La mostra di Paolo Di Capua alla Nube di Oort si rivela un contrappunto alla sua bellissima antologica che sta per concludersi presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimigniano. A cominciare dal titolo - estremo est – che mette in risalto l’intenso lavoro dell’artista degli ultimi anni nelle terre d’oriente, a Seoul, ed è rappresentato nella mostra dai ventagli coreani grezzi usati come supporto per i molti disegni esposti. Disposti come un’arcata nella galleria, i disegni lasciano intravedere la laboriosa ricerca artistica che si cela dietro l’apparente minimalismo del gesto con cui l’artista nelle sue sculture disvela la struttura più intima ed essenziale della materia. I disegni “coreani” costituisco uno dei punti cardinali della mostra assieme alle altre opere: la colonna di rilievi in legno trattati in bianco, l’installazione della scultura nella nicchia accompagnata da quattro assi lavorate e trattate in bianco e nero e la predisposizione dell’intervento del pubblico (“Raccogliere una pietra e scegliere dove posarla”). Paolo Di Capua, nell’allestire la mostra, usa lo stesso gesto sapiente e minimale che traspare dalle sue opere, riuscendo a trasmettere, in una mostra che non ha certo l’estensione di un’antologica, tutta la forza delle sua estetica: l’autosufficienza della rappresentazione binaria (bianco/nero) del mondo, la rivelazione delle forza delle strutture ultime, l’importanza del gesto aleatorio affiancato all’intenzionalità decantata dell’artista ed infine l’importanza del disegno quale metodo di studio che precede e segue l’atto creativo.