Nell’ultimo anno abbiamo spesso assistito a gravissimi disastri ambientali. Il vicino episodio doloso che ha coinvolto il Lambro, inondato da gasolio e olio combustibile, e la drammatica vicenda del golfo del Messico, lo scoppio e inabissamento della piattaforma petrolifera Deep Water Horizon della Bp, che ha generato una macchia nera che ha raggiunto le spiagge e la regione paludosa della Louisiana causando un disastro ecologico senza precedenti. Le conseguenze di questi disastri sono sconvolgenti, compromettono per lungo tempo l’equilibrio ambientale delle zone coinvolte. Molti documentari mostrano gli esiti di queste stragi e la performance Turpiacque, nuovo progetto di Laboratorio Alchemico, si ferma a riflettere sulle scene dal forte impatto emotivo in cui uccelli impregnati di petrolio si aggirano sofferenti. Come già avvenuto con Bird Houses, il proposito della performance è non solo quello di riportare all’attenzione e meditare doverosamente su questi eventi, ma anche quello di rilevare le affinità che avvicinano uomo e animale.

Turpiacque mette in luce la tensione dell’animale che cerca invano di liberarsi dal petrolio che ha addosso e allo stesso tempo rappresenta le inquietudini umane, l’afflizione e il desiderio di evasione da situazioni gravose che a volte vengono percepite come insormontabili. L’acqua, il cui valore simbolico è legato alla purificazione, viene compromesso. Diventa un luogo di pericolo per le specie animali ad essa legate.

Nel corso dei trenta minuti della performance, saranno presenti cinque attrici che indosseranno abiti il cui strascico è unito l’uno all’altro. Le attrici saranno sdraiate prone, rivolte in direzioni opposte e cercheranno di allontanarsi strisciando l’una dalle altre. Ma questo tentativo sarà reso impossibile a causa del fondo degli abiti cuciti insieme. I tentativi di allontanarsi, facendo leva sui gomiti, saranno ripetitivi, ossessivi e vani, fino giungere stremate a fermarsi.

Turpiacque è un progetto ospitato all’interno della seconda edizione della fiera Step09, ideato e curato da Nila Shabnam Bonetti, con musiche di Marco Garegnani. Gli abiti sono realizzati dalle fashion designers Emila Sirakova e Mahbob Zahvar, studentesse del Politecnico e dell’Accademia di Brera, privilegiando scarti e avanzi di tessuti, con accessori e inserti delle designers Elena Salmistraro e Barbara Matilde Aloisio.