Quando ho chiesto a Pierangelo un titolo per la sua personale, dopo aver
visto i suoi meravigliosi quadri lui mi ha inviato un estratto con scritto
“elaborati scenari suggestivi spuntano da ciò che normalmente la vita
quotidiana ci nasconde dietro un muro; figure che l’uomo figlio della sorte
lascia normalmente in ombra vengono illuminate da un’abbagliante luce nera
e segreta. L’avvenire corroso dalla mano del tempo è l’ossimoro della vita,
melanconicamente svelato e dipinto”.
Il nostro quotidiano è corroso del tempo, credo che questa frase colpisca
molto, colpisce perché non è piena di buoni sentimenti, non ha tocchi di
euforia, di entusiasmo, ma non è nemmeno carico di negatività, è solamente
reale, crudo e reale. Spesso è più difficile oggettivizzare la realtà,
vederla per quello che è, meravigliosa ma misteriosa nei suoi mille
dettagli, segreti celati dietro a muri di non domande, a luci che illuminano
solo quello che deve essere illuminato.
Pierangelo riesce ad illuminare quello che a volte non vogliamo lo sia, non
lo vogliamo perché non lo pensiamo, e quindi non ha bisogno di colori, una
barca esiste solo in mezzo al mare, non in una rimessa, pronta per essere
ridipinta, illuminata di nuova luce, sistemata per una nuova vita.
Apprezzo molto il suo lavoro, è il lavoro di un uomo che sa vedere oltre al
muro, che vuole scoprire nuova luce, che cerca di amare la malinconia
moderna dello scoperto, del capito, del visto e gli mette davanti gli occhi
di chi non si accontenta la realtà, quella di tutti i giorni, la realtà
delle macchine, degli sguardi al mare, delle posture strane, dei corpi
marmorei, cubisti, legati all’apparenza e non al velo del tempo.
Pierangelo Nardin nato nel 1966 vive a Ca’ savio, Venezia.
Simeoni Ilaria