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Omaggio a Zoran Music
La Galleria d’arte Contini ricorda l’artista a 10 anni dalla sua scomparsa avvenuta proprio a Venezia nel 2005. La ricerca e la (ri)scoperta di se stesso: questa la meta di un viaggio che il grande Maestro Anton Zoran Music condivide con il mondo attraverso la sua pittura e che ci rende testimoni diretti del suo cammino. Un percorso artistico che ha dato vita a squisite proiezioni di memoria intangibile, quasi volatile, che non descrive la struttura reale dei ricordi bensì la loro essenza
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria d’arte Contini ha il piacere di presentare presso la sede veneziana un “OMAGGIO A
ZORAN MUSIC” per ricordare i 10 anni dalla sua scomparsa avvenuta proprio a Venezia nel 2005.
La ricerca e la (ri)scoperta di se stesso: questa la meta di un viaggio che il grande Maestro Anton
Zoran Music condivide con il mondo attraverso la sua pittura e che ci rende testimoni diretti del suo cammino. Un percorso artistico che ha dato vita a squisite proiezioni di memoria intangibile, quasi
volatile, che non descrive la struttura reale dei ricordi bensì la loro essenza. Pertanto Music non può
essere definito come un pittore testimone del suo tempo o delle sue esperienze di vita, egli si rifiuta
di raccontare meramente una storia, La storia. Il suo pennello, la sua matita, rispondono agli impulsi
più reconditi del suo “Io”. A volte tanto dolci quanto dolorosi, i suoi lavori spaziano dalla straziante
serie “Noi non siamo gli ultimi” ai sorridenti paesaggi senesi o dalmati, dalle note silenziose delle
cattedrali alle colorate melodie dei cavallini.
L’arte come liberazione del proprio io più profondo ed ecco che anche la realtà, in tutte le sue forme,
diventa esperienza poetica. I suoi cadaveri accatastati sono per lui fonte di “atroce” bellezza; anche
in questo caso la sua “dipendenza estetica” dalla natura alleggerisce la percezione del pesante giogo
che la storia ha imposto su quei corpi. La memoria usata come filtro verso le brutture del mondo; è
così che i suoi lavori diventano uno spunto di riflessione atemporale per chi li osserva, fuori da
qualunque dimensione spazio/tempo.
La Dalmazia ed i suoi paesaggi rocciosi sono i luoghi della memoria infantile dell’artista, essi sbucano
fuori dal suo pennello e proprio come dei disegni infantili i celebri cavallini popolano quegli stessi
scenari. Ancora una volta la memoria, che tutto trasfigura, è il motore propulsore del suo fare
creativo. Le cromie eleganti, delicate, care ai grandi esponenti del colorismo veneto, riescono a
tradurre in immagine il sentimento dei ricordi.
L’amata Venezia lo vede ancora protagonista attualissimo dello scenario artistico, con una mostra-
omaggio tutta costruita sulla sua contemplazione della vita e sulla sua personalissima percezione
della verità, mostrandoci un accento a tratti caduco, instabile e provvisorio, che però rifugge
costantemente la devastazione e l’oppressione dell’anima.
Cenni biografici:
Anton Zoran Music nasce nel 1909 a Gorizia, all’epoca città sotto il dominio austro-ungarico.
Nel 1922 segue la famiglia in Austria, dove realizza i primi disegni. Tra il 1930 e il 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Zagabria e conclusi gli studi, soggiorna a Madrid e a Toledo. L’anno seguente risiede in
Dalmazia. In seguito all’occupazione italiana di territori dalmati e sloveni, rientra a Gorizia. Nel 1944 le SS lo
deportano a Dachau, dove disegna in una febbrile e segreta attività le vittime dell’Olocausto. Dall’aprile del
1945 è libero. Torna a Venezia, dove dipinge i primi Cavallini, che diverranno un soggetto tipico, assieme alle
serie delle Zattere e di San Marco. Kokoschka visita più volte il suo studio, molto frequentato anche da
Campigli. Soggiorna spesso in Svizzera, specie a Zurigo e vi esegue le prime litografie (1948), incide per la
prima volta a puntasecca nel 1949 a Venezia (le più antiche acqueforti risalgono invece al 1955). Vince il
Premio Parigi per la pittura (1951), e si stabilisce nella città francese (1953). In questo periodo si afferma
professionalmente: ha uno studio a Montparnasse, un altro presso l’Accademia di Venezia; si fa conoscere a
New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il
Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio
UNESCO alla Biennale veneziana (1960). Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972),
Darmstadt (1977), Venezia (1980), con particolare menzione delle mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia,
Ala Napoleonica e Museo Correr (1985), “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992) e “Zoran
Music” alle gallerie nazionali del Grand Palais di Parigi (1995).
Muore nel 2005 a Venezia.
ZORAN MUSIC” per ricordare i 10 anni dalla sua scomparsa avvenuta proprio a Venezia nel 2005.
La ricerca e la (ri)scoperta di se stesso: questa la meta di un viaggio che il grande Maestro Anton
Zoran Music condivide con il mondo attraverso la sua pittura e che ci rende testimoni diretti del suo cammino. Un percorso artistico che ha dato vita a squisite proiezioni di memoria intangibile, quasi
volatile, che non descrive la struttura reale dei ricordi bensì la loro essenza. Pertanto Music non può
essere definito come un pittore testimone del suo tempo o delle sue esperienze di vita, egli si rifiuta
di raccontare meramente una storia, La storia. Il suo pennello, la sua matita, rispondono agli impulsi
più reconditi del suo “Io”. A volte tanto dolci quanto dolorosi, i suoi lavori spaziano dalla straziante
serie “Noi non siamo gli ultimi” ai sorridenti paesaggi senesi o dalmati, dalle note silenziose delle
cattedrali alle colorate melodie dei cavallini.
L’arte come liberazione del proprio io più profondo ed ecco che anche la realtà, in tutte le sue forme,
diventa esperienza poetica. I suoi cadaveri accatastati sono per lui fonte di “atroce” bellezza; anche
in questo caso la sua “dipendenza estetica” dalla natura alleggerisce la percezione del pesante giogo
che la storia ha imposto su quei corpi. La memoria usata come filtro verso le brutture del mondo; è
così che i suoi lavori diventano uno spunto di riflessione atemporale per chi li osserva, fuori da
qualunque dimensione spazio/tempo.
La Dalmazia ed i suoi paesaggi rocciosi sono i luoghi della memoria infantile dell’artista, essi sbucano
fuori dal suo pennello e proprio come dei disegni infantili i celebri cavallini popolano quegli stessi
scenari. Ancora una volta la memoria, che tutto trasfigura, è il motore propulsore del suo fare
creativo. Le cromie eleganti, delicate, care ai grandi esponenti del colorismo veneto, riescono a
tradurre in immagine il sentimento dei ricordi.
L’amata Venezia lo vede ancora protagonista attualissimo dello scenario artistico, con una mostra-
omaggio tutta costruita sulla sua contemplazione della vita e sulla sua personalissima percezione
della verità, mostrandoci un accento a tratti caduco, instabile e provvisorio, che però rifugge
costantemente la devastazione e l’oppressione dell’anima.
Cenni biografici:
Anton Zoran Music nasce nel 1909 a Gorizia, all’epoca città sotto il dominio austro-ungarico.
Nel 1922 segue la famiglia in Austria, dove realizza i primi disegni. Tra il 1930 e il 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Zagabria e conclusi gli studi, soggiorna a Madrid e a Toledo. L’anno seguente risiede in
Dalmazia. In seguito all’occupazione italiana di territori dalmati e sloveni, rientra a Gorizia. Nel 1944 le SS lo
deportano a Dachau, dove disegna in una febbrile e segreta attività le vittime dell’Olocausto. Dall’aprile del
1945 è libero. Torna a Venezia, dove dipinge i primi Cavallini, che diverranno un soggetto tipico, assieme alle
serie delle Zattere e di San Marco. Kokoschka visita più volte il suo studio, molto frequentato anche da
Campigli. Soggiorna spesso in Svizzera, specie a Zurigo e vi esegue le prime litografie (1948), incide per la
prima volta a puntasecca nel 1949 a Venezia (le più antiche acqueforti risalgono invece al 1955). Vince il
Premio Parigi per la pittura (1951), e si stabilisce nella città francese (1953). In questo periodo si afferma
professionalmente: ha uno studio a Montparnasse, un altro presso l’Accademia di Venezia; si fa conoscere a
New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il
Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio
UNESCO alla Biennale veneziana (1960). Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972),
Darmstadt (1977), Venezia (1980), con particolare menzione delle mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia,
Ala Napoleonica e Museo Correr (1985), “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992) e “Zoran
Music” alle gallerie nazionali del Grand Palais di Parigi (1995).
Muore nel 2005 a Venezia.
28
novembre 2015
Omaggio a Zoran Music
Dal 28 novembre 2015 al 29 marzo 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE CONTINI 2
Venezia, San Marco, 2288, (Venezia)
Venezia, San Marco, 2288, (Venezia)
Orario di apertura
10.30 -13.00 / 14.00 -19.30
Autore