Sabato 24 Maggio 2008 alle ore 18:00, presso la Galleria 44 Arte Contemporanea, si inaugura la mostra “Oltre la realtà”, una collettiva di opere dell’Iperrealismo italiano nelle personali declinazioni di Luigi Benedicenti, Andrea Boyer, Gianluca Chiodi, Salvatore Mammoliti, Luciano Ventrone. Tutti interpreti straordinari che hanno scelto, aderendo alla corrente iperrealista, di rappresentare la realtà con precisione e fedeltà tali da trasfigurarla, da renderla più vera della verità. Una rigorosa ricerca di perfezione formale, caratterizzata da costanti richiami alla cultura figurativa italiana, specialmente barocca, che approda a soluzioni e invenzioni compositive che trovano rari paragoni nella produzione iperrealista contemporanea.


A Luciano Ventrone l’assessorato alla cultura del comune di Chivasso e la Fondazione “Novecento” dedicano, in questo stesso periodo, una grande mostra personale presso le sale di Palazzo Einaudi a Chivasso.


Luigi Benedicenti nasce a Chieri (TO) nel 1948. Si diploma al Liceo Artistico di Torino:

Espone le sue prime opere negli anni 70 e nonostante il positivo riscontro di critica e pubblico, pur continuando la sua ricerca pittorica, decide di restare lontano dalla ribalta fino al 1990, quando riprende ad esporre i suoi dipinti con immediato successo. Autore di poche opere di estrema raffinatezza, Benedicenti dopo aver esposto in alcune delle più importanti gallerie italiane, sta preparando per l’autunno una grande mostra personale alla Bernarducci Maisel Gallery di New York.


Andrea Boyer nasce a Milano nel 1965. Dopo gli studi scientifici ed artistici, per anni lavora come fotografo professionista a Milano, per poi dedicarsi esclusivamente alla matita, alla pittura ed alla puntasecca. Nel 1991 la sua prima mostra personale di disegni e incisioni alla Compagnia del Disegno di Milano. Da allora ha esposto in Italia e all’estero e sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche.







Gianluca Chiodi nasce a Edolo (Bs) nel 1966.Vive e lavora a Milano. Il suo percorso artistico inizia con la passione per la fotografia. Nel 2003 la sua prima mostra presso il Caffè Letterario a Milano, in seguito alla quale l’Assessorato alla Cultura di Reggio Emilia gli commissiona lo sviluppo di un tema per una personale, Anticorpo, dove l’artista si esprime utilizzando corpi nudi restituiti alla materia attraverso l’ausilio della luce e del pennello con uno studiato utilizzo del colore nero. Dal 2004 ha partecipato a varie mostre tra cui : una mostra collettiva presso lo storico gallerista Luciano Inga Pin a Milano e la mostra personale: “L’amore al tempo del colera”, curata da Alberto Agazzani presso la Factory di Modena. Ha inoltre partecipato nel 2002 al premio Cairo nella sezione “fotografia”.


Salvatore Mammoliti nasce il 2 dicembre del 1958 in provincia di Reggio Calabria dove si diploma all’Istituto Statale d’Arte e all’Accademia di belle Arti con una “intervista impossibile” a Giorgio De Chirico. Lo studio sul celebre artista e, parallelamente, sui maestri del passato lo conduce verso una pittura intesa come “ritorno al mestiere”. La sua pittura fino al 1992 è rappresentata da un “figurativo magico e ispirato, dal sapore vagamente onirico”, come la definisce Paolo Levi nel volume Immagine e struttura. L’interesse da parte dell’autore per l’immagine fotografica cresce a partire dal 1992, quando, abbandonato il gusto per una pittura di tipo narrativo, approda ad un “iperrealismo concettuale”. L’attività espositiva dell’artista inizia nel 1989 e da allora Mammoliti annovera numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

Luciano Ventrone nasce a Roma nel 1942, da genitori campani. A cinque anni va in Danimarca, ospite di una signora danese che lo adotta per qualche tempo . E’ questa, forse, la vicenda che segna la sua vita dal punto di vista psicologico e professionale. In Danimarca Luciano Ventrone riceve calore, umanità, solidarietà ed anche i primi giocattoli della sua vita , tra cui una scatola di colori, con cui comincia la sua carriera di pittore. Tornato in Italia per frequentare la scuola dell’obbligo, prosegue con il liceo artistico prima e la facoltà di architettura dopo, che accompagneranno e formeranno la sua passione per l’arte e la sua sensibilità di artista. Ventrone non ama stare nel mucchio: la sua infanzia lo ha segnato dandogli una vocazione alla ricerca solitaria, alla ostinata e durissima disciplina, allo studio del colore, della forma. Una vocazione che produce risultati e traguardi eccezionali. La svolta della pittura di Ventrone avviene quando bussa alla porta del suo studio Federico Zeri che decide di spendere il suo prestigioso nome per imporre attenzione verso quel giovane pittore romano che ha già esposto le sue opere a Londra nella galleria più prestigiosa di quella città, la Wildenstein. Qualche mese dopo è a Tokio per una mostra che lo impone al pubblico, alla critica ed al mercato giapponese. La sua pittura difficile, lenta, paziente, rigorosa gli impedisce di rispondere a tutte le sollecitazioni delle gallerie italiane e straniere che vorrebbero organizzare sue mostre personali.