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Paolo Parisi – Observatorium
La mostra, un progetto concepito ex novo per lo spazio della galleria, è una messa in scena della pittura e dei suoi processi formali, in cui ogni momento della costruzione viene trasceso dalla forza del colore.
Comunicato stampa
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Giovedì 10 giugno alle ore 18 si inaugura a Prato la nuova mostra personale di Paolo Parisi.
La mostra, un progetto concepito ex novo per lo spazio della galleria, è una messa in scena della pittura e dei suoi processi formali, in cui ogni momento della costruzione viene trasceso dalla forza del colore. Ma è anche una messa in gioco della scultura, come dispositivo architettonico pensato a misura dello sguardo dello spettatore: un operazione che insiste sulla trasformazione, quasi miracolosa, provocata dal gesto e dall’esperienza artistica, sempre capace di rendere oggettiva eppure poetica la rappresentazione di un paesaggio.
Elementi oggettivi, quali la cartografia, l’ottica fotografica e il rilievo architettonico, sono usati dall’artista come punto di partenza non arbitrario. Ciò che scaturisce, attraverso l’esperienza e la pratica artistiche, sono delle immagini nuove ed impreviste, che configurano il punto di vista dell’arte, come l’unico possibile per ancorarsi attraverso la vista alla realtà esterna, e tenere ancora in vita una relazione umanamente necessaria tra sentimento e vista, tra l'io e l'immagine.
Il titolo Observatorium, spiega già il meccanismo creato dall'artista: al centro dello spazio una grande scultura/architettura – un vero e proprio osservatorio – invita lo spettatore ad entrare per trovarsi al centro di un paesaggio di opere pittoriche di grande e medio formato, esposte alle pareti, in cui l'immagine è costruita attraverso il velamento o svelamento della stessa, stratificando e togliendo colore, a volte direttamente steso usando i polpastrelli, altre accumulando la materia fino a creare uno spessore tale da trasformare la superficie in "bassorilievo", e quindi il quadro in scultura.
Alla serie di opere intitolate “Inversi”, nelle quali viene invertito il tradizionale rapporto primo piano-sfondo e sotto le cui campiture monocrome riaffiorano delle immagini di vedute immaginarie, sono accostate altre intitolate “Casa dell’arte (RGB)”, quadri monocromi ottenuti con l’uso di matrici impresse sulla tela, e grandi tele, “uno sull’altro e uno accanto all’altro”, ottenute sostituendo ai tre canali di colore abitualmente usati per la riproducibilità fotografica, un unico colore, trasferito sulla tela con impronte di polpastrello e colore ad olio.
Le opere pittoriche, lavorate con colori squillanti, acidi, profondi, dai neri e grigi, ai verdi, rosa, bianco e giallo cadmio, sono tenute insieme da un unico “disegno”: la scultura-osservatorio abitabile che occupa il centro dello spazio, realizzata a strati di cartone e da cui è stata intagliata ed asportata la parte corrispondente al vuoto. La forma dello spazio interno nasce da un disegno che si raccorda allo spazio esterno e ai diversi punti di vista sul paesaggio, in modo da predisporre una geografia di relazioni visive, costruendo una serie canocchiali-osservatori.
L’operazione richiede che lo spettatore venga messo al centro di un luogo intimo in cui possa essergli restituita la possibilità di scegliere dove e come guardare. Il paesaggio si struttura quindi anche come orizzonte o dettaglio, frammento, articolando un tipo di esperienza visiva più complessa e sofisticata, simile per un verso a quella necessaria a leggere gli stessi quadri, in cui il processo di costruzione e le varie fasi, si collocano tra l'occhio dello spettatore e l'immagine, tra il cuore e la superficie.
Tutto dunque ruota intorno al rapporto tra quadro, pittura, e sguardo dello spettatore: l'arte diventa non solo forma di affermazione di uno spazio, ma anche e soprattutto strumento e mezzo di creazione di un tempo, che dilata l’osservazione, la percezione a misura della contemplazione. Un tempo che si misura attraverso la profondità dell'immagine e della superficie pittorica, dell'intensità cromatica. E’ la possibilità di avvicinarsi all'orizzonte attraverso la prospettiva messa in scena dal quadro o quella montata per frammenti e dettagli dalla scultura e dall'installazione.
La pittura e la scultura ancora una volta capaci di rendere raggiungibile e praticabile lo spazio esterno rendendo possibile il tempo della contemplazione e dell’osservazione sentimentalmente coinvolta nella manifestazione della vita della pittura, cioè nella vita dei colori e delle superfici..
Paolo Parisi, nato a Catania nel 1965, vive e lavora a Firenze. È uno dei fondatori dello spazio "Base / Progetti per l'Arte" di Firenze. Da circa dieci anni partecipa a numerose mostre personali e collettive ospitate sia da istituzioni pubbliche che da spazi privati.
Tra le principali mostre recenti: le personali del 2001 presso la Kunstverein Aller Art di Bludenz e il Centro per l’Arte contemporanea Palazzo Fichera di Catania, la partecipazione alla mostra „Leggerezza, Ein Blick auf zeitgenössische Kunst in Italien”, presso la Stadtische Galerie im Lenbachhaus/Kunstbau di Monaco, la doppia personale del 2002 presso la Galleria Neon di Bologna e la G.C.A.C. di Castel San Pietro Terme, la personale del 2002 presso la Galleria Primo Piano di Roma, la partecipazione a “Eco e narciso”, all’Abbazia di Novalesa e all’Ecomuseo delle Terre di confine di Moncenisio Ferrera, nel 2003 e, nello stesso anno, alla mostra “Libre”, al CID del Museo Pecci di Prato e alla mostra “Moto a luogo”, alla Rocca di Carmignano.
La mostra, un progetto concepito ex novo per lo spazio della galleria, è una messa in scena della pittura e dei suoi processi formali, in cui ogni momento della costruzione viene trasceso dalla forza del colore. Ma è anche una messa in gioco della scultura, come dispositivo architettonico pensato a misura dello sguardo dello spettatore: un operazione che insiste sulla trasformazione, quasi miracolosa, provocata dal gesto e dall’esperienza artistica, sempre capace di rendere oggettiva eppure poetica la rappresentazione di un paesaggio.
Elementi oggettivi, quali la cartografia, l’ottica fotografica e il rilievo architettonico, sono usati dall’artista come punto di partenza non arbitrario. Ciò che scaturisce, attraverso l’esperienza e la pratica artistiche, sono delle immagini nuove ed impreviste, che configurano il punto di vista dell’arte, come l’unico possibile per ancorarsi attraverso la vista alla realtà esterna, e tenere ancora in vita una relazione umanamente necessaria tra sentimento e vista, tra l'io e l'immagine.
Il titolo Observatorium, spiega già il meccanismo creato dall'artista: al centro dello spazio una grande scultura/architettura – un vero e proprio osservatorio – invita lo spettatore ad entrare per trovarsi al centro di un paesaggio di opere pittoriche di grande e medio formato, esposte alle pareti, in cui l'immagine è costruita attraverso il velamento o svelamento della stessa, stratificando e togliendo colore, a volte direttamente steso usando i polpastrelli, altre accumulando la materia fino a creare uno spessore tale da trasformare la superficie in "bassorilievo", e quindi il quadro in scultura.
Alla serie di opere intitolate “Inversi”, nelle quali viene invertito il tradizionale rapporto primo piano-sfondo e sotto le cui campiture monocrome riaffiorano delle immagini di vedute immaginarie, sono accostate altre intitolate “Casa dell’arte (RGB)”, quadri monocromi ottenuti con l’uso di matrici impresse sulla tela, e grandi tele, “uno sull’altro e uno accanto all’altro”, ottenute sostituendo ai tre canali di colore abitualmente usati per la riproducibilità fotografica, un unico colore, trasferito sulla tela con impronte di polpastrello e colore ad olio.
Le opere pittoriche, lavorate con colori squillanti, acidi, profondi, dai neri e grigi, ai verdi, rosa, bianco e giallo cadmio, sono tenute insieme da un unico “disegno”: la scultura-osservatorio abitabile che occupa il centro dello spazio, realizzata a strati di cartone e da cui è stata intagliata ed asportata la parte corrispondente al vuoto. La forma dello spazio interno nasce da un disegno che si raccorda allo spazio esterno e ai diversi punti di vista sul paesaggio, in modo da predisporre una geografia di relazioni visive, costruendo una serie canocchiali-osservatori.
L’operazione richiede che lo spettatore venga messo al centro di un luogo intimo in cui possa essergli restituita la possibilità di scegliere dove e come guardare. Il paesaggio si struttura quindi anche come orizzonte o dettaglio, frammento, articolando un tipo di esperienza visiva più complessa e sofisticata, simile per un verso a quella necessaria a leggere gli stessi quadri, in cui il processo di costruzione e le varie fasi, si collocano tra l'occhio dello spettatore e l'immagine, tra il cuore e la superficie.
Tutto dunque ruota intorno al rapporto tra quadro, pittura, e sguardo dello spettatore: l'arte diventa non solo forma di affermazione di uno spazio, ma anche e soprattutto strumento e mezzo di creazione di un tempo, che dilata l’osservazione, la percezione a misura della contemplazione. Un tempo che si misura attraverso la profondità dell'immagine e della superficie pittorica, dell'intensità cromatica. E’ la possibilità di avvicinarsi all'orizzonte attraverso la prospettiva messa in scena dal quadro o quella montata per frammenti e dettagli dalla scultura e dall'installazione.
La pittura e la scultura ancora una volta capaci di rendere raggiungibile e praticabile lo spazio esterno rendendo possibile il tempo della contemplazione e dell’osservazione sentimentalmente coinvolta nella manifestazione della vita della pittura, cioè nella vita dei colori e delle superfici..
Paolo Parisi, nato a Catania nel 1965, vive e lavora a Firenze. È uno dei fondatori dello spazio "Base / Progetti per l'Arte" di Firenze. Da circa dieci anni partecipa a numerose mostre personali e collettive ospitate sia da istituzioni pubbliche che da spazi privati.
Tra le principali mostre recenti: le personali del 2001 presso la Kunstverein Aller Art di Bludenz e il Centro per l’Arte contemporanea Palazzo Fichera di Catania, la partecipazione alla mostra „Leggerezza, Ein Blick auf zeitgenössische Kunst in Italien”, presso la Stadtische Galerie im Lenbachhaus/Kunstbau di Monaco, la doppia personale del 2002 presso la Galleria Neon di Bologna e la G.C.A.C. di Castel San Pietro Terme, la personale del 2002 presso la Galleria Primo Piano di Roma, la partecipazione a “Eco e narciso”, all’Abbazia di Novalesa e all’Ecomuseo delle Terre di confine di Moncenisio Ferrera, nel 2003 e, nello stesso anno, alla mostra “Libre”, al CID del Museo Pecci di Prato e alla mostra “Moto a luogo”, alla Rocca di Carmignano.
10
giugno 2004
Paolo Parisi – Observatorium
Dal 10 giugno al 23 luglio 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENRICOFORNELLO
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Orario di apertura
lunedì-venerdì
11-13/15-20
Vernissage
10 Giugno 2004, ore 18.00