Il Bitte ospita un evento artistico performativo all'insegna della sperimentazione e della commistione di vari linguaggi, dalla pittura alla scultura, dal video all'installazione, dalla performance alla musica.

La kermesse si apre con la ricerca pittorica di Li Abbiati, giovane artista milanese che elegge il paesaggio urbano a proprio soggetto principe, che attraverso un percorso di astrazione formale si frammenta progressivamente in elementi sempre più evocativi. Grattacieli, ponti, sopraelevate e tralicci si dipanano in elementi astratti, a tratti fitti altrove più radi, che perdono la connotazione di paesaggio cittadino per generare nuovi spazi interiori. L'immagine del panorama così descritto si sviluppa nella creazione di un'installazione interattiva che porta lo spettatore al centro di una città trasfigurata, proiettandolo in una dimensione straniante alimentata da un gioco altalenante tra spaesamento e senso di appartenenza.

La trama di rimandi tra mondi antitetici che cercano incessantemente un punto d'incontro viene ulteriormente sviluppata dalle sculture robotiche di Tana e Smz, che pongono l'individuo di fronte al proprio avatar, ricreando un futuro post-decadente fantasticamente descritto nei pannelli dipinti di Tabs. Per mano dei propri creatori le sculture, costruite interamente con pezzi di riciclo, prenderanno a muoversi, offrendo l'immagine di un mondo meccanizzato suggellata dalla musica distorta di un orchestra di robot.

A far da controaltare alla improbabile band i musicisti milanesi Figli di Diapa, nome ironico nato dalla manomissione del termine "diapason", alludendo alla fantastica possibilità di vite scaturite da un suono. Suggerendo ancora una volta l'esistenza di un mondo dalla natura instabile, in un continuo fluire di paradossi, i Figli di Diapa ci accompagnano in un viaggio attraverso la sperimentazione musicale elettronica, creando ambienti sonori dove lo spettatore può ritrovarsi oppure perdersi definitivamente.