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Presentazione del volume “Franca Ghitti”
presentazione del volume edito da Skira. La monografia a cura di Elena Pontiggia offre una lettura globale del lavoro della scultrice Franca Ghitti dagli anni cinquanta fino alla sua scomparsa. Il volume in italiano e inglese è arricchito da un saggio introduttivo della curatrice che traccia le tappe salienti del percorso dell’artista costellato da importanti mostre in Italia, Europa e Stati Uniti.
Alla presentazione partecipa inoltre l’architetto Giovanni Cadeo, autore del progetto di restauro dell’edificio che sarà sede del Museo Archivio dell’artista, con una proiezione di immagini. L’incontro è accompagnato dalla proiezione del trailer del documentario “Franca Ghitti. Il film” del regista Davide Bassanesi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Triennale di Milano ospita, giovedì 23 marzo alle ore 18, la presentazione del volume
monografico della scultrice “Franca Ghitti” a cura e con un saggio introduttivo di Elena
Pontiggia, edito da Skira.
All’incontro intervengono la curatrice Elena Pontiggia, Professore dell’Accademia di Belle Arti di
Brera; Cecilia De Carli, Professore dell’Università Cattolica di Milano; Micol Forti, Direttrice della
Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani.
Il libro traccia il percorso artistico di Franca Ghitti (1932-2012), scultrice di fama
internazionale, dagli anni cinquanta alla sua scomparsa, le cui opere fanno parte di importanti
collezioni pubbliche e private tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e i Musei
Vaticani.
Ne nasce una lettura globale dell’opera dell’artista che ha inizio in Valle Camonica, suo paese
di nascita a cui rimane significativamente legata durante il corso della sua vita, che ripercorre
tutte le tappe significative, dagli studi artistici a Milano, Parigi, Salisburgo, all’esperienza
africana, alle mostre internazionali, e ne emerge il ciclico ritorno alle origini e alla sua terra, che
la sprona a continui studi, approfondimenti e ricerche.
L’avvincente volume mette il lettore in contatto diretto con il personaggio e con la società
artistica dell’epoca, in un intreccio che offre uno spaccato curioso e al contempo molto
interessante.
Molto attenta alla scelta dei materiali, Franca Ghitti inizialmente predilige soprattutto quelli
legati alla terra e al mondo del lavoro, fra cui vecchie assi di legno e avanzi di segheria.
Successivamente opta anche per il ferro e i metalli, recuperati nelle antiche fucine della
Valcamonica, come stampi, ritagli, tondini, chiodi, polvere di fusione, ma anche scarti di
lavorazione delle industrie metalliche.
Il suo stile nel ricomporre restituisce ai materiali nuova energia e profondi significati; un
linguaggio essenziale e concreto, legato alle linee, alle forme, alla geometria, che unisce in un
armonico dialogo il presente al passato. Numerosi sono infatti i riferimenti alle incisioni
rupestri e ai simboli primitivi delle tribù africane che si mescolano a espressioni moderne e
contemporanee.
Elena Pontiggia afferma nel suo testo critico: “Quello di Franca Ghitti è un mondo complesso,
un crogiolo di esperienze occidentali e primitive, di arte e architettura, di ripetizione e differenza.
La sua scultura è sempre un disegno di mappe, una collezione di segni: non cerca il volume, il
modellato, la massa, ma la superficie, la tavola, la pagina.
La sua arte insegna la ricerca di alfabeti che non si trovano nei libri e di mondi che non
coincidono con il nostro. Insegna che le mani sanno quello che la mente non capisce, mentre il
linguaggio dei segni custodisce qualcosa che le parole non registrano”.
I primi lavori in legno, realizzati negli anni sessanta, intitolati Mappe, sono tavole di legno con
incisioni, ispirate alle incisioni rupestri a cui seguono altri cicli scultorei, sempre di matrice
minimalista, a cui si aggiunge l’utilizzo di nuovi elementi, i chiodi, considerati dall’artista
fondamentali per l’uso e la forma. Fra questi si ricordano I Rituali, Le Vicinie, Le Storie dei morti,
I Reliquiari che restituiscono la cultura contadina e in cui si allude alla tradizione, alle leggende,
al dialetto, ai canti, ai proverbi.
Negli anni settanta, l’esperienza africana e il suo trasferimento per alcuni anni in queste terre,
conducono l’artista ad inserire nel suo linguaggio nuovi simboli, nuovi colori, nuovi materiali fra
cui il cemento e il vetro, come si osserva in Orme del Tempo. Totem.
In un continuo divenire, i lavori di Franca Ghitti assumono negli anni successivi dimensioni e
forme diverse sempre intrinsecamente legate al suo vissuto, come la verticalità, ispirata dalla
visione dei grattacieli di Montreal e dai boschi del Labrador, che caratterizza le opere Cancelli,
Libri Chiusi, Alberi. Il ritmo verticale tuttavia è spesso contrastato da un’energia orizzontale,
resa dall’accostamento seriale di tessere e liste di legno, come se la materia fosse tessuta o
intrecciata. In una poetica costantemente attenta al rapporto con lo spazio, alla fine degli anni
ottanta si inserisce l’interesse per la forma circolare, Ciclo dei Tondi, dove il cerchio più o meno
regolare evoca il concetto di ripetitività.
Anche nelle installazioni, Meridiane, sono presenti temi legati al tempo e allo spazio, ma aprono
contemporaneamente nuovi orizzonti con esplicite riflessioni sulla città, sull’architettura e sul
linguaggio; in Alfabeti perduti e Altri Alfabeti realizzati alla fine degli anni novanta l’artista
riscopre linguaggi dimenticati, di culture passate.
La sua ricerca artistica prosegue con continui approfondimenti, che contengono la memoria di
vissuti comunitari connessi a epoche e luoghi differenti connessi alla contemporaneità.
Affermava infatti l’artista: “Non credo nell’improvvisazione. Un’opera è il risultato di una lunga
meditazione, di un processo di conoscenza che dura tutta la vita”.
In seguito alla morte di Franca Ghitti, per volontà della scultrice è nata la Fondazione Archivio
Franca Ghitti che si propone di promuovere l’opera dell’artista a scopo culturale in Italia e
all’estero.
L’incontro in Triennale è accompagnato dalla proiezione del trailer del documentario
“Franca Ghitti. Il film” del regista Davide Bassanesi che ripercorre i momenti più significativi
della vita della scultrice.
Alla presentazione partecipa inoltre l'architetto Giovanni Cadeo, autore del progetto di restauro
dell'edificio che sarà sede del Museo Archivio dell'artista, con una proiezione di immagini del
progetto, ormai nella sua fase conclusiva.
Cenni biografici. Franca Ghitti (1932-2012) nasce in Valle Camonica. Frequenta le accademie
d’arte di Milano, Parigi e Salisburgo e dagli anni Sessanta si dedica alla scultura
specializzandosi nell’utilizzo di materiali quali il legno e il ferro.
Tra le principali mostre internazionali si ricordano quelle presso: Museo di Palazzo Braschi
(Roma), Istituti Italiani di Cultura (Vienna, Budapest, Monaco), New York University (New York),
Palazzo Martinengo e ex chiesa di San Desiderio (Brescia), OK Harris Gallery (New York),
Fondazione Bilbao Bizkaia Kutxa (Bilbao), Young Arts Gallery (Vienna), Fortezza da Basso
(Firenze), Museo Diocesano (Milano), University of Houston, Triennale di Milano, Biennale
Internazionale di Scultura (Agliè), Castello di Brescia, Museo della Permanente (Milano), École
Nationale Supérieure d’Architecture de Paris La Villette (Parigi), Università Bocconi (Milano),
Museo d’Arte Contemporanea Manege (San Pietroburgo).
Numerosi gli interventi dell’artista in spazi pubblici e privati, tra i più significativi spiccano le
vetrate per la Chiesa degli Italiani di Nairobi in Kenya; il cancello per il Museo Agricolo del
Castello di Brunnenburg (Merano); le opere in ferro per le sedi della Banca Credito Italiano;
l’installazione Il segno dell’acqua nel Lago di Iseo; la grande scultura per la Rocca di San
Giorgio a Orzinuovi (Brescia).
Il suo percorso artistico è accompagnato da numerose pubblicazioni, si ricordano le case editrici
Scheiwiller, Lucini editore, Electa, Charta e Edizioni Mazzotta.
Hanno scritto di lei critici e giornalisti di rilievo quali: Giuseppe Appella, Giulio Carlo Argan,
Carlo Bertelli, Paolo Biscottini, Rossana Bossaglia, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Cecilia
De Carli, Raffaele De Grada, Marina De Stasio, Sebastiano Grasso, Flaminio Gualdoni, Fausto
Lorenzi, Marco Meneguzzo, Anty Pansera, Pietro Petraroia, Elena Pontiggia, Gianfranco
Ravasi, Roberto Sanesi, Vanni Scheiwiller, Francesco Tedeschi.
Fondazione Archivio Franca Ghitti. Nel 2013, in seguito alla morte dell’artista, nasce la
Fondazione Archivio Franca Ghitti volta alla conservazione, catalogazione e valorizzazione
della sua opera.
Maria Luisa Ardizzone, Professore alla New York University di New York, è presidente della
Fondazione che vanta un comitato scientifico composto da nomi illustri quali: Cecilia De Carli,
Professore Università Cattolica di Milano; Fausto Lorenzi, critico d’arte e giornalista; Marco
Meneguzzo, Professore Accademia di Belle Arti di Brera; Margaret Morton, artista, fotografa e
Professore Cooper Union, New York; Elena Pontiggia, Professore Accademia di Belle Arti di
Brera.
Dal 2013 l’architetto Giovanni Cadeo dello Studio Cadeo di Brescia si dedica al progetto di
ristrutturazione dell’ex casa studio dell’artista, oggi sede della Fondazione, per il progetto
dell’archivio-museo dedicato a Franca Ghitti.
Tra le principali iniziative realizzate dalla Fondazione si ricordano le mostre presso la
Biblioteca Sormani di Milano a cura di Elena Pontiggia; il Castello di Sirmione; Villa Clerici a
Milano; il Museo dell’energia idroelettrica di Valle Camonica; l’Università Cattolica di Milano a
cura di Cecilia De Carli.
Si ringrazia lo sponsor tecnico Barone Pizzini
monografico della scultrice “Franca Ghitti” a cura e con un saggio introduttivo di Elena
Pontiggia, edito da Skira.
All’incontro intervengono la curatrice Elena Pontiggia, Professore dell’Accademia di Belle Arti di
Brera; Cecilia De Carli, Professore dell’Università Cattolica di Milano; Micol Forti, Direttrice della
Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani.
Il libro traccia il percorso artistico di Franca Ghitti (1932-2012), scultrice di fama
internazionale, dagli anni cinquanta alla sua scomparsa, le cui opere fanno parte di importanti
collezioni pubbliche e private tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e i Musei
Vaticani.
Ne nasce una lettura globale dell’opera dell’artista che ha inizio in Valle Camonica, suo paese
di nascita a cui rimane significativamente legata durante il corso della sua vita, che ripercorre
tutte le tappe significative, dagli studi artistici a Milano, Parigi, Salisburgo, all’esperienza
africana, alle mostre internazionali, e ne emerge il ciclico ritorno alle origini e alla sua terra, che
la sprona a continui studi, approfondimenti e ricerche.
L’avvincente volume mette il lettore in contatto diretto con il personaggio e con la società
artistica dell’epoca, in un intreccio che offre uno spaccato curioso e al contempo molto
interessante.
Molto attenta alla scelta dei materiali, Franca Ghitti inizialmente predilige soprattutto quelli
legati alla terra e al mondo del lavoro, fra cui vecchie assi di legno e avanzi di segheria.
Successivamente opta anche per il ferro e i metalli, recuperati nelle antiche fucine della
Valcamonica, come stampi, ritagli, tondini, chiodi, polvere di fusione, ma anche scarti di
lavorazione delle industrie metalliche.
Il suo stile nel ricomporre restituisce ai materiali nuova energia e profondi significati; un
linguaggio essenziale e concreto, legato alle linee, alle forme, alla geometria, che unisce in un
armonico dialogo il presente al passato. Numerosi sono infatti i riferimenti alle incisioni
rupestri e ai simboli primitivi delle tribù africane che si mescolano a espressioni moderne e
contemporanee.
Elena Pontiggia afferma nel suo testo critico: “Quello di Franca Ghitti è un mondo complesso,
un crogiolo di esperienze occidentali e primitive, di arte e architettura, di ripetizione e differenza.
La sua scultura è sempre un disegno di mappe, una collezione di segni: non cerca il volume, il
modellato, la massa, ma la superficie, la tavola, la pagina.
La sua arte insegna la ricerca di alfabeti che non si trovano nei libri e di mondi che non
coincidono con il nostro. Insegna che le mani sanno quello che la mente non capisce, mentre il
linguaggio dei segni custodisce qualcosa che le parole non registrano”.
I primi lavori in legno, realizzati negli anni sessanta, intitolati Mappe, sono tavole di legno con
incisioni, ispirate alle incisioni rupestri a cui seguono altri cicli scultorei, sempre di matrice
minimalista, a cui si aggiunge l’utilizzo di nuovi elementi, i chiodi, considerati dall’artista
fondamentali per l’uso e la forma. Fra questi si ricordano I Rituali, Le Vicinie, Le Storie dei morti,
I Reliquiari che restituiscono la cultura contadina e in cui si allude alla tradizione, alle leggende,
al dialetto, ai canti, ai proverbi.
Negli anni settanta, l’esperienza africana e il suo trasferimento per alcuni anni in queste terre,
conducono l’artista ad inserire nel suo linguaggio nuovi simboli, nuovi colori, nuovi materiali fra
cui il cemento e il vetro, come si osserva in Orme del Tempo. Totem.
In un continuo divenire, i lavori di Franca Ghitti assumono negli anni successivi dimensioni e
forme diverse sempre intrinsecamente legate al suo vissuto, come la verticalità, ispirata dalla
visione dei grattacieli di Montreal e dai boschi del Labrador, che caratterizza le opere Cancelli,
Libri Chiusi, Alberi. Il ritmo verticale tuttavia è spesso contrastato da un’energia orizzontale,
resa dall’accostamento seriale di tessere e liste di legno, come se la materia fosse tessuta o
intrecciata. In una poetica costantemente attenta al rapporto con lo spazio, alla fine degli anni
ottanta si inserisce l’interesse per la forma circolare, Ciclo dei Tondi, dove il cerchio più o meno
regolare evoca il concetto di ripetitività.
Anche nelle installazioni, Meridiane, sono presenti temi legati al tempo e allo spazio, ma aprono
contemporaneamente nuovi orizzonti con esplicite riflessioni sulla città, sull’architettura e sul
linguaggio; in Alfabeti perduti e Altri Alfabeti realizzati alla fine degli anni novanta l’artista
riscopre linguaggi dimenticati, di culture passate.
La sua ricerca artistica prosegue con continui approfondimenti, che contengono la memoria di
vissuti comunitari connessi a epoche e luoghi differenti connessi alla contemporaneità.
Affermava infatti l’artista: “Non credo nell’improvvisazione. Un’opera è il risultato di una lunga
meditazione, di un processo di conoscenza che dura tutta la vita”.
In seguito alla morte di Franca Ghitti, per volontà della scultrice è nata la Fondazione Archivio
Franca Ghitti che si propone di promuovere l’opera dell’artista a scopo culturale in Italia e
all’estero.
L’incontro in Triennale è accompagnato dalla proiezione del trailer del documentario
“Franca Ghitti. Il film” del regista Davide Bassanesi che ripercorre i momenti più significativi
della vita della scultrice.
Alla presentazione partecipa inoltre l'architetto Giovanni Cadeo, autore del progetto di restauro
dell'edificio che sarà sede del Museo Archivio dell'artista, con una proiezione di immagini del
progetto, ormai nella sua fase conclusiva.
Cenni biografici. Franca Ghitti (1932-2012) nasce in Valle Camonica. Frequenta le accademie
d’arte di Milano, Parigi e Salisburgo e dagli anni Sessanta si dedica alla scultura
specializzandosi nell’utilizzo di materiali quali il legno e il ferro.
Tra le principali mostre internazionali si ricordano quelle presso: Museo di Palazzo Braschi
(Roma), Istituti Italiani di Cultura (Vienna, Budapest, Monaco), New York University (New York),
Palazzo Martinengo e ex chiesa di San Desiderio (Brescia), OK Harris Gallery (New York),
Fondazione Bilbao Bizkaia Kutxa (Bilbao), Young Arts Gallery (Vienna), Fortezza da Basso
(Firenze), Museo Diocesano (Milano), University of Houston, Triennale di Milano, Biennale
Internazionale di Scultura (Agliè), Castello di Brescia, Museo della Permanente (Milano), École
Nationale Supérieure d’Architecture de Paris La Villette (Parigi), Università Bocconi (Milano),
Museo d’Arte Contemporanea Manege (San Pietroburgo).
Numerosi gli interventi dell’artista in spazi pubblici e privati, tra i più significativi spiccano le
vetrate per la Chiesa degli Italiani di Nairobi in Kenya; il cancello per il Museo Agricolo del
Castello di Brunnenburg (Merano); le opere in ferro per le sedi della Banca Credito Italiano;
l’installazione Il segno dell’acqua nel Lago di Iseo; la grande scultura per la Rocca di San
Giorgio a Orzinuovi (Brescia).
Il suo percorso artistico è accompagnato da numerose pubblicazioni, si ricordano le case editrici
Scheiwiller, Lucini editore, Electa, Charta e Edizioni Mazzotta.
Hanno scritto di lei critici e giornalisti di rilievo quali: Giuseppe Appella, Giulio Carlo Argan,
Carlo Bertelli, Paolo Biscottini, Rossana Bossaglia, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Cecilia
De Carli, Raffaele De Grada, Marina De Stasio, Sebastiano Grasso, Flaminio Gualdoni, Fausto
Lorenzi, Marco Meneguzzo, Anty Pansera, Pietro Petraroia, Elena Pontiggia, Gianfranco
Ravasi, Roberto Sanesi, Vanni Scheiwiller, Francesco Tedeschi.
Fondazione Archivio Franca Ghitti. Nel 2013, in seguito alla morte dell’artista, nasce la
Fondazione Archivio Franca Ghitti volta alla conservazione, catalogazione e valorizzazione
della sua opera.
Maria Luisa Ardizzone, Professore alla New York University di New York, è presidente della
Fondazione che vanta un comitato scientifico composto da nomi illustri quali: Cecilia De Carli,
Professore Università Cattolica di Milano; Fausto Lorenzi, critico d’arte e giornalista; Marco
Meneguzzo, Professore Accademia di Belle Arti di Brera; Margaret Morton, artista, fotografa e
Professore Cooper Union, New York; Elena Pontiggia, Professore Accademia di Belle Arti di
Brera.
Dal 2013 l’architetto Giovanni Cadeo dello Studio Cadeo di Brescia si dedica al progetto di
ristrutturazione dell’ex casa studio dell’artista, oggi sede della Fondazione, per il progetto
dell’archivio-museo dedicato a Franca Ghitti.
Tra le principali iniziative realizzate dalla Fondazione si ricordano le mostre presso la
Biblioteca Sormani di Milano a cura di Elena Pontiggia; il Castello di Sirmione; Villa Clerici a
Milano; il Museo dell’energia idroelettrica di Valle Camonica; l’Università Cattolica di Milano a
cura di Cecilia De Carli.
Si ringrazia lo sponsor tecnico Barone Pizzini
23
marzo 2017
Presentazione del volume “Franca Ghitti”
23 marzo 2017
presentazione
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
TRIENNALE – PALAZZO DELL’ARTE
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Vernissage
23 Marzo 2017, h 18
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
IRMA BIANCHI
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI