Ancora una volta è apparso necessario riproporre l'opera poetica di Alberto Magnelli: tra quattro anni sarà il cinquantenario della mostra di palazzo Strozzi ,la più importante tra quelle organizzate in Italia ma anche in quell'occasione il succinto ed esemplarmente intenso “mannello“ ,come lo definì il suo traduttore dal francese Armando Brissoni, di versi non fu fatto adeguatamente conoscere. D'altro canto un omaggio a questo grande artista, che ha contribuito come pochi al definirsi della civiltà della comunicazione estetica europea nel XX secolo, è tempestivo, anzi assume il senso di una forte polemica nei confronti di una situazione che non può non suscitare gravi preoccupazioni in primo luogo proprio a Firenze per il prestigio e il ruolo che questa città ancora riveste nel mondo delle arti visive. La contemporaneità è sostanzialmente, addirittura ,”snobbata”, ma lo stesso straordinario insieme di capolavori del passato che la fanno unica nel pianeta, come ha scritto qualche anno fa Antonio Natali, rischia di essere un'eredità immeritata. Proprio la coscienza del valore di quell'eredità è stato uno dei motivi che hanno determinato la formazione di Magnelli, che, peraltro, rivendicò costantemente: l'astrazione ,di cui è stato uno dei più grandi maestri, è colta come sviluppo della pittura fiorentina del '400. Del resto fu nel suo studio di via delle ghiacciaie che nacquero in Italia le prime opere astratte e non è un caso che poi, sia pure attraverso un differente processo, abbiano avuto origine a Firenze movimenti ed esperienze come l'Astrattismo Classico o la Nascita di una morfologia costruttiva. Anche l'ineguagliabile costanza, e coerenza, di Flavio Bartolozzi nel continuare a promuovere le occasioni per rendere omaggio a Magnelli ha questa radice, quanto meno nella civiltà europea del mondo classico e di come fu recuperato dal Rinascimento. Il coinvolgimento di poeti e di pittori ,in un pellegrinaggio per far riconoscere la potenzialità del dialogo tra passato e presente al fine di costruire un futuro “ a misura d'uomo”,ha richiesto dedizione ma ha portato ad un'originale rete di collegamento tra personalità che si sono sapute identificare nel rivendicare alla comunicazione estetica valore etico. L'omaggio a Magnelli è quindi una sorta di manifesto che nella concretezza delle opere intende contribuire a superare la drammatica condizione della perdita della memoria e ,al tempo stesso sottolineare l'importanza della creatività. Magnelli non tanto come pretesto quanto “orizzonte” da Parigi per Firenze e da questa per il mondo. (...)
Ugo Barlozzetti