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Plinio Mesciulam – Le firme dei maestri (1974)
Presentazione del volume. Intervengono Renato Barilli, Pietro Belalsi e Gillo Dorfles. Il libro illustra l’ultima produzione di Plinio Mesciulam, poliedrico pittore genovese, protagonista del panorama artistico italiano dalla fine degli anni Quaranta
Comunicato stampa
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Il libro illustra l’ultima produzione di Plinio Mesciulam, poliedrico pittore genovese, protagonista del panorama artistico italiano dalla fine degli anni Quaranta.
Nato nel 1926, a 24 anni partecipa alla V Quadriennale di Roma accanto, tra gli altri, a Dorazio, Vedova, Munari, Soldati e Consagra, nella sala degli astrattisti.
Le sue iniziali sperimentazione artistiche sono infatti ispirate al credo astrattista, da Mesciulam sviluppato sempre più con accenti informali. Suggella questa prima fase del suo lavoro la partecipazione tra il 1952 e il 1954 al comitato promotore del MAC- movimento arte concreta, le cui ricerche si andavano focalizzando sullo studio del rapporto tra colore, forma e spazio architettonico.
Il percorso artistico di Mesciulam tende però progressivamente ad assumere posizioni del tutto personali e originali, che lo portano ad un recuperato rapporto con l’arte del passato, soprattutto con quella del ‘600, e ad un gusto particolare per la densità della materia pittorica, elemento questo in assonanza con la coeva Art Brut.
Lo studio e la riflessione sul Nuovo Testamento, hanno influenzato la sua produzione artistica dalla seconda metà degli anni Cinquanta, in concomitanza con una nuova considerazione della natura interscambiabile e intrinsecamente correlata della figurazione e dell’astrazione.
Queste nuove considerazioni sull’essenza stessa del fare arte hanno determinato la sperimentazione di diversi mezzi espressivi, quali la performance e la fotografia, che diventerà un elemento molto importante a partire dai primi anni Settanta.
Ed è proprio durante gli anni Settanta che Mesciulam, oltre ad una serie di sperimentazioni perfino vicine alla successiva Net Art, concepisce il principio dell’arte ostensoria, stabilendo i termini di una visione artistica che Pietro Bellasi coglie sapientemente nelle pagine di questo libro.
Se dagli anni Ottanta ritorna a lavorare con la pittura, in un rapporto sempre rinnovato e nutrito di nuovi stimoli, è però l’ ultima produzione, quella degli anni 2006-2008, che rappresenta la coesione di diverse istanze creative presenti nei successivi momenti della sua carriera artistica.
Le opere trattate in questo libro, le Tavole autoindicate, concretizzano la riproposizione dell’emblema stesso del concetto di ostensione, elaborato nel 1974 con l’installazione Le firme dei maestri alla Galleria Rotta di Genova, interpretato con sguardo nuovo ma consapevole attraverso la commistione di pittura, segno e scrittura: la poetica di Mesciulam trova così completa sintesi ed espressione.
Nato nel 1926, a 24 anni partecipa alla V Quadriennale di Roma accanto, tra gli altri, a Dorazio, Vedova, Munari, Soldati e Consagra, nella sala degli astrattisti.
Le sue iniziali sperimentazione artistiche sono infatti ispirate al credo astrattista, da Mesciulam sviluppato sempre più con accenti informali. Suggella questa prima fase del suo lavoro la partecipazione tra il 1952 e il 1954 al comitato promotore del MAC- movimento arte concreta, le cui ricerche si andavano focalizzando sullo studio del rapporto tra colore, forma e spazio architettonico.
Il percorso artistico di Mesciulam tende però progressivamente ad assumere posizioni del tutto personali e originali, che lo portano ad un recuperato rapporto con l’arte del passato, soprattutto con quella del ‘600, e ad un gusto particolare per la densità della materia pittorica, elemento questo in assonanza con la coeva Art Brut.
Lo studio e la riflessione sul Nuovo Testamento, hanno influenzato la sua produzione artistica dalla seconda metà degli anni Cinquanta, in concomitanza con una nuova considerazione della natura interscambiabile e intrinsecamente correlata della figurazione e dell’astrazione.
Queste nuove considerazioni sull’essenza stessa del fare arte hanno determinato la sperimentazione di diversi mezzi espressivi, quali la performance e la fotografia, che diventerà un elemento molto importante a partire dai primi anni Settanta.
Ed è proprio durante gli anni Settanta che Mesciulam, oltre ad una serie di sperimentazioni perfino vicine alla successiva Net Art, concepisce il principio dell’arte ostensoria, stabilendo i termini di una visione artistica che Pietro Bellasi coglie sapientemente nelle pagine di questo libro.
Se dagli anni Ottanta ritorna a lavorare con la pittura, in un rapporto sempre rinnovato e nutrito di nuovi stimoli, è però l’ ultima produzione, quella degli anni 2006-2008, che rappresenta la coesione di diverse istanze creative presenti nei successivi momenti della sua carriera artistica.
Le opere trattate in questo libro, le Tavole autoindicate, concretizzano la riproposizione dell’emblema stesso del concetto di ostensione, elaborato nel 1974 con l’installazione Le firme dei maestri alla Galleria Rotta di Genova, interpretato con sguardo nuovo ma consapevole attraverso la commistione di pittura, segno e scrittura: la poetica di Mesciulam trova così completa sintesi ed espressione.
08
aprile 2009
Plinio Mesciulam – Le firme dei maestri (1974)
08 aprile 2009
arte contemporanea
presentazione
incontro - conferenza
presentazione
incontro - conferenza
Location
FAM – FONDAZIONE ANTONIO MAZZOTTA
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Vernissage
8 Aprile 2009, h 18