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Nicola Samorì – La candela per far luce deve consumarsi
L’artista romagnolo si è lasciato guidare dalle suggestioni del luogo per dare vita a un progetto in cui l’antica Pescheria e l’attigua chiesa del Suffragio si riappropriano della loro natura originale attraverso un dialogo inedito: quello tra le opere dell’artista e le immagini ‘sacre’ delle ricchissime collezioni dei Musei Civici di Palazzo Mosca
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ogni anno, l’estate pesarese vede protagonista il Centro Arti Visive Pescheria con
un ‘grande’ evento nel segno dell’arte contemporanea, vocazione che questo luogo
della cultura cittadina ha scelto nel 1996 fino a diventarne il polo più importante per
la regione adriatica.
Il 2017 è la volta della mostra di Nicola Samorì - La candela per far luce deve
consumarsi - a cura di Marcello Smarrelli, promossa dall’Assessorato alla Bellezza
del Comune di Pesaro con Sistema Museo. Il titolo fa riferimento a un pensiero
attribuito a San Carlo Borromeo che con la sua vita ha incarnato l’idea di una
luminosa consunzione, concetto che riverbera con forza da ogni opera esposta.
L'artista romagnolo si è lasciato guidare dalle suggestioni del luogo per dare vita a
un progetto in cui l’antica Pescheria e l’attigua chiesa del Suffragio si riappropriano
della loro natura originale attraverso un dialogo inedito: quello tra le opere
dell’artista e le immagini ‘sacre’ delle ricchissime collezioni dei Musei Civici di
Palazzo Mosca. E proprio dai Musei Civici arriva l’indizio di partenza che ha guidato
il lavoro di Samorì nello sviluppo di questo nuovo corpo di lavori per Pesaro.
Nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, viene distrutta l’ala destra di
Palazzo Mosca e scompaiono una ventina di opere fra cui Cristo e un
manigoldo del bolognese Giuseppe Maria Crespi. Il dipinto riappare durante i lavori
di sgombero delle macerie: la superficie sfregiata ha restituito un occhio illeso
circondato da ampie lacune; un ritorno involontario del metallo, otticamente simile a
gran parte degli olii su rame di Samorì che nella sua poetica è solito ispezionare il
rovescio della pittura attraverso una spoliazione accurata della pellicola dipinta.
Partendo da questa immagine compromessa, la mostra innesca una confusione
continua fra l’azione del tempo sulle opere delle raccolte civiche, di cui l’artista ha
scelto di esporre una personale selezione – in parte proveniente dai depositi e in
attesa di restauro – e i segni che scuotono in modo programmatico i dipinti e le
sculture di Samorì.
Al volume della Pescheria Samorì imprime due semplici traiettorie: una orizzontale
e l’altra verticale, corrispondenti al mare e agli alberi. Cinque sculture lignee
antropomorfe, alte oltre tre metri, corrono parallele al colonnato in pietra e
disegnano una teoria verticale contrapposta all’orizzonte simulato da una raccolta
di antiche marine pesaresi allineate a parete.
È come se l’ascesa filiforme dei corpi fosse il risultato della lenta pulitura operata
delle acque; un lavacro che ritorna nell’enorme spazio comunicante con la
Pescheria: la chiesa del Suffragio, edificio a pianta dodecagonale destinato al culto,
dove ci si raccoglieva per raccomandare a Dio le anime del Purgatorio, muto di
preghiere dal 1888. Ripensata come una ‘vasca dei martiri’, in questa aula si
agitano i santi, si aprono i sepolcri e si custodiscono i corpi, in un arrangiamento di
pose che prevede i dipinti di Samorì - uno dei quali si appropria dell’imponente
cornice seicentesca di manifattura napoletana proveniente dalle collezioni civiche -
insieme al Crespi e a un Cristo deposto di Nicola Zafuri. Al centro una scultura di
cinque metri che, come un cero immenso, polarizza i movimenti della pittura.
Nel suo complesso, l’intervento nei due spazi - ripensati per il contemporaneo -
rivela come le immagini sacre possano ‘rinascere’ e acquisire senso in una
destinazione museale, più di quanto non accada nei luoghi devozionali.
Nel dialogo con le raccolte civiche che accompagna il percorso espositivo Samorì
affronta inoltre un tema trasversale a tutte le epoche artistiche, quello del rapporto
tra natura e artificio: ne è un ulteriore rimando la scelta di allestire una scultura
dell’artista in marmo bianco di Carrara nella sala Bellini di Palazzo Mosca, di fronte
a un capolavoro assoluto del Rinascimento, l’Incoronazione della Vergine di
Giovanni Bellini.
L’artista
Nato a Forlì nel 1977, Nicola Samorì vive a Bagnacavallo (Ra). Ha frequentato
l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si è diplomato nel 2004. Fra le prime
esposizioni si segnalano: Dei Miti Memorie alla Central TAFE Gallery di Perth
(2003); Sine die al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina (2007); Arte Italiana
1968-2007. Pittura a Palazzo Reale, Milano; Not so private. With my tongue in my
cheek a Villa delle Rose di Bologna (2008). Nel 2010 affiorano le prime scorticature
della superficie pittorica: il rovescio della forma si espone in tutta la sua freschezza
e brutalità come pelle strappata; processo chiaramente leggibile nella mostra
Imaginifragus alla Christian Ehrentraut Gallery di Berlino (2011). Il biennio di lavoro
2010/2012 è confluito nella prima mostra museale all’estero, dal titolo Fegefeuer,
ospitata dalla Kunsthalle di Tubingen (settembre-dicembre 2012). Del gennaio 2013
è Die Verwinding, personale alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena; in
quest’occasione ‘l’artista ha finito per castigare ciò che aveva composto, giungendo
così all’inevitabile e irrinunciabile assassinio della pittura.’ (Alberto Zanchetta). Nel
2014 si sono succedute mostre personali e collettive allo Schauwerk di
Sindelfingen, al MAC di Lissone, alla Kunsthalle di Kiel e negli interrati palladiani di
Palazzo Chiricati a Vicenza. Nel 2015 l’artista è stato selezionato per rappresentare
l’Italia alla 56. edizione della Biennale di Venezia. Nello stesso anno ha partecipato
a Gare du Nord presso il Teatro Anatomico di Amsterdam, a Gare du Sud nel
Teatro Anatomico dell’Archiginnasio di Bologna; il TRAFO Centre for Contemporary
Art di Szczecin gli invece ha dedicato una vasta personale. Nel 2016, dopo il primo
progetto personale alla Galleria Monitor di Roma, la Galerie EIGEN+ART ha
presentato un solo show nella sua sede di Lipsia cui ha fatto seguito la
partecipazione alla 16a Quadriennale di Roma. Nell’aprile 2017 ha partecipato alla
mostra Art in Art presso il MOCAK di Kraków.
La sede: il Centro Arti Visive Pescheria
Nato nel 1996 come istituzione comunale con la missione di promuovere mostre di
arte contemporanea e design, in venti anni di attività il Centro Arti Visive Pescheria
ha ospitato mostre di protagonisti della scena nazionale e internazionale come
Enzo Cucchi, Giuseppe Penone, Tony Cragg, Mimmo Paladino, Eliseo Mattiacci,
Jannis Kounellis. Particolare attenzione è sempre stata rivolta alla fotografia - con
personali di Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Candida Hofer e Gabriele Basilico - oltre
che alla promozione degli artisti italiani emergenti. Il Centro ‘occupa’ i locali
dell’antico mercato del pesce (la costruzione dell’edificio risale al triennio 1821-'23
su progetto dell'ingegner Pompeo Mancini) e della secentesca chiesa del Suffragio,
uno spettacolare e suggestivo ambiente a pianta dodecagonale adiacente alla
Pescheria. Coinvolto da un restauro nel 2016, il Centro Arti Visive Pescheria è
pronto ad accogliere esposizioni d’arte ma anche eventi come concerti, incontri e
spettacoli di teatro e danza, confermandosi nel suo ruolo di ‘osservatorio’ puntato
sulla produzione contemporanea, trasversale a discipline diverse.
un ‘grande’ evento nel segno dell’arte contemporanea, vocazione che questo luogo
della cultura cittadina ha scelto nel 1996 fino a diventarne il polo più importante per
la regione adriatica.
Il 2017 è la volta della mostra di Nicola Samorì - La candela per far luce deve
consumarsi - a cura di Marcello Smarrelli, promossa dall’Assessorato alla Bellezza
del Comune di Pesaro con Sistema Museo. Il titolo fa riferimento a un pensiero
attribuito a San Carlo Borromeo che con la sua vita ha incarnato l’idea di una
luminosa consunzione, concetto che riverbera con forza da ogni opera esposta.
L'artista romagnolo si è lasciato guidare dalle suggestioni del luogo per dare vita a
un progetto in cui l’antica Pescheria e l’attigua chiesa del Suffragio si riappropriano
della loro natura originale attraverso un dialogo inedito: quello tra le opere
dell’artista e le immagini ‘sacre’ delle ricchissime collezioni dei Musei Civici di
Palazzo Mosca. E proprio dai Musei Civici arriva l’indizio di partenza che ha guidato
il lavoro di Samorì nello sviluppo di questo nuovo corpo di lavori per Pesaro.
Nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, viene distrutta l’ala destra di
Palazzo Mosca e scompaiono una ventina di opere fra cui Cristo e un
manigoldo del bolognese Giuseppe Maria Crespi. Il dipinto riappare durante i lavori
di sgombero delle macerie: la superficie sfregiata ha restituito un occhio illeso
circondato da ampie lacune; un ritorno involontario del metallo, otticamente simile a
gran parte degli olii su rame di Samorì che nella sua poetica è solito ispezionare il
rovescio della pittura attraverso una spoliazione accurata della pellicola dipinta.
Partendo da questa immagine compromessa, la mostra innesca una confusione
continua fra l’azione del tempo sulle opere delle raccolte civiche, di cui l’artista ha
scelto di esporre una personale selezione – in parte proveniente dai depositi e in
attesa di restauro – e i segni che scuotono in modo programmatico i dipinti e le
sculture di Samorì.
Al volume della Pescheria Samorì imprime due semplici traiettorie: una orizzontale
e l’altra verticale, corrispondenti al mare e agli alberi. Cinque sculture lignee
antropomorfe, alte oltre tre metri, corrono parallele al colonnato in pietra e
disegnano una teoria verticale contrapposta all’orizzonte simulato da una raccolta
di antiche marine pesaresi allineate a parete.
È come se l’ascesa filiforme dei corpi fosse il risultato della lenta pulitura operata
delle acque; un lavacro che ritorna nell’enorme spazio comunicante con la
Pescheria: la chiesa del Suffragio, edificio a pianta dodecagonale destinato al culto,
dove ci si raccoglieva per raccomandare a Dio le anime del Purgatorio, muto di
preghiere dal 1888. Ripensata come una ‘vasca dei martiri’, in questa aula si
agitano i santi, si aprono i sepolcri e si custodiscono i corpi, in un arrangiamento di
pose che prevede i dipinti di Samorì - uno dei quali si appropria dell’imponente
cornice seicentesca di manifattura napoletana proveniente dalle collezioni civiche -
insieme al Crespi e a un Cristo deposto di Nicola Zafuri. Al centro una scultura di
cinque metri che, come un cero immenso, polarizza i movimenti della pittura.
Nel suo complesso, l’intervento nei due spazi - ripensati per il contemporaneo -
rivela come le immagini sacre possano ‘rinascere’ e acquisire senso in una
destinazione museale, più di quanto non accada nei luoghi devozionali.
Nel dialogo con le raccolte civiche che accompagna il percorso espositivo Samorì
affronta inoltre un tema trasversale a tutte le epoche artistiche, quello del rapporto
tra natura e artificio: ne è un ulteriore rimando la scelta di allestire una scultura
dell’artista in marmo bianco di Carrara nella sala Bellini di Palazzo Mosca, di fronte
a un capolavoro assoluto del Rinascimento, l’Incoronazione della Vergine di
Giovanni Bellini.
L’artista
Nato a Forlì nel 1977, Nicola Samorì vive a Bagnacavallo (Ra). Ha frequentato
l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si è diplomato nel 2004. Fra le prime
esposizioni si segnalano: Dei Miti Memorie alla Central TAFE Gallery di Perth
(2003); Sine die al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina (2007); Arte Italiana
1968-2007. Pittura a Palazzo Reale, Milano; Not so private. With my tongue in my
cheek a Villa delle Rose di Bologna (2008). Nel 2010 affiorano le prime scorticature
della superficie pittorica: il rovescio della forma si espone in tutta la sua freschezza
e brutalità come pelle strappata; processo chiaramente leggibile nella mostra
Imaginifragus alla Christian Ehrentraut Gallery di Berlino (2011). Il biennio di lavoro
2010/2012 è confluito nella prima mostra museale all’estero, dal titolo Fegefeuer,
ospitata dalla Kunsthalle di Tubingen (settembre-dicembre 2012). Del gennaio 2013
è Die Verwinding, personale alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena; in
quest’occasione ‘l’artista ha finito per castigare ciò che aveva composto, giungendo
così all’inevitabile e irrinunciabile assassinio della pittura.’ (Alberto Zanchetta). Nel
2014 si sono succedute mostre personali e collettive allo Schauwerk di
Sindelfingen, al MAC di Lissone, alla Kunsthalle di Kiel e negli interrati palladiani di
Palazzo Chiricati a Vicenza. Nel 2015 l’artista è stato selezionato per rappresentare
l’Italia alla 56. edizione della Biennale di Venezia. Nello stesso anno ha partecipato
a Gare du Nord presso il Teatro Anatomico di Amsterdam, a Gare du Sud nel
Teatro Anatomico dell’Archiginnasio di Bologna; il TRAFO Centre for Contemporary
Art di Szczecin gli invece ha dedicato una vasta personale. Nel 2016, dopo il primo
progetto personale alla Galleria Monitor di Roma, la Galerie EIGEN+ART ha
presentato un solo show nella sua sede di Lipsia cui ha fatto seguito la
partecipazione alla 16a Quadriennale di Roma. Nell’aprile 2017 ha partecipato alla
mostra Art in Art presso il MOCAK di Kraków.
La sede: il Centro Arti Visive Pescheria
Nato nel 1996 come istituzione comunale con la missione di promuovere mostre di
arte contemporanea e design, in venti anni di attività il Centro Arti Visive Pescheria
ha ospitato mostre di protagonisti della scena nazionale e internazionale come
Enzo Cucchi, Giuseppe Penone, Tony Cragg, Mimmo Paladino, Eliseo Mattiacci,
Jannis Kounellis. Particolare attenzione è sempre stata rivolta alla fotografia - con
personali di Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Candida Hofer e Gabriele Basilico - oltre
che alla promozione degli artisti italiani emergenti. Il Centro ‘occupa’ i locali
dell’antico mercato del pesce (la costruzione dell’edificio risale al triennio 1821-'23
su progetto dell'ingegner Pompeo Mancini) e della secentesca chiesa del Suffragio,
uno spettacolare e suggestivo ambiente a pianta dodecagonale adiacente alla
Pescheria. Coinvolto da un restauro nel 2016, il Centro Arti Visive Pescheria è
pronto ad accogliere esposizioni d’arte ma anche eventi come concerti, incontri e
spettacoli di teatro e danza, confermandosi nel suo ruolo di ‘osservatorio’ puntato
sulla produzione contemporanea, trasversale a discipline diverse.
07
luglio 2017
Nicola Samorì – La candela per far luce deve consumarsi
Dal 07 luglio al primo ottobre 2017
arte contemporanea
Location
CENTRO ARTI VISIVE – PESCHERIA
Pesaro, Corso XI Settembre, 184, (Pesaro E Urbino)
Pesaro, Corso XI Settembre, 184, (Pesaro E Urbino)
Biglietti
ingresso con Card Pesaro Cult (Card euro 3)
Orario di apertura
tutti i giorni h 16.30 - 19.30 lunedì chiuso
Vernissage
7 Luglio 2017, h 19
Autore
Curatore