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Olga Gibroni – Forse molte vere, forse molte storte
..E ancor più in là, vicino alla porta d’entrata, Olga mi sorprende ancora con un’opera di grandi dimensioni, dedicata apparentemente al giardino di casa, ma di fatto destinata ad “omaggiare” gli animali che lo abitano: tre oche e un cagnolino un coniglio un gatto un gallo.- Giorgio Cortenova
Comunicato stampa
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E’ necessario conoscere per potere amare o invece bisogna amare per poter conoscere?
Ai tempi di Leonardo avrebbe trionfato la prima ipotesi, ma più tardi, dal barocco al romanticismo, avrebbe trionfato la seconda. Ma la stessa modernità contemporanea si identifica con il sopravvento dei sentimenti e delle emozioni rispetto alle virtù analitiche del XIX secolo.
…ma l’emozione vince sempre sull’indagine, scavalca le retoriche della conoscenza ed annulla di fatto i ritmi di qualsivoglia apprendistato. L’emozione brucia l’analisi perché il suo procedere è intuitivo ed è alimentato da una capacità di concentrazione che “perfora” l’oggetto della sua riflessione. E’ questo il territorio creativo in cui si colloca il linguaggio di Olga Gibroni, un’artista singolare dotata di tanta spontanea e dirompente capacità di comunicazione che difficilmente si riesce ad inserire nelle ritualità delle tendenze che si sono succedute nelle recenti e meno recenti stagioni dell’arte. Conosco il suo lavoro da almeno 25 anni e devo dire che oggi trovo immutato, se non maggiore, il fascino di cui le sue opere sono capaci. Surrealismo? Iperrealismo? Ti accorgi che i termini si sbriciolano tra le dita, che le definizioni non reggono. Il suo è piuttosto il procedere di un animo semplicemente turbato davanti alla trama delle cose, prima che esse divengano “linguaggio”….
Le “cose” sono in questo caso quelle della natura, verze, fiori, verdure e altro, e non sono poste sul trespolo dello studio o sul tavolo “buono” di casa. L’artista impatta su di esse non altrimenti di un insetto che le percepisce gigantesche: immensi territori del proprio inesausto ronzio.
Tutt’altro che “nature morte”, dunque. …..la sua è una pittura non lascia respiro come le sue forme non lasciano spazi di fuga e di evasione….
E’ difficile trovare oggi un artista altrettanto complesso d’insieme e lineare nelle scelte, altrettanto schivo e nello stesso tempo espressivo. In un’epoca di grandi cinismi- peraltro convinta che il cinismo sia la necessaria premessa della conoscenza- Olga Gibroni pratica i misteriosi percorsi dell’emozione interiore, della sorpresa, dell’imprevisto annidato laddove sembrerebbe regnare il prevedibile. Anche per me, che ne scrivo a tanti anni (è del 1973 il mio testo per la galleria Ferrari di Verona) ogni tela è una sorpresa…
Oggi ritorno nella sua casa-studio o meglio nel suo giardino-studio, in vista di una nuova esposizione dedicata ai suoi ultimi lavori: la sua pittura è quella di sempre, ma come sempre Olga vi travasa affetti ed emozioni nuove e nuovi ritmi che la pervadono e la rendono di una straordinaria freschezza.
Mi colpisce un radicchio veronese, sontuoso nell’intensità cardinalizia dei rossi percorsi dai bianchi freddi delle nervature. Divampa come un fuoco acceso che occupa tutta la superficie, virtualmente evadendone con l’impeto di una fiammata barocca carica di metafore e di vitalismo. Ma poi, quasi mimetizzato dalla vegetazione che gli fa da sfondo, mi accorgo del verticalismo efficacissimo di un fogliame verde su cui trionfano quattro fiori bianchi e solitari in tanta monocromia sapientemente ritmata. E ancor più in là, vicino alla porta d’entrata, Olga mi sorprende ancora con un’opera di grandi dimensioni, dedicata apparentemente al giardino di casa, ma di fatto destinata ad “omaggiare” gli animali che lo abitano: tre oche e un cagnolino un coniglio un gatto un gallo.
Si tratta di una tecnica mistica, ma solo più tardi mi accorgo che gli animali ritratti sono frutto di un collage fotografico a sua volta ridipinto.
Il fatto è che la realtà del sogno e il sogno della realtà si incrociano tra loro, raggiungendo lo scopo di di introdurci in un mondo familiare e quotidiano, ma al tempo stesso visionario e improbabile. E’ a ben vedere è proprio questa la segreta alchimia di Olga gironi, la magia sottesa al suo linguaggio e all’emozione che ogni volta ci coglie di sorpresa e non finisce di affascinarci.
Giorgio Cortenova
Ai tempi di Leonardo avrebbe trionfato la prima ipotesi, ma più tardi, dal barocco al romanticismo, avrebbe trionfato la seconda. Ma la stessa modernità contemporanea si identifica con il sopravvento dei sentimenti e delle emozioni rispetto alle virtù analitiche del XIX secolo.
…ma l’emozione vince sempre sull’indagine, scavalca le retoriche della conoscenza ed annulla di fatto i ritmi di qualsivoglia apprendistato. L’emozione brucia l’analisi perché il suo procedere è intuitivo ed è alimentato da una capacità di concentrazione che “perfora” l’oggetto della sua riflessione. E’ questo il territorio creativo in cui si colloca il linguaggio di Olga Gibroni, un’artista singolare dotata di tanta spontanea e dirompente capacità di comunicazione che difficilmente si riesce ad inserire nelle ritualità delle tendenze che si sono succedute nelle recenti e meno recenti stagioni dell’arte. Conosco il suo lavoro da almeno 25 anni e devo dire che oggi trovo immutato, se non maggiore, il fascino di cui le sue opere sono capaci. Surrealismo? Iperrealismo? Ti accorgi che i termini si sbriciolano tra le dita, che le definizioni non reggono. Il suo è piuttosto il procedere di un animo semplicemente turbato davanti alla trama delle cose, prima che esse divengano “linguaggio”….
Le “cose” sono in questo caso quelle della natura, verze, fiori, verdure e altro, e non sono poste sul trespolo dello studio o sul tavolo “buono” di casa. L’artista impatta su di esse non altrimenti di un insetto che le percepisce gigantesche: immensi territori del proprio inesausto ronzio.
Tutt’altro che “nature morte”, dunque. …..la sua è una pittura non lascia respiro come le sue forme non lasciano spazi di fuga e di evasione….
E’ difficile trovare oggi un artista altrettanto complesso d’insieme e lineare nelle scelte, altrettanto schivo e nello stesso tempo espressivo. In un’epoca di grandi cinismi- peraltro convinta che il cinismo sia la necessaria premessa della conoscenza- Olga Gibroni pratica i misteriosi percorsi dell’emozione interiore, della sorpresa, dell’imprevisto annidato laddove sembrerebbe regnare il prevedibile. Anche per me, che ne scrivo a tanti anni (è del 1973 il mio testo per la galleria Ferrari di Verona) ogni tela è una sorpresa…
Oggi ritorno nella sua casa-studio o meglio nel suo giardino-studio, in vista di una nuova esposizione dedicata ai suoi ultimi lavori: la sua pittura è quella di sempre, ma come sempre Olga vi travasa affetti ed emozioni nuove e nuovi ritmi che la pervadono e la rendono di una straordinaria freschezza.
Mi colpisce un radicchio veronese, sontuoso nell’intensità cardinalizia dei rossi percorsi dai bianchi freddi delle nervature. Divampa come un fuoco acceso che occupa tutta la superficie, virtualmente evadendone con l’impeto di una fiammata barocca carica di metafore e di vitalismo. Ma poi, quasi mimetizzato dalla vegetazione che gli fa da sfondo, mi accorgo del verticalismo efficacissimo di un fogliame verde su cui trionfano quattro fiori bianchi e solitari in tanta monocromia sapientemente ritmata. E ancor più in là, vicino alla porta d’entrata, Olga mi sorprende ancora con un’opera di grandi dimensioni, dedicata apparentemente al giardino di casa, ma di fatto destinata ad “omaggiare” gli animali che lo abitano: tre oche e un cagnolino un coniglio un gatto un gallo.
Si tratta di una tecnica mistica, ma solo più tardi mi accorgo che gli animali ritratti sono frutto di un collage fotografico a sua volta ridipinto.
Il fatto è che la realtà del sogno e il sogno della realtà si incrociano tra loro, raggiungendo lo scopo di di introdurci in un mondo familiare e quotidiano, ma al tempo stesso visionario e improbabile. E’ a ben vedere è proprio questa la segreta alchimia di Olga gironi, la magia sottesa al suo linguaggio e all’emozione che ogni volta ci coglie di sorpresa e non finisce di affascinarci.
Giorgio Cortenova
27
settembre 2008
Olga Gibroni – Forse molte vere, forse molte storte
Dal 27 settembre al 12 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
SPAZIO 6
Verona, Via Santa Maria In Organo, 6, (Verona)
Verona, Via Santa Maria In Organo, 6, (Verona)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16,30-19,30
Vernissage
27 Settembre 2008, ore 18,00
Autore
Curatore