione, figurativo o altro. E' il motivo per cui i lavori devono essere guardati di volta in volta e visti singolarmente, e credo che solo in un secondo momento si possa inquadrare il lavoro nel suo complesso. Non è detto che questo comunque sia continuativo, puo' anche interrompersi ad un certo punto. Mi interessa il linguaggio pittorico e vorrei che questo mezzo riflettesse in un qualche modo la poetica che sto analizzando. E' piu' una ricerca su un linguaggio che commistione tra le arti, quindi c'è un'indagine anche sul design, sull'architettura, sull'insieme delle arti visive e non, anche letterarie, appartenenti e proprie delle diverse nazioni, con retaggi e tradizioni molto diverse. Quindi l'analisi non si limita ai simboli, ma anche a quelli che sono i risultati della coscienza collettiva di quei Paesi, dei loro metodi, della loro delicatezza o indelicatezza'
AP: Per quanto riguarda l'aspetto formale, sei passato da un lavoro pittorico ad un metodo quasi installativo. Queste 'protesi' che avanzano dalle superfici sono un'evoluzione del tuo linguaggio o sono semplicemente una modalità piu' appropriata al ciclo sugli Stati Uniti?
MG: Forse si tratta di aggiunte non strettamente necessarie e possono assumere un significato altro. Le ipotesi sono entrambe valide,la differenza formale tra i lavori su Germania e Stati Uniti è dovuta sicuramente ad un diverso approccio dei rispettivi linguaggi e delle rispettive storie. Nel caso degli Stati Uniti siamo abituati a leggere con eccesso di plusvalore ogni messaggio che ci giunge, la comunicazione è molto piu' urlata e dinamica, forse tendiamo addirittura a sopravvalutare cio' che ci arriva da oltreoceano, mentre la Germania è molto piu' vicina a noi, anche storicamente parlando. E' sicuramente piu' meditativa , palese e forte. La vedo accostabile ad un soggetto molto piu' duro,tragico , letterario e poetico. Per gli Stati Uniti l'immagine è piu' vicina ad una pubblicità , ad un logo o ad una sponsorizzazione.
AP: L'ironia è una componente fondamentale?
MG: Tutti i lavori hanno in effetti uno sfondo piuttosto ironico, anche se nel precedente ciclo è piu' velato, assomiglia ad un sarcasmo teatrale da fine Settecento. Credo che l'ironia non sia semplicemente un espediente, se si guardano i lavori con impazienza si leggerà soltanto il punto di vista ironico, ma il messaggio non deve partire da questo, ci si possono trovare anche altri elementi che coinvolgono un certo modo di pensare che è piu' riflessivo e meno divertito. Ogni lavoro ha un suo punto di partenza. La fase iniziale puo' prendere le mosse da un'idea, da una raffigurazione, da una frase, uno scherzetto o una goliardata, per poi arricchirsi con altro; ma puo' partire anche da un riferimento colto e assolutamente non ironico e da lì sviluppare un aspetto divertito e spiritoso. Le due cose sono ovviamente scambievoli. La prima persona a cui devono rispondere i lavori sono io, devono rispondere ad un'impressione tattile, epidermica, ottica che mi appartiene. Sono quindi ben lontani dall'essere 'messaggio' con predeterminati requisiti. AP: Sacro e cultura di massa: la religione è l'oppio dei popoli o non c'è più religione? MG: E' come immaginare una donna del Quattrocento che entra in una chiesa e vedendo le pareti affrescate trae spunto dalle figure dei Magi o dei cortigiani per vestire il proprio marito' Una sorta di Postalmarket' Potremmo immaginare che prima dell'invenzione della stampa le enciclopedie della moda e dei costumi, dei dettami e dei dettagli architettonici si 'sfogliassero' nei grandi cicli pittorici dei palazzi e delle chiese. Oggi il percorso è contrario. E' molto difficile che una madre, sfogliando un catalogo di Nan Goldin, tragga spunto per vestire il proprio figlio (senza incorrere in qualche strano malinteso'). Non credo che sia popolarmente desiderabile allestire nel proprio salotto una trentina di donne nude alla Vanessa Beecroft. L'arte non è piu' spunto per la cultura popolare. C'è una saturazione di cultura di massa e il sacro si confonde con qualcosa di esotico, di inspiegabile; forse è piu' un mistero cio' che è sacro ora che 500 anni fa. Non c'è misticità in una modella della Beecroft, in una sedia di Mies van der Roe o in Guernica di Picasso. Si tratta piu'di un coinvolgimento sensoriale, perchè sono gli stessi sensi che hanno creato gli obiettivi a cui vogliamo arrivare. E' un po' come guardare a Dio come a colui che ci ha creati, ma accettare una top model è sicuramente ambire ad uno status a cui potremmo tranquillamente arrivare. Rendere sacro un oggetto serve a gratificarci perchè possiamo possederlo. Non c'è nulla di veramente sacro nelle creazioni dell'uomo: sono vicine alla materia sensibile, culturale, alla materia intellettiva. Non è una questione di spirito, è assoluto corpo. Enfatizzare gli elementi porta ad un'immagine nitida e definita, tutto ciò che vediamo è un proliferare di icone. C'è chi riesce a rendere assoluto un elemento, ma si tratta di processi creativi, niente di metafisico. Non c'è astrazione neanche nelle correnti artistiche più astratte, è comunque un'invenzione, un definire e oggettivare ciò che non era perscrutabile in un'indagine. Sacro e cultura di massa' Se vedo la cosa dal punto di vista personale, mi piace la storia del nostro sacro, ma non è un fattore permanente, e non esiste più. La cultura di massa ha preso il posto a mano a mano di tutto questo e ha sostituito cose impalpabili in qualcosa di molto tangibile. E' tutto molto più definito, più levigato, più patinato, molto lucido, laccato e verniciato. La cosa che non mi dispiace è che su quella superficie si creano comunque delle imperfezioni, dei 'peletti', come dei capillari che lasciano insinuare quello che sta fuori con quello che sta dentro e viceversa.
OPENING
Sabato 15 ottobre dalle ore 18
DJ SET “TMN”
In Piazzale Gazzadi, 4 – Sassuolo mo
Sarà presente l’artista
Orario di apertura
Sabato e Domenica dalle 16 alle 19
per appuntamento: 392 4811485
sede: MAGAZZINI CRIMINALI – Associazione Culturale
Piazzale Gazzadi, 4 – Sassuolo (Mo)
info: magazzinicriminali@libero.it
Evento realizzato con il patrocinio della Città di Sassuolo
Associazione Culturale
i Magazzini Criminali presentano
“MATTATOIO6”
personale di Mirko Gelmetti
a cura di Magazzini Criminali
dal 15 ottobre al 13 novembre 2011
Mirko Gelmetti. ''Credo che l'ironia non sia semplicemente un espediente, se si guardano i lavori con impazienza si leggera' soltanto il punto di vista ironico, ma il messaggio non deve partire da questo, ci si possono trovare anche altri elementi che coinvolgono un certo modo di pensare che e' piu' riflessivo e meno divertito.''
Mirko Gelmetti a cura di Annapaola Passarini
AP: I lavori che presenti fanno parte di un disegno piu' ampio, che prevede altri cicli su diverse nazioni. Hai gia' precedentemente svolto una serie sulla Francia sulla Germania e sugli Stati Uniti .Stai definendo un atlante simbolico personale, cioè si tratta del tuo sguardo sull'Altro?
MG: Il tutto nasce da un'esigenza di forma. Non mi interessa analizzare un contesto ben definito e non mi piace essere ascritto in una determinata situazione, figurativo o altro. E' il motivo per cui i lavori devono essere guardati di volta in volta e visti singolarmente, e credo che solo in un secondo momento si possa inquadrare il lavoro nel suo complesso. Non è detto che questo comunque sia continuativo, puo' anche interrompersi ad un certo punto. Mi interessa il linguaggio pittorico e vorrei che questo mezzo riflettesse in un qualche modo la poetica che sto analizzando. E' piu' una ricerca su un linguaggio che commistione tra le arti, quindi c'è un'indagine anche sul design, sull'architettura, sull'insieme delle arti visive e non, anche letterarie, appartenenti e proprie delle diverse nazioni, con retaggi e tradizioni molto diverse. Quindi l'analisi non si limita ai simboli, ma anche a quelli che sono i risultati della coscienza collettiva di quei Paesi, dei loro metodi, della loro delicatezza o indelicatezza'
AP: Per quanto riguarda l'aspetto formale, sei passato da un lavoro pittorico ad un metodo quasi installativo. Queste 'protesi' che avanzano dalle superfici sono un'evoluzione del tuo linguaggio o sono semplicemente una modalità piu' appropriata al ciclo sugli Stati Uniti?
MG: Forse si tratta di aggiunte non strettamente necessarie e possono assumere un significato altro. Le ipotesi sono entrambe valide,la differenza formale tra i lavori su Germania e Stati Uniti è dovuta sicuramente ad un diverso approccio dei rispettivi linguaggi e delle rispettive storie. Nel caso degli Stati Uniti siamo abituati a leggere con eccesso di plusvalore ogni messaggio che ci giunge, la comunicazione è molto piu' urlata e dinamica, forse tendiamo addirittura a sopravvalutare cio' che ci arriva da oltreoceano, mentre la Germania è molto piu' vicina a noi, anche storicamente parlando. E' sicuramente piu' meditativa , palese e forte. La vedo accostabile ad un soggetto molto piu' duro,tragico , letterario e poetico. Per gli Stati Uniti l'immagine è piu' vicina ad una pubblicità , ad un logo o ad una sponsorizzazione.
AP: L'ironia è una componente fondamentale?
MG: Tutti i lavori hanno in effetti uno sfondo piuttosto ironico, anche se nel precedente ciclo è piu' velato, assomiglia ad un sarcasmo teatrale da fine Settecento. Credo che l'ironia non sia semplicemente un espediente, se si guardano i lavori con impazienza si leggerà soltanto il punto di vista ironico, ma il messaggio non deve partire da questo, ci si possono trovare anche altri elementi che coinvolgono un certo modo di pensare che è piu' riflessivo e meno divertito. Ogni lavoro ha un suo punto di partenza. La fase iniziale puo' prendere le mosse da un'idea, da una raffigurazione, da una frase, uno scherzetto o una goliardata, per poi arricchirsi con altro; ma puo' partire anche da un riferimento colto e assolutamente non ironico e da lì sviluppare un aspetto divertito e spiritoso. Le due cose sono ovviamente scambievoli. La prima persona a cui devono rispondere i lavori sono io, devono rispondere ad un'impressione tattile, epidermica, ottica che mi appartiene. Sono quindi ben lontani dall'essere 'messaggio' con predeterminati requisiti. AP: Sacro e cultura di massa: la religione è l'oppio dei popoli o non c'è più religione? MG: E' come immaginare una donna del Quattrocento che entra in una chiesa e vedendo le pareti affrescate trae spunto dalle figure dei Magi o dei cortigiani per vestire il proprio marito' Una sorta di Postalmarket' Potremmo immaginare che prima dell'invenzione della stampa le enciclopedie della moda e dei costumi, dei dettami e dei dettagli architettonici si 'sfogliassero' nei grandi cicli pittorici dei palazzi e delle chiese. Oggi il percorso è contrario. E' molto difficile che una madre, sfogliando un catalogo di Nan Goldin, tragga spunto per vestire il proprio figlio (senza incorrere in qualche strano malinteso'). Non credo che sia popolarmente desiderabile allestire nel proprio salotto una trentina di donne nude alla Vanessa Beecroft. L'arte non è piu' spunto per la cultura popolare. C'è una saturazione di cultura di massa e il sacro si confonde con qualcosa di esotico, di inspiegabile; forse è piu' un mistero cio' che è sacro ora che 500 anni fa. Non c'è misticità in una modella della Beecroft, in una sedia di Mies van der Roe o in Guernica di Picasso. Si tratta piu'di un coinvolgimento sensoriale, perchè sono gli stessi sensi che hanno creato gli obiettivi a cui vogliamo arrivare. E' un po' come guardare a Dio come a colui che ci ha creati, ma accettare una top model è sicuramente ambire ad uno status a cui potremmo tranquillamente arrivare. Rendere sacro un oggetto serve a gratificarci perchè possiamo possederlo. Non c'è nulla di veramente sacro nelle creazioni dell'uomo: sono vicine alla materia sensibile, culturale, alla materia intellettiva. Non è una questione di spirito, è assoluto corpo. Enfatizzare gli elementi porta ad un'immagine nitida e definita, tutto ciò che vediamo è un proliferare di icone. C'è chi riesce a rendere assoluto un elemento, ma si tratta di processi creativi, niente di metafisico. Non c'è astrazione neanche nelle correnti artistiche più astratte, è comunque un'invenzione, un definire e oggettivare ciò che non era perscrutabile in un'indagine. Sacro e cultura di massa' Se vedo la cosa dal punto di vista personale, mi piace la storia del nostro sacro, ma non è un fattore permanente, e non esiste più. La cultura di massa ha preso il posto a mano a mano di tutto questo e ha sostituito cose impalpabili in qualcosa di molto tangibile. E' tutto molto più definito, più levigato, più patinato, molto lucido, laccato e verniciato. La cosa che non mi dispiace è che su quella superficie si creano comunque delle imperfezioni, dei 'peletti', come dei capillari che lasciano insinuare quello che sta fuori con quello che sta dentro e viceversa.
OPENING
Sabato 15 ottobre dalle ore 18
DJ SET “TMN”
In Piazzale Gazzadi, 4 – Sassuolo mo
Sarà presente l’artista
Orario di apertura
Sabato e Domenica dalle 16 alle 19
per appuntamento: 392 4811485
sede: MAGAZZINI CRIMINALI – Associazione Culturale
Piazzale Gazzadi, 4 – Sassuolo (Mo)
info: magazzinicriminali@libero.it
Evento realizzato con il patrocinio della Città di Sassuolo
15
ottobre 2011
Mirko Gelmetti – Mattatoio6
Dal 15 ottobre al 13 novembre 2011
arte contemporanea
Location
MAGAZZINI CRIMINALI
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Orario di apertura
Sabato e Domenica dalle 16 alle 19
Vernissage
15 Ottobre 2011, ore 18 DJ SET “TMN” In Piazzale Gazzadi, 4 – Sassuolo mo. Sarà presente l’artista
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