Dopo la chiusura forzata l’idea prima è quella di ripartire, dare nuova linfa vitale all’arte, una sorta di rinascita, grazie alla presenza di dodici artisti sperimentatori e poliedrici. La mostra si propone di esplorare l’idea del richiamo quale concetto ambivalente nella triade artista-opera-osservatore. Un percorso fatto di contrasti oscillanti tra l’essenza dello spirito e la consistenza della materia. L’invisibile diventa visibile con le texture, le pennellate, le composizioni scultoree, le installazioni. Esperienza MADI, pittura materica, installazioni concettuali, astrattismo, surrealismo e nuove tecniche artistiche: tutte le opere si armonizzano tra loro e nell’ambiente stesso, generando un flusso di energia tale da destabilizzare chi guarda. L’osservatore è portato a riflettere: ogni opera richiama stati d’animo, ricordi, emozioni, tempi lontani, un flusso di pensieri costantemente in movimento. L’opera-specchio, da esemplare archetipo di perfezione, diventa imperfetto. Muta agli occhi di chi guarda, diventa portatrice di una carica emotiva sempre diversa, ritornando fluida evanescenza. Il gioco essenza-materia-essenza delle opere in mostra ha come risultato la provocazione, l’evocazione, il disorientamento. Sono introspettive, si intersecano tra sacralità e denuncia, tra sogno e realtà. E proprio in questa eterogeneità è da vedere l’interesse della mostra: gli artisti mostrano loro stessi e il loro lavoro, creando un melting pot creativo di grande rilevanza. Con la necessità di riaprire le porte dopo molti mesi di interruzione e sospensione delle vite in un limbo, la mostra è un inno alla produzione contemporanea, risveglio della bellezza, richiamo alla vita.

Espongono gli artisti:

Franco Cortese, Pietro De Scisciolo, Pietro Di Terlizzi, Antonio Laurelli, Giovanni Morgese, Massimo Nardi, Paolo Sciancalepore, Luigi Sergi, Vito Signorile, Federica Claudia Soldani, Myriam Risola, Claudia Venuto.



Presentazione e testo critico di Caterina Carrozzo