La sensibilità interiore dell’artista si esprime nei suoi modi espressivi tipici: colori forti e netti, linee precise, tratti e figure solo abbozzati. Visioni di fiori, questa volta, come prima il cibo, i peperoncini, i menù giapponesi, i pesci e i cuori, sempre in un viaggio onirico e curioso, in un intercalare di immagini e scritte, quasi a voler sottolineare il senso e l’origine dell’ espressione artistica. Come scrive Fabio Raffaelli, Paola Prato è “febbrile, quasi in trance, scrive, graffia, ferma il gesto a mezz’aria, corre, si diverte, riesce a cogliere quei brevi momenti di appagamento che soli bastano per rinnovare la carica.” (“Paola corre”, 2005 Nt Art gallery Bologna). Viaggiando, dipingendo e scrivendo frasi che completano e si compenetrano nel disegno: sono quadri e parole che descrivono amore, sofferenze, passione.
Come dice l’artista: “Amo la libertà, mi piace circondarmi di cose belle, che danno energia. Oggetti dai colori accesi, piacevoli al tatto, con una personalità ben definita». Le sue opere sono sempre percorse da una sottile ironia e voglia di giocare nella consapevolezza della fragilità dell’esistere. E l’artista sa comunicare la sua vitalità e il suo positivo way of life nel suo viaggio senza fine verso mondi diversi e onirici pieni di promesse.
Paola Prato
Paola Prato nasce nel 1964 e si trasferisce con la famiglia in diverse città italiane. Studia presso il Liceo Artistico di Pescara, l'Accademia delle Belle Arti di Urbino (PS) e l'Istituto d'Arte di Pescara dove si specializza come maestra di incisione.
Dall'86 si trasferisce a Firenze con lunghe parentesi a Parigi, Barcellona, Madrid e Berlino.
Nel 2001 si trasferisce nel centro storico di Pisa e successivamente a Livorno dove attualmente abita. Lavora a Firenze (galleria Tornabuoni) e Roma, organizza esposizioni che segue personalmente anche in Liguria e in Sicilia alla galleria Koiné Scicli (collettiva ”Lo sguardo oltre”, personale ”Menu’ giapponesi”, 2005 e ”Red” 2006) . Nel 2009 ha realizzato due mostre “Blueverve” a Firenze e Roma.