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Paolo Jins Gillone – Welcome to the real fantastic world of Jins
Eccoci qua Jins, per presentare il tuo lavoro e tentarne una lettura. Ci conosciamo ormai da quasi dieci anni, ma sinceramente non so proprio da dove cominciare: pittura, disegno, grafica, pubblicità, loghi, magliette…
Comunicato stampa
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MEMEO VS. JINS
M: Eccoci qua Jins, per presentare il tuo lavoro e tentarne una lettura. Ci conosciamo ormai da quasi dieci anni, ma sinceramente non so proprio da dove cominciare: pittura, disegno, grafica, pubblicità, loghi, magliette… E poi c’è la tua grande passione per la musica: fai il dj e la tua stessa immagine entra in gioco, la tua sigla, il tuo look, il tuo atteggiamento e, perché no, la tua parlantina.
Se devo trovare degli aspetti che accomunano la grande varietà della tua pratica artistica, sicuramente uno di questi è la volontà di esternare nella maniera più efficace e veloce possibile un vissuto, un pensiero, una critica. Ma forse la chiave di tutto sta in una parola, tra l’altro spesso usata da te: lo STILE.
In effetti la cosa che spicca di più, in ciò che fai, è che vai perseguendo e affinando uno stile che fa riconoscere le tue cose in quanto tue e fa riconoscere te in quanto Jins.
Mi chiedo allora se per te, coltivare il tuo stile, non sia un tentativo di arginare la dilagante crisi di identità che ormai, nella nostra società, ho l’impressione abbia investito un po’ tutti…
J: Ebbene sì, ci conosciamo da quasi 10 anni, da un periodo, tra l’altro (1997/98), in cui entrambi avevamo iniziato, da qualche tempo, la nostra personale carriera artistica; ognuno a modo suo, chi più consapevole (tu), chi meno (io) nel suo rapporto con l’Arte e con quello che ognuno di noi pensa sull’Essere Artista.
In quegli anni, in particolare, mi sono trovato a riflettere sulla questione ”Forma/Contenuto”, fino a cercar volutamente di mettere in crisi questo fantomatico stile di disegno, che a tutti piaceva, ma che forse utilizzavo con troppa leggerezza e che già da anni mi rappresentava anche lavorando in ambito commerciale (pubblicità, grafica, illustrazione e cartoons). Uno stile per altro accattivante e simpatico, sintetico e veloce che mi aveva reso molto riconoscibile all’interno del MIO mondo, ed al quale, dopo un periodo un po’ confuso di sperimentazione, ero prontamente ritornato più convinto di prima e con le idee ben più chiare, per quel che concerneva le sue potenzialità comunicative. Avevo imparato, nel frattempo, che ciò che faceva di me un Artista era il pensiero, e non la forma, che invece rappresentava il mio modo ironico e personale di trattare gli argomenti che mi stavano più a cuore.
Proprio in quel periodo ho iniziato a relazionarmi al Sistema dell’Arte Contemporanea in modo più consapevole e ho capito cose che per me sono tutt’ora molto importanti: ad esempio, che una bellissima forma senza contenuto, non mi interessa, in arte; oppure che la pittura non è colore e la scultura non è spessore, che la motivazione sta alla base di una azione artistica, che disegnare è per me RACCONTARE con un linguaggio universale, che il mio pensiero, unito alla mia forma, diventa il mio STILE e che quest’ultimo mi rappresenta in pieno, anzi è me stesso, come la mia musica o la mia stessa faccia.
Il mondo VELOCE in cui viviamo, la globalizzazione imperante, la prepotenza e la falsità dei media, la vita di tutti giorni ormai sintetica e innaturale, condurranno i popoli del pianeta sull’orlo di una profonda crisi di IDENTITA’: può darsi che inconsciamente, la ricerca di uno stile riconoscibile ed inconfondibile sia il mio modo di combatterla, o quantomeno, di non accettarla. In verità penso invece, di aver sempre subito il fascino dell’idea di potermi “permettere il lusso” di parlare con una forma facile e solo mia, di argomenti anche scomodi e difficili, legati alla mia vita personale o al vivere moderno. Questa, penso, sia la reale motivazione del mio modo di comunicare col mio disegno. La mia parlantina, come tu la definisci, mi è stata di aiuto, a volte, per dare al pubblico una chiave di lettura in più riguardo al mio lavoro artistico, per spiegarlo, per non fraintenderlo (come nel caso del difficile lavoro sul sesso), per portarlo, unito ad una forma ironica e di facile comprensione, in mezzo alla gente….
M: Eccoci qua Jins, per presentare il tuo lavoro e tentarne una lettura. Ci conosciamo ormai da quasi dieci anni, ma sinceramente non so proprio da dove cominciare: pittura, disegno, grafica, pubblicità, loghi, magliette… E poi c’è la tua grande passione per la musica: fai il dj e la tua stessa immagine entra in gioco, la tua sigla, il tuo look, il tuo atteggiamento e, perché no, la tua parlantina.
Se devo trovare degli aspetti che accomunano la grande varietà della tua pratica artistica, sicuramente uno di questi è la volontà di esternare nella maniera più efficace e veloce possibile un vissuto, un pensiero, una critica. Ma forse la chiave di tutto sta in una parola, tra l’altro spesso usata da te: lo STILE.
In effetti la cosa che spicca di più, in ciò che fai, è che vai perseguendo e affinando uno stile che fa riconoscere le tue cose in quanto tue e fa riconoscere te in quanto Jins.
Mi chiedo allora se per te, coltivare il tuo stile, non sia un tentativo di arginare la dilagante crisi di identità che ormai, nella nostra società, ho l’impressione abbia investito un po’ tutti…
J: Ebbene sì, ci conosciamo da quasi 10 anni, da un periodo, tra l’altro (1997/98), in cui entrambi avevamo iniziato, da qualche tempo, la nostra personale carriera artistica; ognuno a modo suo, chi più consapevole (tu), chi meno (io) nel suo rapporto con l’Arte e con quello che ognuno di noi pensa sull’Essere Artista.
In quegli anni, in particolare, mi sono trovato a riflettere sulla questione ”Forma/Contenuto”, fino a cercar volutamente di mettere in crisi questo fantomatico stile di disegno, che a tutti piaceva, ma che forse utilizzavo con troppa leggerezza e che già da anni mi rappresentava anche lavorando in ambito commerciale (pubblicità, grafica, illustrazione e cartoons). Uno stile per altro accattivante e simpatico, sintetico e veloce che mi aveva reso molto riconoscibile all’interno del MIO mondo, ed al quale, dopo un periodo un po’ confuso di sperimentazione, ero prontamente ritornato più convinto di prima e con le idee ben più chiare, per quel che concerneva le sue potenzialità comunicative. Avevo imparato, nel frattempo, che ciò che faceva di me un Artista era il pensiero, e non la forma, che invece rappresentava il mio modo ironico e personale di trattare gli argomenti che mi stavano più a cuore.
Proprio in quel periodo ho iniziato a relazionarmi al Sistema dell’Arte Contemporanea in modo più consapevole e ho capito cose che per me sono tutt’ora molto importanti: ad esempio, che una bellissima forma senza contenuto, non mi interessa, in arte; oppure che la pittura non è colore e la scultura non è spessore, che la motivazione sta alla base di una azione artistica, che disegnare è per me RACCONTARE con un linguaggio universale, che il mio pensiero, unito alla mia forma, diventa il mio STILE e che quest’ultimo mi rappresenta in pieno, anzi è me stesso, come la mia musica o la mia stessa faccia.
Il mondo VELOCE in cui viviamo, la globalizzazione imperante, la prepotenza e la falsità dei media, la vita di tutti giorni ormai sintetica e innaturale, condurranno i popoli del pianeta sull’orlo di una profonda crisi di IDENTITA’: può darsi che inconsciamente, la ricerca di uno stile riconoscibile ed inconfondibile sia il mio modo di combatterla, o quantomeno, di non accettarla. In verità penso invece, di aver sempre subito il fascino dell’idea di potermi “permettere il lusso” di parlare con una forma facile e solo mia, di argomenti anche scomodi e difficili, legati alla mia vita personale o al vivere moderno. Questa, penso, sia la reale motivazione del mio modo di comunicare col mio disegno. La mia parlantina, come tu la definisci, mi è stata di aiuto, a volte, per dare al pubblico una chiave di lettura in più riguardo al mio lavoro artistico, per spiegarlo, per non fraintenderlo (come nel caso del difficile lavoro sul sesso), per portarlo, unito ad una forma ironica e di facile comprensione, in mezzo alla gente….
22
settembre 2005
Paolo Jins Gillone – Welcome to the real fantastic world of Jins
Dal 22 settembre al 22 ottobre 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA (SUL) LA SCALA
Milano, Corso Magenta, 42, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 42, (Milano)
Vernissage
22 Settembre 2005, ore 21
Autore
Curatore