Il tastebook, una libreria diversa dal solito, con questa antologica (1976/2006) di disegni a grafite su carta dell’artista Om Bosser, apre i suoi spazi alle esposizioni d’arte. Dalla presentazione in catalogo di Franco Torriani: “…. In queste opere Om Bosser, più che in altre occasioni, si cala nella tradizione del ritratto, dell’album di immagini costruite e raccolte, nel diario. L’intervento dell’artista, l’ibrido fra più tecniche, riflettono un succedersi di esperienze, di eventi, di emozioni. Il gioco e i contrasti fra nero e bianco aiutano. In fondo, questo ciclo di opere è un omaggio, una sorta di adorazione indecifrabile, l’anelito a identificarsi in un essere umano desiderato che orienti i passi del protagonista in un ambiente ostile. In tutto il suo percorso creativo, comunque, Om Bosser ha sovente lavorato fra l’apparenza delle somiglianze e una cura quasi iperrealista dei soggetti dipinti. Spazio instabile, dibattito eterno fra vero e non vero, desiderio primordiale di spostare presente e passato in avanti. Il rendere qualcosa simile a qualcuno, a qualcosa, non li identifica, ma rivela un impegno importante in termini di qualità. Si ritraggono, come rivela la storia, i leaders, le persone amate (spesso coincidono, anche a livello individuale), ci si autoritrae: sarà che cerchiamo in altri da noi una parte della nostra autobiografia? Quando James Joyce scrisse “Portrait of the Artist as a Young Man”, nel 1904, pubblicò questo “autoritratto”, questa sua avvincente autobiografia in una rivista d’avanguardia intitolata, se non erro, “The Egoist”. Coincidenze? Torno a Bosser. La materia di queste sue opere, tecnica compresa, è come in molto suo lavoro un ibrido di vecchi e nuovi media. Come il medioevo giapponese insegna, quando la ritrattistica si estende alle donne, alle figure femminili, tende a un realismo più intimo….. Esiste un filo, con fonti diverse, che pervade come una traccia sotterranea il percorso di Bosser. I riferimenti compositivi che spesso si combinano nelle sue opere, erotici, letterari, mistici, hanno anche un richiamo a tradizioni che, perdendosi nella notte della storia, e nel suo buio, mettono insieme un’attenzione alla realtà del momento vissuto con l’ansia di andare oltre a quello che, sensorialmente, si ha la sensazione di provare qui e adesso”.