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Pio Semeghini
in esposizione 14 dipinti ad olio su tavola e 5 disegni del periodo tra anni Trenta e anni Cinquanta del Novecento.
Comunicato stampa
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Il colore leggero dai toni pastellati, tipico del pittore che Licisco Magagnato scriveva capace di catturare l’ “impalpabile soffio di vita della realtà”, sarà rappresentato da alcuni ritratti come la Buranella, Rita col golfino giallo (1933), la Figura di ragazza con piatto di frutta o Figura di donna del ’58 e nature morte come Composizione con zucche (1956).
Semeghini (Bondanello di Quistello, Mantova, 1878 – Verona 1964) fu un artista lodato e apprezzato dalla critica e dal pubblico fin dagli anni Venti, quando esordì alle esposizioni di Ca’ Pesaro a Venezia, dopo che gli apprendistati parigini, nei primi anni del Novecento, avevano portato la sua vitalità irrequieta a scegliere definitivamente la via artistica grazie alla frequentazione dei maestri affermati della capitale, dei musei del Louvre e del Luxembourg, degli artisti della “colonia italiana” tra cui Soffici, Severini e Modigliani.
Le modulazioni coloristiche lievi e impalpabili, i tratti dell’à plat fauve-espressionista che si stemperano con sensibilità luminista, le campiture di colore appena delineate da guizzi e tratteggi come in Testina di bimba e Ritratto di bambina seduta, sono le formule proprie della sua longeva produzione, presenze emblematiche mantenute attraverso una sorprendente unità di linguaggio e una abilità rappresentativa preziosa e costante. Sebbene Giorgio Cortenova, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Verona, la città in cui l’artista pose la sua dimora nel dopoguerra, lo dica “pittore moderno” scacciando via la leggenda della sua pittura impressionista poiché la sua luce è trasmutata “dai fantasmi della psiche, avvitata nei labirinti della memoria”, rimane in lui la traccia sempre più rarefatta di quel sodalizio amichevole prima che artistico che sotto il nome di Scuola di Burano indica quegli artisti come Gino Rossi, Scopinich, Arturo Martini e Garbari che, riunitisi nell’isola veneziana intorno al 1912 per ritrovare un contatto più intimo e riflessivo con la loro vocazione interiore, trasfigurarono gli effetti atmosferici che la luminosità dorata emergente dai dipinti su tavola di Semeghini porta ancora impressa. Come scriveva il critico Giuseppe Marchiori, che ben lo conosceva, “Semeghini preferisce non dipingere che dipingere senza amore”.
note biografiche
Pio Semeghini (Bondanello di Quistello, Mantova, 1878 – Verona 1964) soggiorna a Parigi per la prima volta tra 1899 e 1901, ritornando nel 1906 finchè le difficoltà economiche lo costringono al ritorno in Italia.
Nel 1912 Gino Rossi, che ha conosciuto a Parigi, lo invita a Burano, dove trascorre un periodo sereno e proficuo accanto agli amici e colleghi Moggioli, Rossi, Scopinich, Arturo Martini e Garbari, che saranno detti la “Scuola di Burano”, apprezzati e frequentati da Nino Barbantini. Finita la guerra, nel 1919 Semeghini gioca d’azzardo l’eredità paterna per tornare a Parigi, ma perde tutto; Barbantini gli offre di partecipare all’Esposizione della Fondazione Bevilacqua La Masa a Ca’ Pesaro che gli porterà la consacrazione e il successo di critica e pubblico. Negli anni Venti entra in contatto con i giovani pittori del “ Gruppo Veronese”. Nel ‘26 espone in una sala della XVI Biennale di Venezia con Gino Rossi, de Pisis, Springolo. Nel ‘27 Mino Maccari lo chiama a far parte del gruppo “Il Selvaggio” con Soffici, Carrà, Lega, Rosai, Morandi. Nel 1928 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia (dove sarà anche alle edizioni del 1932, 1934, 1936) e alla seconda edizione di Novecento; insegna a Monza e poi a Milano, fino al ’42.
Nel 1931 è invitato alla I Quadriennale romana e nel 1939 avrà una sala personale alla III Quadriennale, oltre a vincere il Premio Bergamo.
Scrivono di lui critici importanti e lungimiranti come Giuseppe Marchiori e Umbro Apollonio.
Dal 1942 si trasferisce a Verona e nel ‘47 è chiamato da Pallucchini come membro della Commissione di accettazione della rinata Biennale. Nel 1951 ha una personale alla galleria milanese Gian Ferrari, nel ‘56 una mostra alla Gran Guardia a Verona.
Nel corso degli anni Cinquanta gli vengono conferiti numerosi prestigiosi premi, finchè nel ‘59 smette di dipingere per motivi di salute.
Muore nel 1964: la Biennale dello stesso anno gli tributerà una mostra postuma.
Semeghini (Bondanello di Quistello, Mantova, 1878 – Verona 1964) fu un artista lodato e apprezzato dalla critica e dal pubblico fin dagli anni Venti, quando esordì alle esposizioni di Ca’ Pesaro a Venezia, dopo che gli apprendistati parigini, nei primi anni del Novecento, avevano portato la sua vitalità irrequieta a scegliere definitivamente la via artistica grazie alla frequentazione dei maestri affermati della capitale, dei musei del Louvre e del Luxembourg, degli artisti della “colonia italiana” tra cui Soffici, Severini e Modigliani.
Le modulazioni coloristiche lievi e impalpabili, i tratti dell’à plat fauve-espressionista che si stemperano con sensibilità luminista, le campiture di colore appena delineate da guizzi e tratteggi come in Testina di bimba e Ritratto di bambina seduta, sono le formule proprie della sua longeva produzione, presenze emblematiche mantenute attraverso una sorprendente unità di linguaggio e una abilità rappresentativa preziosa e costante. Sebbene Giorgio Cortenova, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Verona, la città in cui l’artista pose la sua dimora nel dopoguerra, lo dica “pittore moderno” scacciando via la leggenda della sua pittura impressionista poiché la sua luce è trasmutata “dai fantasmi della psiche, avvitata nei labirinti della memoria”, rimane in lui la traccia sempre più rarefatta di quel sodalizio amichevole prima che artistico che sotto il nome di Scuola di Burano indica quegli artisti come Gino Rossi, Scopinich, Arturo Martini e Garbari che, riunitisi nell’isola veneziana intorno al 1912 per ritrovare un contatto più intimo e riflessivo con la loro vocazione interiore, trasfigurarono gli effetti atmosferici che la luminosità dorata emergente dai dipinti su tavola di Semeghini porta ancora impressa. Come scriveva il critico Giuseppe Marchiori, che ben lo conosceva, “Semeghini preferisce non dipingere che dipingere senza amore”.
note biografiche
Pio Semeghini (Bondanello di Quistello, Mantova, 1878 – Verona 1964) soggiorna a Parigi per la prima volta tra 1899 e 1901, ritornando nel 1906 finchè le difficoltà economiche lo costringono al ritorno in Italia.
Nel 1912 Gino Rossi, che ha conosciuto a Parigi, lo invita a Burano, dove trascorre un periodo sereno e proficuo accanto agli amici e colleghi Moggioli, Rossi, Scopinich, Arturo Martini e Garbari, che saranno detti la “Scuola di Burano”, apprezzati e frequentati da Nino Barbantini. Finita la guerra, nel 1919 Semeghini gioca d’azzardo l’eredità paterna per tornare a Parigi, ma perde tutto; Barbantini gli offre di partecipare all’Esposizione della Fondazione Bevilacqua La Masa a Ca’ Pesaro che gli porterà la consacrazione e il successo di critica e pubblico. Negli anni Venti entra in contatto con i giovani pittori del “ Gruppo Veronese”. Nel ‘26 espone in una sala della XVI Biennale di Venezia con Gino Rossi, de Pisis, Springolo. Nel ‘27 Mino Maccari lo chiama a far parte del gruppo “Il Selvaggio” con Soffici, Carrà, Lega, Rosai, Morandi. Nel 1928 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia (dove sarà anche alle edizioni del 1932, 1934, 1936) e alla seconda edizione di Novecento; insegna a Monza e poi a Milano, fino al ’42.
Nel 1931 è invitato alla I Quadriennale romana e nel 1939 avrà una sala personale alla III Quadriennale, oltre a vincere il Premio Bergamo.
Scrivono di lui critici importanti e lungimiranti come Giuseppe Marchiori e Umbro Apollonio.
Dal 1942 si trasferisce a Verona e nel ‘47 è chiamato da Pallucchini come membro della Commissione di accettazione della rinata Biennale. Nel 1951 ha una personale alla galleria milanese Gian Ferrari, nel ‘56 una mostra alla Gran Guardia a Verona.
Nel corso degli anni Cinquanta gli vengono conferiti numerosi prestigiosi premi, finchè nel ‘59 smette di dipingere per motivi di salute.
Muore nel 1964: la Biennale dello stesso anno gli tributerà una mostra postuma.
03
dicembre 2004
Pio Semeghini
Dal 03 dicembre 2004 al 31 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA GHELFI
Vicenza, Contrà Pescherie Vecchie, 29, (Vicenza)
Vicenza, Contrà Pescherie Vecchie, 29, (Vicenza)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10:00-12:00 / 16:00-19:00 - chiuso il lunedì
Vernissage
3 Dicembre 2004, ore 18:30