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Premio Mila 2025
Il Fondo Malerba per la Fotografia presenta la mostra della IV edizione del Premio Mila. In mostr, negli spazi di Careof, la shortlist composta da 6 artiste e artisti selezionate/i dalla giuria del Premio. Durante la serata inaugurale verrà annuncita/o la vincitrice/ore.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Premio Mila per la Fotografia Contemporanea
11 giugno - 18 giugno 2025
a cura di Andrea Elia Zanini
Careof
Via Giulio Cesare Procaccini, 4
20154 Milano
Il Fondo Malerba per la Fotografia in collaborazione con Careof, presenta la mostra del Premio Mila per la Fotografia Contemporanea 2025.
Il Premio nasce nel 2014 per onorare la memoria di Mila Malerba, cofondatrice del Fondo. Giunto alla sua quarta edizione, promuove la fotografia contemporanea attraverso la produzione e l’acquisizione di opere di giovani artiste e artisti under 40. La giuria, composta da Caterina Angelucci, Matteo Balduzzi, Marta Cereda, Bernardo Follini, Francesca Lazzarini e Andrea Elia Zanini, dopo aver valutato attentamente le candidature, ha selezionato sei artiste e artisti meritevoli, le cui opere saranno esposte nella mostra: Eleonora Agostini (1991), Valeria Cherchi (1986), Laura Fiorio (1985), Alessandra Leta (1997), Vashish Soobah (1994), Alba Zari (1987).
Eleonora Agostini – A Study on Waitressing (2022 – in corso)
Il progetto esplora l’intersezione tra lavoro e identità, e la tensione tra performance pubblica e dimensione privata, attraverso un approccio interdisciplinare che include fotografia, immagini d’archivio, video, testo e performance. Al centro del progetto vi è la figura della madre dell’artista, le cui posture, gesti e comportamenti diventano punto di partenza per una riflessione sull’immagine della cameriera: una figura che deve essere al tempo stesso invisibile e ipervisibile. A Study on Waitressing si interroga sul corpo femminile come spazio di rappresentazione e proiezione, mettendo in discussione i ruoli imposti alle donne e le aspettative che regolano il comportamento femminile in contesti sociali.
Il lavoro si articola secondo le tre dimensioni del teatro: il palcoscenico, il retroscena e l’atto performativo. In scena, la cameriera incarna professionalità e cortesia, mantenendo una presenza accogliente e rassicurante. Dietro le quinte, invece, emergono vulnerabilità, stanchezza e momenti di tregua, rivelando la tensione tra apparenza e realtà. La performance ha una funzione connettiva e diventa il mezzo attraverso cui il corpo si adatta, si trasforma e risponde alle richieste dell’ambiente sociale. Questa struttura permette di osservare la costruzione dell’identità tra realtà e finzione, e il ristorante funge da microcosmo in cui il corpo media tra osservatore e osservato. Attraverso gesti quotidiani, materiali comuni e codici visivi propri dell’industria del servizio.
Valeria Cherchi – RE:Birth (2019 – in corso)
La violenza ostetrica e ginecologica è una forma di abuso a lungo rimasta nascosta e ancora oggi largamente ignorata. Valeria Cherchi è tra le poche artiste a confrontarsi con questo tema delicato, affrontandolo con uno sguardo stratificato e profondo. Il suo progetto RE:Birth indaga le complessità e le intersezioni del fenomeno attraverso un approccio non lineare e multimediale.
L’opera nasce da un'esperienza personale: la morte della sorella omonima dell’artista, a sei mesi di vita, in seguito a un caso di violenza ostetrica mai denunciato. Cherchi intreccia memoria privata, ricerca documentaria e testimonianze dirette per portare alla luce un aspetto oscuro e irrisolto della nostra società. L’indagine si estende anche all’Ungheria, dove l’artista collabora con un’associazione e con la comunità rom, coinvolgendo doule e madri in un dialogo sul trauma vissuto. Attraverso fotografie, materiali d’archivio, documenti e rielaborazioni, l’artista esplora narrazioni biografiche e collettive, mettendo in relazione la perdita personale con dinamiche sociali più ampie.
Il progetto riflette sul parto come momento di profonda transizione tra vita e morte, restituendone la complessità attraverso linguaggi visivi stratificati.
Laura Fiorio – My Fascist Grandpa (2024 – in corso)
Laura Fiorio parte dal concetto di difficult heritage, definito da Sharon Macdonald come un passato storicamente rilevante, ma problematico da integrare in un’identità contemporanea. In Italia, questo si manifesta in modo particolare nella memoria del fascismo e del colonialismo, due eredità ancora visibili nel paesaggio culturale e politico, ma spesso prive di un’analisi critica. Fiorio affronta questi temi partendo dal concetto di afasia: l’incapacità di articolare consapevolmente il proprio legame con un passato scomodo. Attraverso laboratori e pratiche condivise, esplora le storie familiari, a partire dal nonno, fascista e soldato nella guerra coloniale in Etiopia, per mettere in discussione i meccanismi della memoria e l’eredità emotiva dei regimi autoritari. Il lavoro intreccia fotografie private e documenti con archivi altrui, proponendo modalità collettive e critiche per affrontare il passato e le sue implicazioni nel presente.
Alessandra Leta – The Unmovable Mover (2022–2024)
The Unmovable Mover è una ricostruzione speculativa di un passato fittizio: quello di un piccolo complesso industriale dell’Europa centrale negli anni Sessanta. La serie si sviluppa concettualmente ed esteticamente a partire da diverse fotografie in bianco e nero trovate e raccolte dall’artista nel corso degli anni. Attraverso una narrazione costruita con cura, che intreccia questi documenti fotografici con immagini realizzate nel 2022 e 2023, e grazie a uno storytelling speculativo, il progetto ricostruisce la storia dettagliata di un contesto immaginario, quello di una fabbrica, strutturato su un passato privato apparentemente autentico ma completamente inventato. Il titolo della serie è un gioco concettuale sul “motore immobile” di Aristotele, ovvero la causa prima e immutabile che mette in moto ogni cosa senza essere mossa. L’opera stabilisce un parallelismo con il capitale: forza motrice che alimenta e fa progredire diversi elementi della società, senza tuttavia essere realmente toccata dalle oscillazioni che genera. The Unmovable Mover reinterpreta visivamente le connessioni e le fratture tra dirigenza, operai e prodotti finiti all’interno di questi ambienti.
Vashish Soobah – Oceano di ricordi (2024 – in corso)
La serie prende ispirazione dalla poesia Love After Love del poeta caraibico e premio Nobel Derek Walcott. Attraverso questo lavoro, l’artista racconta il suo ritorno a Mauritius, terra d’origine, dopo cinque anni di lontananza. Le fotografie che compongono la serie sono cariche di significato: ognuna rappresenta un momento di riconnessione, un frammento di memoria, una riflessione sull’identità. Durante il periodo trascorso a Mauritius, l’artista rielabora la propria esperienza attraverso lo sguardo: le architetture, le piantagioni di canna da zucchero, la raccolta delle noci di cocco, i rituali quotidiani. Oceano di ricordi si muove tra memoria e identità, tra nostalgia e riscoperta. Lontano dall’essere solo un diario visivo, si configura come un archivio post-coloniale visto attraverso gli occhi di un figlio della diaspora mauriziana.
Alba Zari – Fear of Mirrors (2023)
Fear of Mirrors affronta il tema dell’attrazione per il proprio riflesso, inteso come impulso primordiale e primo gesto di riconoscimento del sé. Da questa riflessione prende forma un progetto che indaga le dinamiche della rappresentazione nell’epoca digitale. Zari esplora il legame tra immagine, identità e influenze culturali, interrogandosi su come le tecnologie contemporanee plasmino la percezione di noi stessi. L’artista pone l’attenzione sull’alienazione del corpo femminile nell’era digitale, dove il desiderio di oltrepassare i limiti fisici si scontra con l’oggettivazione online. Le piattaforme digitali, spazi in cui identità e bellezza sono costruite e distorte, amplificano gli stereotipi imposti dallo sguardo maschile eterosessuale cisgender. Zari utilizza il proprio corpo come campo di sperimentazione artistica, manipolandolo secondo canoni idealizzati per svelare le contraddizioni dell’identità virtuale, mettendo in discussione i ruoli imposti e trasformando il desiderio in atto critico. Invita anche il pubblico maschile a confrontarsi con una prospettiva ribaltata, rendendo evidente come il piacere, pur centrale, sia profondamente problematico in un sistema che mercifica il corpo femminile.
Per ulteriori informazioni, contattare:
Fondo Malerba per la Fotografia
fmf@fondomalerba.org
Andrea Elia Zanini (curatore)
andreae.zanini@gmail.com
+39 346 8428324
11 giugno - 18 giugno 2025
a cura di Andrea Elia Zanini
Careof
Via Giulio Cesare Procaccini, 4
20154 Milano
Il Fondo Malerba per la Fotografia in collaborazione con Careof, presenta la mostra del Premio Mila per la Fotografia Contemporanea 2025.
Il Premio nasce nel 2014 per onorare la memoria di Mila Malerba, cofondatrice del Fondo. Giunto alla sua quarta edizione, promuove la fotografia contemporanea attraverso la produzione e l’acquisizione di opere di giovani artiste e artisti under 40. La giuria, composta da Caterina Angelucci, Matteo Balduzzi, Marta Cereda, Bernardo Follini, Francesca Lazzarini e Andrea Elia Zanini, dopo aver valutato attentamente le candidature, ha selezionato sei artiste e artisti meritevoli, le cui opere saranno esposte nella mostra: Eleonora Agostini (1991), Valeria Cherchi (1986), Laura Fiorio (1985), Alessandra Leta (1997), Vashish Soobah (1994), Alba Zari (1987).
Eleonora Agostini – A Study on Waitressing (2022 – in corso)
Il progetto esplora l’intersezione tra lavoro e identità, e la tensione tra performance pubblica e dimensione privata, attraverso un approccio interdisciplinare che include fotografia, immagini d’archivio, video, testo e performance. Al centro del progetto vi è la figura della madre dell’artista, le cui posture, gesti e comportamenti diventano punto di partenza per una riflessione sull’immagine della cameriera: una figura che deve essere al tempo stesso invisibile e ipervisibile. A Study on Waitressing si interroga sul corpo femminile come spazio di rappresentazione e proiezione, mettendo in discussione i ruoli imposti alle donne e le aspettative che regolano il comportamento femminile in contesti sociali.
Il lavoro si articola secondo le tre dimensioni del teatro: il palcoscenico, il retroscena e l’atto performativo. In scena, la cameriera incarna professionalità e cortesia, mantenendo una presenza accogliente e rassicurante. Dietro le quinte, invece, emergono vulnerabilità, stanchezza e momenti di tregua, rivelando la tensione tra apparenza e realtà. La performance ha una funzione connettiva e diventa il mezzo attraverso cui il corpo si adatta, si trasforma e risponde alle richieste dell’ambiente sociale. Questa struttura permette di osservare la costruzione dell’identità tra realtà e finzione, e il ristorante funge da microcosmo in cui il corpo media tra osservatore e osservato. Attraverso gesti quotidiani, materiali comuni e codici visivi propri dell’industria del servizio.
Valeria Cherchi – RE:Birth (2019 – in corso)
La violenza ostetrica e ginecologica è una forma di abuso a lungo rimasta nascosta e ancora oggi largamente ignorata. Valeria Cherchi è tra le poche artiste a confrontarsi con questo tema delicato, affrontandolo con uno sguardo stratificato e profondo. Il suo progetto RE:Birth indaga le complessità e le intersezioni del fenomeno attraverso un approccio non lineare e multimediale.
L’opera nasce da un'esperienza personale: la morte della sorella omonima dell’artista, a sei mesi di vita, in seguito a un caso di violenza ostetrica mai denunciato. Cherchi intreccia memoria privata, ricerca documentaria e testimonianze dirette per portare alla luce un aspetto oscuro e irrisolto della nostra società. L’indagine si estende anche all’Ungheria, dove l’artista collabora con un’associazione e con la comunità rom, coinvolgendo doule e madri in un dialogo sul trauma vissuto. Attraverso fotografie, materiali d’archivio, documenti e rielaborazioni, l’artista esplora narrazioni biografiche e collettive, mettendo in relazione la perdita personale con dinamiche sociali più ampie.
Il progetto riflette sul parto come momento di profonda transizione tra vita e morte, restituendone la complessità attraverso linguaggi visivi stratificati.
Laura Fiorio – My Fascist Grandpa (2024 – in corso)
Laura Fiorio parte dal concetto di difficult heritage, definito da Sharon Macdonald come un passato storicamente rilevante, ma problematico da integrare in un’identità contemporanea. In Italia, questo si manifesta in modo particolare nella memoria del fascismo e del colonialismo, due eredità ancora visibili nel paesaggio culturale e politico, ma spesso prive di un’analisi critica. Fiorio affronta questi temi partendo dal concetto di afasia: l’incapacità di articolare consapevolmente il proprio legame con un passato scomodo. Attraverso laboratori e pratiche condivise, esplora le storie familiari, a partire dal nonno, fascista e soldato nella guerra coloniale in Etiopia, per mettere in discussione i meccanismi della memoria e l’eredità emotiva dei regimi autoritari. Il lavoro intreccia fotografie private e documenti con archivi altrui, proponendo modalità collettive e critiche per affrontare il passato e le sue implicazioni nel presente.
Alessandra Leta – The Unmovable Mover (2022–2024)
The Unmovable Mover è una ricostruzione speculativa di un passato fittizio: quello di un piccolo complesso industriale dell’Europa centrale negli anni Sessanta. La serie si sviluppa concettualmente ed esteticamente a partire da diverse fotografie in bianco e nero trovate e raccolte dall’artista nel corso degli anni. Attraverso una narrazione costruita con cura, che intreccia questi documenti fotografici con immagini realizzate nel 2022 e 2023, e grazie a uno storytelling speculativo, il progetto ricostruisce la storia dettagliata di un contesto immaginario, quello di una fabbrica, strutturato su un passato privato apparentemente autentico ma completamente inventato. Il titolo della serie è un gioco concettuale sul “motore immobile” di Aristotele, ovvero la causa prima e immutabile che mette in moto ogni cosa senza essere mossa. L’opera stabilisce un parallelismo con il capitale: forza motrice che alimenta e fa progredire diversi elementi della società, senza tuttavia essere realmente toccata dalle oscillazioni che genera. The Unmovable Mover reinterpreta visivamente le connessioni e le fratture tra dirigenza, operai e prodotti finiti all’interno di questi ambienti.
Vashish Soobah – Oceano di ricordi (2024 – in corso)
La serie prende ispirazione dalla poesia Love After Love del poeta caraibico e premio Nobel Derek Walcott. Attraverso questo lavoro, l’artista racconta il suo ritorno a Mauritius, terra d’origine, dopo cinque anni di lontananza. Le fotografie che compongono la serie sono cariche di significato: ognuna rappresenta un momento di riconnessione, un frammento di memoria, una riflessione sull’identità. Durante il periodo trascorso a Mauritius, l’artista rielabora la propria esperienza attraverso lo sguardo: le architetture, le piantagioni di canna da zucchero, la raccolta delle noci di cocco, i rituali quotidiani. Oceano di ricordi si muove tra memoria e identità, tra nostalgia e riscoperta. Lontano dall’essere solo un diario visivo, si configura come un archivio post-coloniale visto attraverso gli occhi di un figlio della diaspora mauriziana.
Alba Zari – Fear of Mirrors (2023)
Fear of Mirrors affronta il tema dell’attrazione per il proprio riflesso, inteso come impulso primordiale e primo gesto di riconoscimento del sé. Da questa riflessione prende forma un progetto che indaga le dinamiche della rappresentazione nell’epoca digitale. Zari esplora il legame tra immagine, identità e influenze culturali, interrogandosi su come le tecnologie contemporanee plasmino la percezione di noi stessi. L’artista pone l’attenzione sull’alienazione del corpo femminile nell’era digitale, dove il desiderio di oltrepassare i limiti fisici si scontra con l’oggettivazione online. Le piattaforme digitali, spazi in cui identità e bellezza sono costruite e distorte, amplificano gli stereotipi imposti dallo sguardo maschile eterosessuale cisgender. Zari utilizza il proprio corpo come campo di sperimentazione artistica, manipolandolo secondo canoni idealizzati per svelare le contraddizioni dell’identità virtuale, mettendo in discussione i ruoli imposti e trasformando il desiderio in atto critico. Invita anche il pubblico maschile a confrontarsi con una prospettiva ribaltata, rendendo evidente come il piacere, pur centrale, sia profondamente problematico in un sistema che mercifica il corpo femminile.
Per ulteriori informazioni, contattare:
Fondo Malerba per la Fotografia
fmf@fondomalerba.org
Andrea Elia Zanini (curatore)
andreae.zanini@gmail.com
+39 346 8428324
11
giugno 2025
Premio Mila 2025
Dall'undici al 18 giugno 2025
fotografia
Location
CAREOF – FABBRICA DEL VAPORE
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
martedì - sabato 14.30 - 18.30
Vernissage
11 Giugno 2025, 18.30
Sito web
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