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Nessuno e niente scompaia
A partire dall’opera di Fabio Mauri, la mostra si sviluppa attraverso le relazioni e riflessioni di continuità con artisti della scena italiana contemporanea.
Comunicato stampa
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In più di un’occasione il filosofo francese Jean-Luc Nancy ha affermato che l’aspetto rilevante
di molte opere di oggi si trova “nella ricerca, nel desiderio o nella volontà di senso”*.
Ho sempre pensato che questa dichiarazione contenesse molte delle riflessioni che hanno
portato alla realizzazione di tante opere degli ultimi decenni, dove è costante e forte “un
desiderio infinito di senso”. Non risolvibile. Non appagabile, evidentemente, anche se non sono
mai stato dell’idea che questa ricerca fosse o dovesse essere sganciata da quella di senso
sulla e nella realtà, intesa nella complessa totalità di tempo e spazio in cui di volta in volta
agiamo. E questa credo sia anche l’idea di Nancy. L’arte cambia perché il mondo, la realtà
cambia. Semplicemente. Forse anche viceversa, in modi che però non sono senz’altro
ascrivibili alla logica di causa-effetto che domina la narrazione (divulgativa) del mondo. Ma è
esattamente questo che chiediamo all’opera d’arte, una volta che questa è conclusa e
completata al mondo, e cioè che si incontrino quel senso da essa e da noi tanto “ricercato”.
Nessuno e niente scompaia è dunque l’inevitabile richiesta che facciamo oggi all’opera d’arte,
anche quando non la facciamo con questo tono diretto e perentorio. In un tempo, infatti, in cui
la scomparsa è un’opzione di salvezza e di libertà, ma nondimeno testimonia anche la
negatività della perdita, quello che chiediamo all’opera d’arte è una presenza che testimoni
quanto non è più, o forse non è ancora, visibile.
Nessuno e niente scompaia, parte e prende forma da un’opera “politica” di Fabio Mauri (Roma
1926 – 2009), Vomitare sulla Grecia del 1972, che è il primo “multiplo politico” di una serie di
installazioni e azioni artistiche che dureranno fino al 1973 e che saranno raccolte nel libro
d’artista Der Politische Ventilator. Si tratta di un’installazione che esprime una decisa e
propriamente viscerale contestazione al regime fascista dei Colonnelli che governò la Grecia
dal 1967 al 1974. È forse uno dei lavori politici di Mauri meno conosciuti e tra i più caratterizzati
dagli eventi del tempo in cui fu realizzato. Oggi torna a noi con una forza d’attualità
sorprendente e paradossale, in un modo che è proprio di quelle opere il cui stare
profondamente nella realtà include un desiderio di senso, appunto, che le dispiega sulla realtà
e naturalmente in tempi differenti.
Da questo lavoro di Fabio Mauri la mostra si è sviluppata attraverso relazioni e riflessioni di
continuità con artisti e opere che hanno del tutto intenzionalmente creato un percorso della e
nell’arte italiana. Un filo che messo nelle mani di Bruna Esposito (Roma, 1960) è passato in
quelle di Raffaella Crispino (Napoli, 1979), Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978) ed Eugenio
Tibaldi (Cuneo, 1977), scelti tra gli artisti italiani attualmente più impegnati nella ricerca di
senso che inevitabilmente comporta un coinvolgimento nella realtà che assume un carattere
etico.
Raffaele Gavarro
*Una di queste occasioni è rintracciabile nel trascritto della conferenza “Il vestigio dell’arte” che
Jean-Luc Nancy tenne nel 1994 alla Galerie Nationale du Jeu de Paume. È possibile leggere il
testo della conferenza, insieme ad altre non meno interessanti riflessioni, in “Le Muse”, Edizioni
Diabasis, 2006.
di molte opere di oggi si trova “nella ricerca, nel desiderio o nella volontà di senso”*.
Ho sempre pensato che questa dichiarazione contenesse molte delle riflessioni che hanno
portato alla realizzazione di tante opere degli ultimi decenni, dove è costante e forte “un
desiderio infinito di senso”. Non risolvibile. Non appagabile, evidentemente, anche se non sono
mai stato dell’idea che questa ricerca fosse o dovesse essere sganciata da quella di senso
sulla e nella realtà, intesa nella complessa totalità di tempo e spazio in cui di volta in volta
agiamo. E questa credo sia anche l’idea di Nancy. L’arte cambia perché il mondo, la realtà
cambia. Semplicemente. Forse anche viceversa, in modi che però non sono senz’altro
ascrivibili alla logica di causa-effetto che domina la narrazione (divulgativa) del mondo. Ma è
esattamente questo che chiediamo all’opera d’arte, una volta che questa è conclusa e
completata al mondo, e cioè che si incontrino quel senso da essa e da noi tanto “ricercato”.
Nessuno e niente scompaia è dunque l’inevitabile richiesta che facciamo oggi all’opera d’arte,
anche quando non la facciamo con questo tono diretto e perentorio. In un tempo, infatti, in cui
la scomparsa è un’opzione di salvezza e di libertà, ma nondimeno testimonia anche la
negatività della perdita, quello che chiediamo all’opera d’arte è una presenza che testimoni
quanto non è più, o forse non è ancora, visibile.
Nessuno e niente scompaia, parte e prende forma da un’opera “politica” di Fabio Mauri (Roma
1926 – 2009), Vomitare sulla Grecia del 1972, che è il primo “multiplo politico” di una serie di
installazioni e azioni artistiche che dureranno fino al 1973 e che saranno raccolte nel libro
d’artista Der Politische Ventilator. Si tratta di un’installazione che esprime una decisa e
propriamente viscerale contestazione al regime fascista dei Colonnelli che governò la Grecia
dal 1967 al 1974. È forse uno dei lavori politici di Mauri meno conosciuti e tra i più caratterizzati
dagli eventi del tempo in cui fu realizzato. Oggi torna a noi con una forza d’attualità
sorprendente e paradossale, in un modo che è proprio di quelle opere il cui stare
profondamente nella realtà include un desiderio di senso, appunto, che le dispiega sulla realtà
e naturalmente in tempi differenti.
Da questo lavoro di Fabio Mauri la mostra si è sviluppata attraverso relazioni e riflessioni di
continuità con artisti e opere che hanno del tutto intenzionalmente creato un percorso della e
nell’arte italiana. Un filo che messo nelle mani di Bruna Esposito (Roma, 1960) è passato in
quelle di Raffaella Crispino (Napoli, 1979), Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978) ed Eugenio
Tibaldi (Cuneo, 1977), scelti tra gli artisti italiani attualmente più impegnati nella ricerca di
senso che inevitabilmente comporta un coinvolgimento nella realtà che assume un carattere
etico.
Raffaele Gavarro
*Una di queste occasioni è rintracciabile nel trascritto della conferenza “Il vestigio dell’arte” che
Jean-Luc Nancy tenne nel 1994 alla Galerie Nationale du Jeu de Paume. È possibile leggere il
testo della conferenza, insieme ad altre non meno interessanti riflessioni, in “Le Muse”, Edizioni
Diabasis, 2006.
13
dicembre 2012
Nessuno e niente scompaia
Dal 13 dicembre 2012 al 16 febbraio 2013
arte contemporanea
Location
1/9 – UNOSUNOVE ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Degli Specchi, 20, (Roma)
Roma, Via Degli Specchi, 20, (Roma)
Orario di apertura
martedì-venerdì 11.00-19.00
sabato 15.00-19.00 o su appuntamento
Vernissage
13 Dicembre 2012, ore 19.00
Curatore