Realia 2021-2022 è stata una rassegna delle “cose reali” e della realtà che privilegia su tutto: la profonda individualità di ciascun artista. Tale radicalità nega una narrazione di gruppo: ha spinto il lavoro degli artisti coinvolti verso una singolarità espressiva libera e incredibile. Realia è tuttavia anche il nome della realtà della storia: quella per i nostri tempi più agghiacciante, la realtà comune della pandemia e della guerra. L’arte ha reagito: ha riproposto l’ordine dell’incanto e dell’intelligenza poetica, come unica resistenza al dolore. Ma ha fatto anche altro: scommettere sul valore di una storia che non è solo quella del sangue. Esiste infatti una storia dilatata nel tempo. È la storia della natura e delle leggi mentali della terra, delle rocce, dei boschi. La storia, insomma, che nega la falsa giustizia del sangue per riaffermare l’altezza del pensiero artistico come la vocazione dell’uomo profondo. Per questo e non per un gesto di variazione postmoderna, l’edizione di Realia 2021-2022 viene conclusa con l’esposizione dello straordinario olio di Otto Dix Paesaggio di Hegau (1927). L’impressionismo viene disossato, ammette la ramificazione delle percezioni, ne assume la molteplicità perturbante perché petrosa, aliena, lunare, senza nemmeno più l’ordine drammatico e oggettivo del primo espressionismo. Quello che vediamo in Paesaggio di Hegau è la storia del mondo senza più l’orrore del sangue. Certo non è uno stato edenico, bensì il divenire sofferto eppure necessario di una natura che intende e deve riconoscersi in un’identità segreta quanto insindacabile. La storia è azzerata: viene ricondotta nel cratere della natura. Con Otto Dix, l’edizione di Realia assume il lato più emblematico della radicale individualità dell’espressione artistica. Conquista un silenzio diffuso che si fa la muta misericordia per questo tempo storico così ferito, così precipitato.