Il nome della mostra si riferisce ad una postproduzione.
Qualcosa, che aveva già una forma solida che diventa flessibile e malleabile,
per poi poter tornare allo stato iniziale.
In una certa misura ciò è di per sé la creazione artistica in generale, non è
però motivo sufficiente per giustificare una mostra.
La tendenza a creare una nuova edizione è tuttavia una proprietà
caratteristica in alcuni degli autori.
Coloro che hanno questa attitudine adottano un procedimento simile a quando
si tempra l´acciaio.
Il metallo è caldo e poi rapidamente raffreddato, l'intero processo viene
ripetuto piu’ volte.
Il risultato è molto rigido, ma fragile e non flessibile.
Il lavoro degli artisti presentati alla mostra passa da un media all’altro,
ripetutamente forgiato e raffreddato, crittografato e decodificato.
Anche se il risultato dei lavori appare naturale, sentiamo in loro una
traccia violenta causata dal passaggio da uno stato all’altro.
La visione minimale delle singole opere è il pretesto con il quale si trova
la voglia di fare le cose
più complesse di quelle che potevano essere.