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Piergiorgio Baroldi – Work in Progress
Il reale ricreato. L’oro dei mosaici veneziani e i lavoratori di Porto Marghera: a metterli insieme all’inizio del Novecento era stata un’ipotesi di sviluppo economico, oggi è invece la ricerca figurativa di Piergiorgio Baroldi
Comunicato stampa
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WORK IN PROGRESS
Il reale ricreato di Piergiorgio Baroldi
di Tiziana Agostini
Gioia, meravigliosa scintilla divina
Gustav Klimt
L'oro dei mosaici veneziani e i lavoratori di Porto Marghera: a metterli insieme all'inizio del Novecento era stata un'ipotesi di sviluppo economico, oggi è invece la ricerca figurativa di Piergiorgio Baroldi, in un vero e proprio work in progress in cui il divenire del lavoro è il divenire stesso della creatività artistica.
Nell'esplorare la presenza umana nella disumanizzante realtà industriale, Baroldi mette alla prova la capacità di ricreare quel mondo, così che la resa estetica diventa strumento di restituzione di senso e di valore a chi nella fabbrica ha conosciuto solo fatica e rischio. Non si tratta della figurazione di un'edenica condizione di vita, certo fuori tempo e fuori luogo, ma del riconoscimento del contributo positivo di persone generose, che nel secolo scorso hanno rinverdito i fasti marinari della Serenissima con lo straordinario slancio produttivo dell'industria. La condivisione del duro lavoro della fabbrica generava senso di appartenenza, orgogliosa identità, di cui l'occupato del terzo millennio è stato espropriato, perché divenuto strumento di anonime funzioni produttive. Per questo i lavoratori di Baroldi richiamano una gioiosa appartenenza, una dimensione del fare consapevole di sé, un impiegare gli strumenti dell'homo faber per produrre oggetti necessari, secondo un avanzare progressivo della società. Un cammino, questo, intriso di bellezza, perché anche tra l'acida vita delle fabbriche di Marghera promana la poesia di Venezia, la sua luce soffusa e dorata, che Baroldi richiama sulla tela con l'intensità dell'oro del fondale.
Da quella materia preziosa si irradia una fonte luminosa, che si intuisce posta dietro al soggetto collocato in primo piano e che, rischiarandolo, gli dà vita.
L'artista definisce il rapporto col mondo anche attraverso il confronto con l'universo animale, che diventa assoluto dominatore nella dimensione "macro" di insetti e uccelli dipinti. Il gusto per il dettaglio, per la parte, per quella che potremmo definire la sineddoche pittorica, pur presente nelle raffigurazioni di animali, appare in modo evidente nelle prue , con una visione prospettica dal basso che rimanda allo stupore infantile di chi dalla banchina vede incedere le grandi navi e di esse coglie solo la grandezza dello scafo, rimanendo incredulo ad immaginare cosa si celi sopra e dentro. Uno scafo dal cuore vitale, che gocciola acciaio e in questo liquefarsi della materia efficacemente immaginata c'è anche la forza di equilibrio dell'imbarcazione, bilanciata dalla stilla che si trasforma in bulbo.
Per Baroldi la vita è fare, ma anche sognare, lasciare uno spazio al volo della mente e della fantasia, per questo i suoi quadri sono sempre ritmati dalla presenza di elementi decorativi, che si dispongono ai bordi della tela come scandole colorate che proteggono dalla sofferenza e dall'angoscia esistenziale e offrono un'effimera occasione di gioia visiva. E il riferimento al piacere della decorazione e alla ricerca dell'assoluto nell'arte direttamente rimandano alla lezione di Klimt, da cui Baroldi consapevolmente prende le mosse, sulla base dell'idea stessa dell'artista viennese che affermava:
"Duo quum faciunt idem non est idem". La diversità non risiede insomma nell'oggetto o nella forma diversi, ma nella differente esperienza che passa sulla tela. E se Klimt operava in un tempo e in un luogo giunti all'epilogo, anche la ricerca figurativa di Baroldi risente di un'epoca di passaggio, dove l'arte stessa si chiede "where are we going?"
Le figure di Baroldi partono dal dialogo con un altro pittore del secondo Novecento, Carlo Preti, che aveva saputo restituire dignità ai prodotti dell'industria e agli oggetti urbani come i semafori, gli autobus, le edicole, raffigurandoli all'interno di compiute fiabe pittoriche. Baroldi sceglie di isolare i propri soggetti, che costituiscono tessere di un tempo che scorre oltre: rappresentare l'incessante divenire, con le sue continue trasformazioni personali, lavorative, sociali, per mezzo di illuminazioni e flash istantanei, grazie a solitari e coraggiosi testimoni che non rinunciano alla loro storia, che non rinunciano all'estetica.
Una verifica visiva, una messa alla prova della realtà attraverso la pittura: proprio in questo risiede la sua singolare creatività, che riproduce non "dal vero", ma dal "raffigurato", da foto, da inquadrature, da immagini che già hanno riportato criticamente l'esistente. La tonalità calda e avvolgente dello sfondo dorato amplifica la visione e ricrea l'altrui visione attraverso soggetti, unici come i fotogrammi di un film di cui abbiamo perso la successione, come la vita in cui siamo immersi, di cui ci sfuggono i nessi logici.
La cornice figurativa di volute decorative enfatizza il realismo e la precisione con cui persone e animali sono raffigurati, che diventano però surreali per la deliberata scelta di dipingerli con colori innaturali, bruciati chimicamente come la produzione nella fabbrica.
La carrellata di operai, tornitori, saldatori, espressione di un'attività industriale che è andata scomparendo, e che dialetticamente si alterna alle grandi tele che hanno quali protagonisti animali solitari, felici nel loro iperuranio di colori, ci mostra una pittura decisa, elegantemente coraggiosa.
Il work in progress di Baroldi, vero e proprio lavoro in divenire, è una ricerca figurativa che lievita nello sguardo dello spettatore, parallelamente all'interesse che sta suscitando l'autore.
Piergiorgio Baroldi vive nell'area dell'estuario di Venezia, dove svolge principalmente la sua attività, occupandosi con passione di economia turistica ed ambiente.
L'attenzione al territorio, alle persone ed agli animali che lo vivono, ha determinato in lui un progressivo interesse per la ricerca espressiva.
Dall'attività fotografica ha desunto l'abitudine ad isolare ed astrarre soggetti e situazioni, che sono diventati ora motivo di una appassionata ricerca figurativa. Ha partecipato e partecipa con proprie opere a molti eventi artistici sia in Italia che all'estero.
Il reale ricreato di Piergiorgio Baroldi
di Tiziana Agostini
Gioia, meravigliosa scintilla divina
Gustav Klimt
L'oro dei mosaici veneziani e i lavoratori di Porto Marghera: a metterli insieme all'inizio del Novecento era stata un'ipotesi di sviluppo economico, oggi è invece la ricerca figurativa di Piergiorgio Baroldi, in un vero e proprio work in progress in cui il divenire del lavoro è il divenire stesso della creatività artistica.
Nell'esplorare la presenza umana nella disumanizzante realtà industriale, Baroldi mette alla prova la capacità di ricreare quel mondo, così che la resa estetica diventa strumento di restituzione di senso e di valore a chi nella fabbrica ha conosciuto solo fatica e rischio. Non si tratta della figurazione di un'edenica condizione di vita, certo fuori tempo e fuori luogo, ma del riconoscimento del contributo positivo di persone generose, che nel secolo scorso hanno rinverdito i fasti marinari della Serenissima con lo straordinario slancio produttivo dell'industria. La condivisione del duro lavoro della fabbrica generava senso di appartenenza, orgogliosa identità, di cui l'occupato del terzo millennio è stato espropriato, perché divenuto strumento di anonime funzioni produttive. Per questo i lavoratori di Baroldi richiamano una gioiosa appartenenza, una dimensione del fare consapevole di sé, un impiegare gli strumenti dell'homo faber per produrre oggetti necessari, secondo un avanzare progressivo della società. Un cammino, questo, intriso di bellezza, perché anche tra l'acida vita delle fabbriche di Marghera promana la poesia di Venezia, la sua luce soffusa e dorata, che Baroldi richiama sulla tela con l'intensità dell'oro del fondale.
Da quella materia preziosa si irradia una fonte luminosa, che si intuisce posta dietro al soggetto collocato in primo piano e che, rischiarandolo, gli dà vita.
L'artista definisce il rapporto col mondo anche attraverso il confronto con l'universo animale, che diventa assoluto dominatore nella dimensione "macro" di insetti e uccelli dipinti. Il gusto per il dettaglio, per la parte, per quella che potremmo definire la sineddoche pittorica, pur presente nelle raffigurazioni di animali, appare in modo evidente nelle prue , con una visione prospettica dal basso che rimanda allo stupore infantile di chi dalla banchina vede incedere le grandi navi e di esse coglie solo la grandezza dello scafo, rimanendo incredulo ad immaginare cosa si celi sopra e dentro. Uno scafo dal cuore vitale, che gocciola acciaio e in questo liquefarsi della materia efficacemente immaginata c'è anche la forza di equilibrio dell'imbarcazione, bilanciata dalla stilla che si trasforma in bulbo.
Per Baroldi la vita è fare, ma anche sognare, lasciare uno spazio al volo della mente e della fantasia, per questo i suoi quadri sono sempre ritmati dalla presenza di elementi decorativi, che si dispongono ai bordi della tela come scandole colorate che proteggono dalla sofferenza e dall'angoscia esistenziale e offrono un'effimera occasione di gioia visiva. E il riferimento al piacere della decorazione e alla ricerca dell'assoluto nell'arte direttamente rimandano alla lezione di Klimt, da cui Baroldi consapevolmente prende le mosse, sulla base dell'idea stessa dell'artista viennese che affermava:
"Duo quum faciunt idem non est idem". La diversità non risiede insomma nell'oggetto o nella forma diversi, ma nella differente esperienza che passa sulla tela. E se Klimt operava in un tempo e in un luogo giunti all'epilogo, anche la ricerca figurativa di Baroldi risente di un'epoca di passaggio, dove l'arte stessa si chiede "where are we going?"
Le figure di Baroldi partono dal dialogo con un altro pittore del secondo Novecento, Carlo Preti, che aveva saputo restituire dignità ai prodotti dell'industria e agli oggetti urbani come i semafori, gli autobus, le edicole, raffigurandoli all'interno di compiute fiabe pittoriche. Baroldi sceglie di isolare i propri soggetti, che costituiscono tessere di un tempo che scorre oltre: rappresentare l'incessante divenire, con le sue continue trasformazioni personali, lavorative, sociali, per mezzo di illuminazioni e flash istantanei, grazie a solitari e coraggiosi testimoni che non rinunciano alla loro storia, che non rinunciano all'estetica.
Una verifica visiva, una messa alla prova della realtà attraverso la pittura: proprio in questo risiede la sua singolare creatività, che riproduce non "dal vero", ma dal "raffigurato", da foto, da inquadrature, da immagini che già hanno riportato criticamente l'esistente. La tonalità calda e avvolgente dello sfondo dorato amplifica la visione e ricrea l'altrui visione attraverso soggetti, unici come i fotogrammi di un film di cui abbiamo perso la successione, come la vita in cui siamo immersi, di cui ci sfuggono i nessi logici.
La cornice figurativa di volute decorative enfatizza il realismo e la precisione con cui persone e animali sono raffigurati, che diventano però surreali per la deliberata scelta di dipingerli con colori innaturali, bruciati chimicamente come la produzione nella fabbrica.
La carrellata di operai, tornitori, saldatori, espressione di un'attività industriale che è andata scomparendo, e che dialetticamente si alterna alle grandi tele che hanno quali protagonisti animali solitari, felici nel loro iperuranio di colori, ci mostra una pittura decisa, elegantemente coraggiosa.
Il work in progress di Baroldi, vero e proprio lavoro in divenire, è una ricerca figurativa che lievita nello sguardo dello spettatore, parallelamente all'interesse che sta suscitando l'autore.
Piergiorgio Baroldi vive nell'area dell'estuario di Venezia, dove svolge principalmente la sua attività, occupandosi con passione di economia turistica ed ambiente.
L'attenzione al territorio, alle persone ed agli animali che lo vivono, ha determinato in lui un progressivo interesse per la ricerca espressiva.
Dall'attività fotografica ha desunto l'abitudine ad isolare ed astrarre soggetti e situazioni, che sono diventati ora motivo di una appassionata ricerca figurativa. Ha partecipato e partecipa con proprie opere a molti eventi artistici sia in Italia che all'estero.
29
luglio 2006
Piergiorgio Baroldi – Work in Progress
Dal 29 luglio al 18 agosto 2006
arte contemporanea
Location
LIBRERIA MONDADORI
Venezia, San Marco, 1345, (Venezia)
Venezia, San Marco, 1345, (Venezia)
Vernissage
29 Luglio 2006, ore 18,30
Autore
Curatore