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Ri-Nascere. nascita e rinascita tra arte antica e arte contemporanea
La mostra promossa dalla Città di Biella – Assessorato alla Cultura, a cura di Andrea Dall’Asta SJ e Irene Finiguerra, con il patrocinio del MIBAC, CEI e REGIONE PIEMONTE, è dedicata al tema della nascita e rinascita nell’arte arte sacra che spazia dall’antico fino al più stretto contemporaneo, con opere, tra le altre, di Francia, Lanino, Carroll, Casorati, Fontana, Nagasawa, Paladino, Simpson, Zorio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra Ri-nascere al Museo del Territorio di Biella, a cura di Andrea Dall'Asta S.I. e Irene Finiguerra,
nasce da un confronto tra arte antica e contemporanea. Alla base di questa scelta c’è la consapevolezza che
ogni epoca declina i valori fondamentali, secondo prospettive che permettono di entrare con sempre
maggiore consapevolezza nel mistero dell’uomo. Molte opere provengono dal Museo di Oropa, soprattutto
quelle antiche. Alcuni lavori sono invece presenti nelle collezioni del Museo del Territorio di Biella. Le opere
d’arte contemporanea sono di proprietà privata, come di gallerie d’arte o di collezioni personali. Molte di
queste sono appartenenti agli stessi artisti. Alcune di esse sono state appositamente realizzate per
l’esposizione e in particolare Gilberto Zorio traccia il segno della sua stella, elemento di luce e di vita, con
un lavoro sitespecific su una parete interna del chiostro rinascimentale che ospita il Museo del Territorio.
Il tema del nascere/rinascere ha attraversato tutta la storia dell’umanità. Sarebbe dunque impossibile anche
solo delinearne alcuni tratti, affrontarne i punti salienti, prestandosi ad ampie e infinite riflessioni di
carattere filosofico, teologico e antropologico. In questo senso, la mostra si pone come un luogo ricco di
suggestioni, di frammenti che, ben lungi dal definire un percorso organico ed esaustivo, vuole offrire spunti,
che si rimandano spesso tra loro senza soluzione di continuità, momenti di riflessioni che potranno essere
poi rielaborati dallo spettatore nel proprio cammino personale. Così l’esposizione di Biella vuole diventare un
luogo in cui si medita sugli interrogativi dell’uomo, di fronte al senso più profondo del nascere, del morire,
del soffrire. Uno spazio in cui confrontarsi, in definitiva, con se stessi.
Le opere in mostra affrontano queste tematiche secondo diverse prospettive, dalla nascita di Cristo alla sua
morte, per giungere alla risurrezione. Un buon nucleo di splendide opere antiche, che si collocano tra i secoli
XIV e XVIII, provenienti dal Museo di Oropa, si incentrano sui misteri di nascita e di morte di Gesù. Le
diverse scene della Natività e della Crocifissione, alcune di carattere popolare, altre frutto di committenze
colte e ricche, appaiono in molte opere come ostensori, pastorali, reliquiari. Sono lavori di grande impatto
visivo, dovuto anche alla presenza di numerosissime pietre preziose.
Alcuni lavori, soprattutto di arte moderna e contemporanea, riflettono specificamente sul tema della morte,
come passaggio verso un oltre, come apertura a una luce, a una speranza di risurrezione. Sono per la maggior
parte opere legate al tema della Croce. Da quella di Kengiro Azuma, in cui le braccia della croce si
ripiegano su se stesse, come per significare un abbraccio del mondo, a quella di Pietro Coletta, in cui un filo
di rame che lentamente si libera dalle viscere della terra, quasi vibrando nello spazio, come per salire verso il
cielo, lascia presagire nel suo slancio verso l’alto l’evento della risurrezione; da quella di Mario Fallini, in
cui i rocchetti di vetro crepati che compongono la croce suggeriscono lo squarcio del velo del Tempio,
annullando in questo modo la separazione tra sacro e profano, alla croce «povera» di Mirco Marchelli, che
si presenta quasi fosse una sindone composta di teli, sui quali sono inscritte le diverse croci della storia; dai
«pali» di Marcello Mondazzi che, giustapposti gli uni sugli altri, formano una croce, diventando, in questo
modo, simboli della violenza dell’uomo contro l’altro uomo, in quanto l’essere umano fa loro uso per colpire il
proprio fratello, a quella di Mimmo Paladino che riflette invece sulla tematica tradizionale del Christus
patiens, consegnandoci una commovente interpretazione, secondo la quale le braccia lunghissime di Cristo
sembrano abbracciare tutti i popoli della terra. Se da un lato la croce è stata interpretata, soprattutto nel
passato, come un luogo di «gloria» divina, dall’altro è invece rappresentata come un evento che definisce un
dramma, un abbandono, un simbolo del dolore dell’uomo, di fronte alla solitudine della morte. Solenne e al
tempo stesso drammatico è il crocifisso di Georges Rouault. L’artista francese presenta un Cristo dolente
tra Maria, Giovanni e la Maddalena, simboli di un’umanità che attende dalla croce riscatto, redenzione. Una
nuova vita.
Sul tema del nascere ci si affida soprattutto a opere simboliche legate da un lato al tema della luce, come gli
specchi luminosi dell’artista americano David Simpson, il quale, realizzando superfici iridescenti, sempre
mutevoli e provvisorie variando allo scorrere del giorno, riprende il tema di Dio come luce inafferrabile, o
all’idea dell’attraversare, come il concetto spaziale di Lucio Fontana che, bucando la tela, lascia intravedere
un oltre, un infinito a cui ogni uomo è chiamato. Dall’altro lato, con l’artista di origine australiana Lawrence
Carroll, presente alla Biennale di Venezia del 2013 nel neonato padiglione della Santa Sede, si esplora l’idea
del ri-nascere, a partire da materiali gettati e poi recuperati, in vista di essere salvaguardati, protetti,
custoditi: ciò che è stato scartato può risorgere, rinascere, grazie al gesto dell’artista. All’idea della nascita
sono poi accostate alcune Natività antiche, che mostrano come il tema della nascere sia stato affrontato in
ambito cristiano. Così a uno splendido dipinto di Giacomo Francia, in cui è presentata una bellissima
Madonna con bambino, sviluppando quei temi cari all’iconografia religiosa del Rinascimento, attraverso la
presentazione della sacra famiglia negli spazi della Natura, come simbolo della riconciliazione tra uomo e
cosmo grazie all’Incarnazione, o alla preziosa tavola di Lorenzo Costa sono accostate un bozzetto di Felice
Casorati e un’incisione di Henri Matisse: splendide maternità che, con linguaggi completamente diversi,
presentano con grande delicatezza e tenerezza un mondo ricco di affetto, di amore. Sono come inni alla
fiducia a cui l’uomo è chiamato a vivere per vivere, a partire dall’abbandono di un bimbo nelle braccia della
madre. Significativa è infine la presenza di alcuni giovani artisti, come Francesco Arecco, Massimiliano
Gatti, Daniela Novello, Marco La Rosa e Serena Zanardi, che si sono cimentati sul tema della nascita.
La mostra inizia con una splendida opera di Antonio Fontanesi dal titolo “Sera” che mostra una donna in
preghiera: per potere intraprendere un cammino attraverso quanto caratterizza più in profondità l’essere
dell’uomo, la dialettica nascita/morte occorre una sosta, una meditazione. Un rientrare in se stessi, per
compiere il viaggio della vita.
nasce da un confronto tra arte antica e contemporanea. Alla base di questa scelta c’è la consapevolezza che
ogni epoca declina i valori fondamentali, secondo prospettive che permettono di entrare con sempre
maggiore consapevolezza nel mistero dell’uomo. Molte opere provengono dal Museo di Oropa, soprattutto
quelle antiche. Alcuni lavori sono invece presenti nelle collezioni del Museo del Territorio di Biella. Le opere
d’arte contemporanea sono di proprietà privata, come di gallerie d’arte o di collezioni personali. Molte di
queste sono appartenenti agli stessi artisti. Alcune di esse sono state appositamente realizzate per
l’esposizione e in particolare Gilberto Zorio traccia il segno della sua stella, elemento di luce e di vita, con
un lavoro sitespecific su una parete interna del chiostro rinascimentale che ospita il Museo del Territorio.
Il tema del nascere/rinascere ha attraversato tutta la storia dell’umanità. Sarebbe dunque impossibile anche
solo delinearne alcuni tratti, affrontarne i punti salienti, prestandosi ad ampie e infinite riflessioni di
carattere filosofico, teologico e antropologico. In questo senso, la mostra si pone come un luogo ricco di
suggestioni, di frammenti che, ben lungi dal definire un percorso organico ed esaustivo, vuole offrire spunti,
che si rimandano spesso tra loro senza soluzione di continuità, momenti di riflessioni che potranno essere
poi rielaborati dallo spettatore nel proprio cammino personale. Così l’esposizione di Biella vuole diventare un
luogo in cui si medita sugli interrogativi dell’uomo, di fronte al senso più profondo del nascere, del morire,
del soffrire. Uno spazio in cui confrontarsi, in definitiva, con se stessi.
Le opere in mostra affrontano queste tematiche secondo diverse prospettive, dalla nascita di Cristo alla sua
morte, per giungere alla risurrezione. Un buon nucleo di splendide opere antiche, che si collocano tra i secoli
XIV e XVIII, provenienti dal Museo di Oropa, si incentrano sui misteri di nascita e di morte di Gesù. Le
diverse scene della Natività e della Crocifissione, alcune di carattere popolare, altre frutto di committenze
colte e ricche, appaiono in molte opere come ostensori, pastorali, reliquiari. Sono lavori di grande impatto
visivo, dovuto anche alla presenza di numerosissime pietre preziose.
Alcuni lavori, soprattutto di arte moderna e contemporanea, riflettono specificamente sul tema della morte,
come passaggio verso un oltre, come apertura a una luce, a una speranza di risurrezione. Sono per la maggior
parte opere legate al tema della Croce. Da quella di Kengiro Azuma, in cui le braccia della croce si
ripiegano su se stesse, come per significare un abbraccio del mondo, a quella di Pietro Coletta, in cui un filo
di rame che lentamente si libera dalle viscere della terra, quasi vibrando nello spazio, come per salire verso il
cielo, lascia presagire nel suo slancio verso l’alto l’evento della risurrezione; da quella di Mario Fallini, in
cui i rocchetti di vetro crepati che compongono la croce suggeriscono lo squarcio del velo del Tempio,
annullando in questo modo la separazione tra sacro e profano, alla croce «povera» di Mirco Marchelli, che
si presenta quasi fosse una sindone composta di teli, sui quali sono inscritte le diverse croci della storia; dai
«pali» di Marcello Mondazzi che, giustapposti gli uni sugli altri, formano una croce, diventando, in questo
modo, simboli della violenza dell’uomo contro l’altro uomo, in quanto l’essere umano fa loro uso per colpire il
proprio fratello, a quella di Mimmo Paladino che riflette invece sulla tematica tradizionale del Christus
patiens, consegnandoci una commovente interpretazione, secondo la quale le braccia lunghissime di Cristo
sembrano abbracciare tutti i popoli della terra. Se da un lato la croce è stata interpretata, soprattutto nel
passato, come un luogo di «gloria» divina, dall’altro è invece rappresentata come un evento che definisce un
dramma, un abbandono, un simbolo del dolore dell’uomo, di fronte alla solitudine della morte. Solenne e al
tempo stesso drammatico è il crocifisso di Georges Rouault. L’artista francese presenta un Cristo dolente
tra Maria, Giovanni e la Maddalena, simboli di un’umanità che attende dalla croce riscatto, redenzione. Una
nuova vita.
Sul tema del nascere ci si affida soprattutto a opere simboliche legate da un lato al tema della luce, come gli
specchi luminosi dell’artista americano David Simpson, il quale, realizzando superfici iridescenti, sempre
mutevoli e provvisorie variando allo scorrere del giorno, riprende il tema di Dio come luce inafferrabile, o
all’idea dell’attraversare, come il concetto spaziale di Lucio Fontana che, bucando la tela, lascia intravedere
un oltre, un infinito a cui ogni uomo è chiamato. Dall’altro lato, con l’artista di origine australiana Lawrence
Carroll, presente alla Biennale di Venezia del 2013 nel neonato padiglione della Santa Sede, si esplora l’idea
del ri-nascere, a partire da materiali gettati e poi recuperati, in vista di essere salvaguardati, protetti,
custoditi: ciò che è stato scartato può risorgere, rinascere, grazie al gesto dell’artista. All’idea della nascita
sono poi accostate alcune Natività antiche, che mostrano come il tema della nascere sia stato affrontato in
ambito cristiano. Così a uno splendido dipinto di Giacomo Francia, in cui è presentata una bellissima
Madonna con bambino, sviluppando quei temi cari all’iconografia religiosa del Rinascimento, attraverso la
presentazione della sacra famiglia negli spazi della Natura, come simbolo della riconciliazione tra uomo e
cosmo grazie all’Incarnazione, o alla preziosa tavola di Lorenzo Costa sono accostate un bozzetto di Felice
Casorati e un’incisione di Henri Matisse: splendide maternità che, con linguaggi completamente diversi,
presentano con grande delicatezza e tenerezza un mondo ricco di affetto, di amore. Sono come inni alla
fiducia a cui l’uomo è chiamato a vivere per vivere, a partire dall’abbandono di un bimbo nelle braccia della
madre. Significativa è infine la presenza di alcuni giovani artisti, come Francesco Arecco, Massimiliano
Gatti, Daniela Novello, Marco La Rosa e Serena Zanardi, che si sono cimentati sul tema della nascita.
La mostra inizia con una splendida opera di Antonio Fontanesi dal titolo “Sera” che mostra una donna in
preghiera: per potere intraprendere un cammino attraverso quanto caratterizza più in profondità l’essere
dell’uomo, la dialettica nascita/morte occorre una sosta, una meditazione. Un rientrare in se stessi, per
compiere il viaggio della vita.
23
novembre 2013
Ri-Nascere. nascita e rinascita tra arte antica e arte contemporanea
Dal 23 novembre 2013 al 26 gennaio 2014
arte contemporanea
Location
MUSEO DEL TERRITORIO BIELLESE – CHIOSTRO DI SAN SEBASTIANO
Biella, Via Quintino Sella, (Biella)
Biella, Via Quintino Sella, (Biella)
Biglietti
8,00 € Intero
4,00 € Ridotto per studenti da 18 fino a 26 anni, soci Touring, soci FAI, dipendenti amministrazione
cittadina, insegnanti di ogni ordine e grado mediante esibizione di documento comprovante l’attività svolta,
giornalisti in regola con il pagamento delle quote associative mediante esibizione di documento idoneo, guide
turistiche del territorio biellese munite di patentino;
Gratuità sino a 18 anni e over 65, abbonati Torino città capitale, possessori di Pyou card, diversamente
Orario di apertura
da giovedì a domenica ore 10-12.30 e 14-18.30
chiuso il 25 dicembre
aperto il 26 dicembre, il 1 e 6 gennaio ore 14-18.30
Vernissage
23 Novembre 2013, h 18
Curatore