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Paolo Fumagalli – Budapest
La mostra di Paolo Fumagalli è una mostra sulla similitudine e la differenza.
Simili sono a volte le cose, i luoghi, le persone e le situazioni, ma, praticamente, mai uguali. E’ questo scarto, questa differenza che sottolinea Paolo nei lavori esposti alla libreria ARS.
E’ questa situazione cangiante che dà sostanza alla ricerca, questo continuo oscillare tra identità e differenza, tra una differenza che si riconosce come simile e una similitudine che si scosta e si autonomizza dall’eguaglianza.
Comunicato stampa
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La mostra di Paolo Fumagalli è una mostra sulla similitudine e la differenza.
Simili sono a volte le cose, i luoghi, le persone e le situazioni, ma, praticamente, mai uguali. E’ questo scarto, questa differenza che sottolinea Paolo nei lavori esposti alla libreria ARS.
E’ questa situazione cangiante che dà sostanza alla ricerca, questo continuo oscillare tra identità e differenza, tra una differenza che si riconosce come simile e una similitudine che si scosta e si autonomizza dall’eguaglianza.
La mostra si intitola Budapest, dal titolo di uno dei lavori esposti.
Nel 1971 il padre di Paolo fa un viaggio a Budapest e scatta alcune foto in B/N che stamperà, al ritorno, nel formato 10,5X7: un suo ritratto, forse scattato dalla moglie, e una veduta del ponte sul Danubio che, per errore del trascinamento, risulterà essere una doppia esposizione del ponte da due angolature diverse.
Quasi 30 anni dopo, Paolo fa lo stesso viaggio, scatta alcune foto in B/N con la stessa macchina fotografica e che stampa nello stesso formato. Qui ne espone 4.
Il confronto mette in risalto, oltre al tempo trascorso, le analogie e le differenze.
A prima vista sembrano scattate dalla stessa mano, il clima è lo stesso; una, del padre, risulta essere già moderna, in questa dissolvenza involontaria; una, del figlio, ancora antica, in quella bruciatura dei bordi molto frequente nei negativi dei fotografi maldestri di una volta.
E’ sottesa la volontà di somigliare, il tempo è annullato dalla nostalgia, il figlio cerca e omaggia il padre.
Meno affettivo, meno appassionato è il secondo lavoro esposto (senza titolo, ma che chiameremo Tavolo per la comprensione), anch’esso si dialettizza con le questioni del simile e del diverso.
Una foto in B/N di un vecchio tavolo, malandato, ma di buona fattura, campeggia sulla parete di fondo, ripreso diagonalmente; una drappo bianco, solo parzialmente, lo copre. (forse misero ricordo di ricche tovaglie di una volta).
Lo spettatore non può fare a meno di mettere in relazione questa immagine di tavolo, con il suo sapore di rimandi e suggestioni, con la presenza reale di un lungo, scarno tavolo, attorniato da sedie dozzinali, che c’è all’ingresso della libreria.
Anche qui un incontro e un confronto. Qui due cose simili dicono due mondi diversi.
Tra i due chi ricercherà l’altro?
Il tavolo vero la nobiltà dell’immagine o il tavolo immagine la realtà del vero?
Simili sono a volte le cose, i luoghi, le persone e le situazioni, ma, praticamente, mai uguali. E’ questo scarto, questa differenza che sottolinea Paolo nei lavori esposti alla libreria ARS.
E’ questa situazione cangiante che dà sostanza alla ricerca, questo continuo oscillare tra identità e differenza, tra una differenza che si riconosce come simile e una similitudine che si scosta e si autonomizza dall’eguaglianza.
La mostra si intitola Budapest, dal titolo di uno dei lavori esposti.
Nel 1971 il padre di Paolo fa un viaggio a Budapest e scatta alcune foto in B/N che stamperà, al ritorno, nel formato 10,5X7: un suo ritratto, forse scattato dalla moglie, e una veduta del ponte sul Danubio che, per errore del trascinamento, risulterà essere una doppia esposizione del ponte da due angolature diverse.
Quasi 30 anni dopo, Paolo fa lo stesso viaggio, scatta alcune foto in B/N con la stessa macchina fotografica e che stampa nello stesso formato. Qui ne espone 4.
Il confronto mette in risalto, oltre al tempo trascorso, le analogie e le differenze.
A prima vista sembrano scattate dalla stessa mano, il clima è lo stesso; una, del padre, risulta essere già moderna, in questa dissolvenza involontaria; una, del figlio, ancora antica, in quella bruciatura dei bordi molto frequente nei negativi dei fotografi maldestri di una volta.
E’ sottesa la volontà di somigliare, il tempo è annullato dalla nostalgia, il figlio cerca e omaggia il padre.
Meno affettivo, meno appassionato è il secondo lavoro esposto (senza titolo, ma che chiameremo Tavolo per la comprensione), anch’esso si dialettizza con le questioni del simile e del diverso.
Una foto in B/N di un vecchio tavolo, malandato, ma di buona fattura, campeggia sulla parete di fondo, ripreso diagonalmente; una drappo bianco, solo parzialmente, lo copre. (forse misero ricordo di ricche tovaglie di una volta).
Lo spettatore non può fare a meno di mettere in relazione questa immagine di tavolo, con il suo sapore di rimandi e suggestioni, con la presenza reale di un lungo, scarno tavolo, attorniato da sedie dozzinali, che c’è all’ingresso della libreria.
Anche qui un incontro e un confronto. Qui due cose simili dicono due mondi diversi.
Tra i due chi ricercherà l’altro?
Il tavolo vero la nobiltà dell’immagine o il tavolo immagine la realtà del vero?
15
luglio 2011
Paolo Fumagalli – Budapest
Dal 15 luglio al 14 settembre 2011
fotografia
Location
ARS ARTE+LIBRI
Bergamo, Via Pignolo, 116, (Bergamo)
Bergamo, Via Pignolo, 116, (Bergamo)
Orario di apertura
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì: 15 – 19
sabato: 10-13 e 15-19
Vernissage
15 Luglio 2011, h 19
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