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Paradigma. Il tavolo dell’architetto: Adolfo Natalini
È Adolfo Natalini il protagonista del sesto
appuntamento di Paradigma. Il Tavolo dell’architetto, il progetto periodico
ideato da Sergio Risaliti curato da Laura Andreini, che vede al centro di volta in volta i progetti di celebri architetti, collettivi e studi di architettura del panorama contemporaneo disposti sopra e intorno al tavolo, supporto per eccellenza per la creazione di un architetto
Comunicato stampa
Segnala l'evento
È Adolfo Natalini il protagonista del sesto
appuntamento di Paradigma. Il Tavolo dell’architetto (dal 12 luglio al
17 ottobre 2019), il progetto periodico ideato da Sergio Risaliti curato
da Laura Andreini, che vede al centro di volta in volta i progetti di
celebri architetti, collettivi e studi di architettura del panorama
contemporaneo disposti sopra e intorno al tavolo, supporto per
eccellenza per la creazione di un architetto. Per un professionista
dell’architettura il tavolo è lo specchio di un’organizzazione mentale
dove, tra una pila di fogli, l’agenda ed il portapenne, si ritagliano il
proprio spazio oggetti legati ai rapporti personali, alle idee, alle
abitudini.
Adolfo Natalini porta in mostra al Museo Novecento, nel loggiato
coperto al piano terra, una selezione dei suoi preziosi disegni,
ripercorrendo la storia di uomo e di architetto attraverso le pagine dei
quaderni che lo hanno accompagnano sempre, in ogni momento della
sua carriera e in ogni luogo.
La sua mano è instancabile fin dal 1954, anno in cui ha iniziato a
mettere su carta, con minuziosa attenzione, tutto ciò che lo circonda:
“disegnavo la mia mano, ritratti di compagni di scuola, paesaggi,
autoritratti”, spiega. Pistoiese di nascita si trasferisce a Firenze negli
anni dell’Università dove si laurea in Architettura. Nel 1966 fonda il
gruppo d’avanguardia Superstudio che inaugura la stagione
dell’Architettura Radicale e che lo porterà ad esporre le sue opere in
una mostra al MoMa di New York nel 1972. Conclusa l’esperienza dei
Superstudio, nel 1978, inizia la carriera da progettista. Tra le maggiori
opere si ricordano: la ricostruzione della Waagstraat a Groningen, il
Museo dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, la Dorotheenhof sulla
Manetstrasse a Lipsia, la Muzenplein a l’Aja, il Centro Commerciale di
Campi Bisenzio, il Polo Universitario di Novoli, Boscotondo a Helmond,
Het Eiland a Zwolle, Haverlej a Den Bosch, il Museo dell’Opera del
Duomo e il progetto per i Nuovi Uffizi.
Il disegno rimane comunque la pratica principale perseguita in ogni
momento della vita. Ogni segno è legato ad un pensiero; ogni
architettura è legata ad uno schizzo. Il disegno dona un ordine ai suoi
pensieri: instancabili flussi creativi di un grande protagonista dei nostri
tempi.
“Usavo i quaderni neri come uno studio portatile che mi permetteva di
lavorare a casa e in viaggio, senza staccar mai l’apparecchio di
ricezione delle idee - spiega Adolfo Natalini - Mi sembra così che la vita
sia stata un’unica interrotta giornata di lavoro. Numeravo i quaderni e
le pagine e mettevo quasi sempre la data sotto i disegni e gli scritti così
da trasformarli in una sorta di diario illustrato.
Nei primi quaderni ho ritrovato i progetti per “La memoria invece”
(degli oggetti, della vita, dell’architettura) una serie di lavori tra arte e
autoantropologia coi quali chiudevo il mio periodo di avanguardia col
Superstudio e iniziavo il mio faticoso cammino d’avvicinamento
all’Architettura. Poi ho ritrovato quasi tutti i miei progetti dello studio
in via San Gallo e dei Natalini Architetti dello
studio al Salviatino. Quasi ma non tutti, poiché ormai la maggioranza
dei miei disegni è sui fogli trasparenti (fogli da burro formato A3) e nei
viaggi (senza bagaglio, solo cabin luggage) porto quaderni più piccoli e
leggeri “i quaderni cinesi”, a righe, con copertina nera cartonata e
angoli e dorso rossi. I progetti sono mescolati a cose viste: nei libri, allo
specchio, nelle mie stanze, nelle città e nelle campagne. Negli ultimi
anni (ho cominciato ad andare in ferie nel 1997) appaiono i quaderni
estivi, con pagine colorate ed acquerelli. Nei quaderni estivi figure,
paesaggi e architetture si mescolano in una sorta di felicità infantile. È
come se i confini tra le cose fossero finalmente scomparsi, come quelli
tra i giorni e quelli tra memoria e progetto, resi liquidi dai colori
dell’estate come i pigmenti dall’acqua. I quaderni (numerati come le
loro pagine) danno un ordine ai pensieri, forse è solo un ordine
cronologico, ma mi sembra l’unico ordine possibile, un po’ come quello
alfabetico per autore della mia biblioteca”.
Paradigma. Il tavolo dell’architetto è un progetto realizzato grazie a
Manifattura Tabacchi ( www.manifatturatabacchi.com ) e con il
sostegno di Sto, produttore di soluzioni per costruire sostenibile.
appuntamento di Paradigma. Il Tavolo dell’architetto (dal 12 luglio al
17 ottobre 2019), il progetto periodico ideato da Sergio Risaliti curato
da Laura Andreini, che vede al centro di volta in volta i progetti di
celebri architetti, collettivi e studi di architettura del panorama
contemporaneo disposti sopra e intorno al tavolo, supporto per
eccellenza per la creazione di un architetto. Per un professionista
dell’architettura il tavolo è lo specchio di un’organizzazione mentale
dove, tra una pila di fogli, l’agenda ed il portapenne, si ritagliano il
proprio spazio oggetti legati ai rapporti personali, alle idee, alle
abitudini.
Adolfo Natalini porta in mostra al Museo Novecento, nel loggiato
coperto al piano terra, una selezione dei suoi preziosi disegni,
ripercorrendo la storia di uomo e di architetto attraverso le pagine dei
quaderni che lo hanno accompagnano sempre, in ogni momento della
sua carriera e in ogni luogo.
La sua mano è instancabile fin dal 1954, anno in cui ha iniziato a
mettere su carta, con minuziosa attenzione, tutto ciò che lo circonda:
“disegnavo la mia mano, ritratti di compagni di scuola, paesaggi,
autoritratti”, spiega. Pistoiese di nascita si trasferisce a Firenze negli
anni dell’Università dove si laurea in Architettura. Nel 1966 fonda il
gruppo d’avanguardia Superstudio che inaugura la stagione
dell’Architettura Radicale e che lo porterà ad esporre le sue opere in
una mostra al MoMa di New York nel 1972. Conclusa l’esperienza dei
Superstudio, nel 1978, inizia la carriera da progettista. Tra le maggiori
opere si ricordano: la ricostruzione della Waagstraat a Groningen, il
Museo dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, la Dorotheenhof sulla
Manetstrasse a Lipsia, la Muzenplein a l’Aja, il Centro Commerciale di
Campi Bisenzio, il Polo Universitario di Novoli, Boscotondo a Helmond,
Het Eiland a Zwolle, Haverlej a Den Bosch, il Museo dell’Opera del
Duomo e il progetto per i Nuovi Uffizi.
Il disegno rimane comunque la pratica principale perseguita in ogni
momento della vita. Ogni segno è legato ad un pensiero; ogni
architettura è legata ad uno schizzo. Il disegno dona un ordine ai suoi
pensieri: instancabili flussi creativi di un grande protagonista dei nostri
tempi.
“Usavo i quaderni neri come uno studio portatile che mi permetteva di
lavorare a casa e in viaggio, senza staccar mai l’apparecchio di
ricezione delle idee - spiega Adolfo Natalini - Mi sembra così che la vita
sia stata un’unica interrotta giornata di lavoro. Numeravo i quaderni e
le pagine e mettevo quasi sempre la data sotto i disegni e gli scritti così
da trasformarli in una sorta di diario illustrato.
Nei primi quaderni ho ritrovato i progetti per “La memoria invece”
(degli oggetti, della vita, dell’architettura) una serie di lavori tra arte e
autoantropologia coi quali chiudevo il mio periodo di avanguardia col
Superstudio e iniziavo il mio faticoso cammino d’avvicinamento
all’Architettura. Poi ho ritrovato quasi tutti i miei progetti dello studio
in via San Gallo e dei Natalini Architetti dello
studio al Salviatino. Quasi ma non tutti, poiché ormai la maggioranza
dei miei disegni è sui fogli trasparenti (fogli da burro formato A3) e nei
viaggi (senza bagaglio, solo cabin luggage) porto quaderni più piccoli e
leggeri “i quaderni cinesi”, a righe, con copertina nera cartonata e
angoli e dorso rossi. I progetti sono mescolati a cose viste: nei libri, allo
specchio, nelle mie stanze, nelle città e nelle campagne. Negli ultimi
anni (ho cominciato ad andare in ferie nel 1997) appaiono i quaderni
estivi, con pagine colorate ed acquerelli. Nei quaderni estivi figure,
paesaggi e architetture si mescolano in una sorta di felicità infantile. È
come se i confini tra le cose fossero finalmente scomparsi, come quelli
tra i giorni e quelli tra memoria e progetto, resi liquidi dai colori
dell’estate come i pigmenti dall’acqua. I quaderni (numerati come le
loro pagine) danno un ordine ai pensieri, forse è solo un ordine
cronologico, ma mi sembra l’unico ordine possibile, un po’ come quello
alfabetico per autore della mia biblioteca”.
Paradigma. Il tavolo dell’architetto è un progetto realizzato grazie a
Manifattura Tabacchi ( www.manifatturatabacchi.com ) e con il
sostegno di Sto, produttore di soluzioni per costruire sostenibile.
11
luglio 2019
Paradigma. Il tavolo dell’architetto: Adolfo Natalini
Dall'undici luglio al 17 ottobre 2019
architettura
Location
MUSEO NOVECENTO
Firenze, Piazza Di Santa Maria Novella, 10, (Firenze)
Firenze, Piazza Di Santa Maria Novella, 10, (Firenze)
Vernissage
11 Luglio 2019, ore 18
Autore
Curatore