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Pellico 200 e Francesca d’Italia
Il poeta patriota e l’eroina della libertà. Cimeli in mostra nel bicentenario della prima edizione della tragedia Francesca da Rimini di Silvio Pellico 1818 – 2018.
Settanta preziosi documenti, incisioni, foto d’epoca, edizioni antiche e rare, tra i quali le stampe clandestine della celebre tragedia che monopolizzò le scene teatrali, non solo italiane, per tutto l’Ottocento.
Comunicato stampa
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Dal 15 settembre, a Gradara, Palazzo Rubini Vesin, è aperta la mostra
PELLICO 200 E FRANCESCA D’ITALIA. Il poeta patriota e l’eroina della libertà. Cimeli in mostra nel bicentenario della prima edizione della tragedia Francesca da Rimini di Silvio Pellico 1818 – 2018.
Settanta preziosi documenti, incisioni, foto d’epoca, edizioni antiche e rare, tra i quali le stampe clandestine della celebre tragedia che monopolizzò le scene teatrali, non solo italiane, per tutto l’Ottocento.
Una Francesca, quella di Pellico che l’evento vuol ricordare, ricolma di pudore e d’amor fedele, che mai peccò e che mai baciò il giovane di cui era innamorata. Profondamente diversa dalla peccatrice lussuriosa dei versi danteschi e dalla rivoluzionaria Francesca dei giacobini (1795, la prima opera in assoluto dedicata a Francesca da Rimini). Certo, anche in lei, la passione e l’istinto erano forti, ma le virtù e le regole della pudicizia erano invalicabili e le pulsioni andavano respinte con fermo coraggio. Personaggio ideale per rappresentare la nobiltà d’animo di chi risponde anche all’ingiustizia e agli inganni nell’esigenza più intima dell’amore, molto romanticamente, con la morte.
Personaggio ideale per entrare nelle case e nei cuori degli italiani appena usciti dalla temperie napoleonica e che si preparavano alle battaglie del Risorgimento.
Tre sono le istanze che la tragedia propone. Due riguardano il diritto alla libertà del più naturale dei sentimenti: il matrimonio deve essere una libera scelta e l’amore non deve uccidere. Chiara è anche la metafora suggerita a chi si apprestava a lottare per l’indipendenza: Francesca è l’Italia, schiava delle oppressioni e delle ingiustizie. Solo con la forza della passione, l’onore e l’eroismo che non teme la morte, ci si poteva liberare delle catene del servaggio straniero.
Dopo i successi straordinari di oltre cent’anni sulle scene di tutti i teatri del mondo e delle innumerevoli edizioni in tutte le principali lingue, Francesca di Pellico ha consegnato nel 1901 il testimone a un’altra grande Francesca, alla creatura sensuale, fiera delle sue pulsioni, dell’Immaginifico d’Annunzio. Anch’egli come Pellico, poeta-patriota.
Oggi pochi ricordano Pellico e la sua tragedia. E, purtroppo, anche i valori positivi di cui è stata ed è portatrice: la libertà, la fedeltà, il rispetto dei sentimenti e della vita di ogni donna e di ogni uomo.
Tra le rarità esposte in mostra anche qualche curiosità: la foto di scena della Francesca con Fanny Sadowsky, celebre attrice di teatro dell’Ottocento, che, incurante del copione di Pellico e della censura borbonica, baciava ripetutamente il suo Paolo (il bell’Achille Majeroni) al suono di sei scudi di multa per bacio. Ma con tanti applausi. E una “micrografia” che con i versi miniaturizzati della Francesca di Pellico e del quinto canto dell’Inferno, disegna l’ultima scena della tragedia.
La mostra verrà illustrata dal curatore il 28 settembre alle ore 12 nel corso del Convegno Internazionale di Studi che si terrà alla Rocca di Gradara.
È un evento a cura di Ferruccio Farina a corredo della X edizione delle GIORNATE INTERNAZIONALI FRANCESCA DA RIMINI, Gradara, Rocca malatestiana, 28 e 29 settembre 2018 | Milano, Museo Poldi Pezzoli, 27 novembre 2018,.
Realizzato in collaborazione con Museo Biblioteca dell’Attore, Genova.
Gradara | Palazzo Rubini Vesin | 15 settembre - 7 ottobre 2018 | 10,30 · 12,30 | 16,30 · 18,30 | tutti i giorni | INGRESSO LIBERO
PELLICO 200 E FRANCESCA D’ITALIA. Il poeta patriota e l’eroina della libertà. Cimeli in mostra nel bicentenario della prima edizione della tragedia Francesca da Rimini di Silvio Pellico 1818 – 2018.
Settanta preziosi documenti, incisioni, foto d’epoca, edizioni antiche e rare, tra i quali le stampe clandestine della celebre tragedia che monopolizzò le scene teatrali, non solo italiane, per tutto l’Ottocento.
Una Francesca, quella di Pellico che l’evento vuol ricordare, ricolma di pudore e d’amor fedele, che mai peccò e che mai baciò il giovane di cui era innamorata. Profondamente diversa dalla peccatrice lussuriosa dei versi danteschi e dalla rivoluzionaria Francesca dei giacobini (1795, la prima opera in assoluto dedicata a Francesca da Rimini). Certo, anche in lei, la passione e l’istinto erano forti, ma le virtù e le regole della pudicizia erano invalicabili e le pulsioni andavano respinte con fermo coraggio. Personaggio ideale per rappresentare la nobiltà d’animo di chi risponde anche all’ingiustizia e agli inganni nell’esigenza più intima dell’amore, molto romanticamente, con la morte.
Personaggio ideale per entrare nelle case e nei cuori degli italiani appena usciti dalla temperie napoleonica e che si preparavano alle battaglie del Risorgimento.
Tre sono le istanze che la tragedia propone. Due riguardano il diritto alla libertà del più naturale dei sentimenti: il matrimonio deve essere una libera scelta e l’amore non deve uccidere. Chiara è anche la metafora suggerita a chi si apprestava a lottare per l’indipendenza: Francesca è l’Italia, schiava delle oppressioni e delle ingiustizie. Solo con la forza della passione, l’onore e l’eroismo che non teme la morte, ci si poteva liberare delle catene del servaggio straniero.
Dopo i successi straordinari di oltre cent’anni sulle scene di tutti i teatri del mondo e delle innumerevoli edizioni in tutte le principali lingue, Francesca di Pellico ha consegnato nel 1901 il testimone a un’altra grande Francesca, alla creatura sensuale, fiera delle sue pulsioni, dell’Immaginifico d’Annunzio. Anch’egli come Pellico, poeta-patriota.
Oggi pochi ricordano Pellico e la sua tragedia. E, purtroppo, anche i valori positivi di cui è stata ed è portatrice: la libertà, la fedeltà, il rispetto dei sentimenti e della vita di ogni donna e di ogni uomo.
Tra le rarità esposte in mostra anche qualche curiosità: la foto di scena della Francesca con Fanny Sadowsky, celebre attrice di teatro dell’Ottocento, che, incurante del copione di Pellico e della censura borbonica, baciava ripetutamente il suo Paolo (il bell’Achille Majeroni) al suono di sei scudi di multa per bacio. Ma con tanti applausi. E una “micrografia” che con i versi miniaturizzati della Francesca di Pellico e del quinto canto dell’Inferno, disegna l’ultima scena della tragedia.
La mostra verrà illustrata dal curatore il 28 settembre alle ore 12 nel corso del Convegno Internazionale di Studi che si terrà alla Rocca di Gradara.
È un evento a cura di Ferruccio Farina a corredo della X edizione delle GIORNATE INTERNAZIONALI FRANCESCA DA RIMINI, Gradara, Rocca malatestiana, 28 e 29 settembre 2018 | Milano, Museo Poldi Pezzoli, 27 novembre 2018,.
Realizzato in collaborazione con Museo Biblioteca dell’Attore, Genova.
Gradara | Palazzo Rubini Vesin | 15 settembre - 7 ottobre 2018 | 10,30 · 12,30 | 16,30 · 18,30 | tutti i giorni | INGRESSO LIBERO
15
settembre 2018
Pellico 200 e Francesca d’Italia
Dal 15 settembre al 07 ottobre 2018
arte moderna
Location
PALAZZO RUBINI VESIN
Gradara, Via Umberto I, (Pesaro E Urbino)
Gradara, Via Umberto I, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
10,30 · 12,30 | 16,30 · 18,30 | tutti i giorni
Sito web
www.francescadarimini.it
Curatore