Neoiconica è la fotografia dell’uomo oggi. E’ ciò che nove artisti contemporanei sentono, vedono e trasmettono. Una nuova chiave di lettura per una umanità non più al centro del mondo, ma in equilibrio precario sopra di esso, quasi sul punto di essere fagocitata da una sistema che ha regole tutte sue, lontane dall’essere universalmente condivise. Come in una sequenza di fotogrammi ecco il film che ogni giorno passa davanti agli occhi di tutti: donne e uomini strappati da contesti spaziali noti e fissati su supporti trasparenti che accrescono lo smarrimento esistenziale. Oppure volti filtrati da un digitale che smaterializza i volumi riducendoli a pellicola e dando così l’impressione di interloquire con individui del tutto privi di consistenza. O ancora profili scavati da segni rapidi come graffi, quasi a volersi convincere che sotto la superficie c’è ben altro. Nel disperato tentativo di ritrovare i parametri vitali di una umanità non perduta, ma forse solo narcotizzata dal miraggio di una società che corre troppo velocemente e si è lasciata ingannare dal miraggio del virtuale. Il filtro massmediatico è di fatto un altro mezzo cui gli artisti in mostra sono ricorsi per stemperare l’immagine di un uomo che ancora una volta non è, ma solo appare. Perché dietro la facciata perfettamente trendy, proiezione del tessuto sociale che lo circonda, è rimasta la pura nevrosi esistenziale. (Sabrina Arosio)