L’ Associazione Nats Per… Onlus con il patrocinio del Comune di Montebelluna all‘ interno di un’ iniziativa a favore dei Movimenti Mondiali del Bambini Lavoratori presso la Biblioteca Comunale di Montebelluna (TV) il prossimo 12 aprile ore 17.30 PRESENTA il libro Fotografico “Trabajo” di Paolo Degiampietro.
L’ evento è accompagnato dalla mostra Fotografica delle immagini del libro.
Gli 84 scatti in bianco e nero realizzati a Bogotà (Colombia) vogliono fornire testimonianza dell’ impegno di una parte della società civile per il riscatto dell’ infanzia lavoratrice.
Il libro “Trabajo” (F8 Projet Damiani Editore) sarà disponibile nel giorno della presentazione.

Paolo Degiampietro, fotografo, si interessa prevalentemente a tematiche sociali e del mondo dell ‘infanzia.




Bogotà: 8 milioni di abitanti, altissima percentuale di popolazione vicino al livello minimo di sussistenza.
Luoghi dimenticati, non abbastanza di “moda” per i media occidentali; realtà urbane dove le precarie situazioni di vita il più delle volte non permettono un normale e naturale sviluppo dell’infanzia.
Molte le situazioni dove i diritti fondamentali sono negati: dove il ragazzo è costretto a lavorare forzatamente e quasi sempre sfruttato, dove abusi e maltrattamenti si mischiano alla normale quotidianità della vita.
Qui come in molte altre parti del sud del mondo è a dir poco difficile poter garantire il diritto allo studio e al gioco del minore. Ci ha provato, e con successo la Fondazione Pequeno Trabajador: in uno dei quartieri più pericolosi di una delle megalopoli più violente del Sud America ha creato un modello di educazione e valorizzazione della personalità dell’individuo sin dalla più tenera età.
Modello da poco preso ad esempio anche da alcune realtà europee per supplire alla mancanza di istruzione in alcuni quartieri degradati di grandi città. L’idea rivoluzionaria è dare la possibilità di studiare e lavorare degnamente allo stesso tempo: dove il lavoro è inteso come opportunità di crescita al pari dello studio e del gioco.
Operando tra le famiglie più povere, per la quasi totalità desplazade, è riuscita ad infondere a chi si avvicina ad essa un sentimento di appartenenza alla collettività che è l’unica ancora di salvezza per sfuggire alla desolazione inevitabile di un futuro più che mai incerto.