Si inaugura il 7 ottobre presso lo Studio d’Arte Cannaviello di Milano la prima personale italiana di Norbert Bisky. Nato a Lipsia nel 1970, è stato allievo di Georg Baselitz all’Accademia di Belle Arti di Berlino. Oggi è uno dei giovani artisti tedeschi più interessanti e richiesti nel panorama della pittura internazionale, come dimostra un già nutrito curriculum, che lo vede protagonista di numerose mostre in germania (Berlino, Düsseldorf, Stoccarda, Colonia, Monaco) e di una recente personale a New York. Il lavoro di Bisky rintraccia le costanti formali che legano certa iconografia appartenente al regime socialista della ddr (il clima in cui l’artista trascorre gli anni di infanzia), a immagini utilizzate dalle moderne strategie di marketing pubblicitario, a stilemi dell’iconografia nazista. Figure ossessive di uomini biondi, occhiazzurri, muscolosi, discostate dai loro significati politico-economici, rimangono come i rifiuti di un’iconologia dittatoriale, come l’involucro svuotato di un cliché. Ed è proprio in questo scarto che può aprirsi nuovamente un orizzonte artistico, perché, come ha dichiarato lo stesso Bisky in un’intervista, “se l’arte viene utilizzata come obiettivo per fare pubblicità, per un detersivo o per il comunismo, viene abusata. Se si sopprime l’obiettivo, l’arte rimane.” I colori solari, le scene idilliache, una diffusa tonalità brillante e pop, mescolano pacifiche memorie di libri d’infanzia, di illustrazioni degli anni cinquanta e sessanta, a una sinistra sensazione di sotterraneo totalitarismo. Testo in catalogo di alberto fiz.