Narrare la trama di un film o di un romanzo può essere semplice; narrare la trama del nostro tessuto corporeo per arrivare a quello sociale è decisamente un procedimento complesso. Roberta Cianciola sta sviluppando da tempo una sintassi che relazioni il corpo-uomo con il corpo-società, attraverso una capacità di sintesi che però ridonda di significati. L’allestimento per “Trame complesse” si compone di più elementi in cui il corpo ha una sua presenza in qualità di significante: è un corpo che si forma e caratterizza a seconda dell’età fisiologica. L’adulto non è un corpo ingrandito, ma un corpo che fisiologicamente si trasforma attraversando il tempo, adattandosi o sopperendo agli eventi. Corpi che a volte non vengono accettati, corpi che cercano, corpi che si separano; corpi che crescono e corpi che rimangono bambini; corpi che si sdoppiano, corpi che vengono amputati e corpi che vengono depurati.
Il corpo guarda, la mente vede; il corpo sente, la mente ascolta; il corpo parla, la mente dice.
Il video “È tutta farina del mio sacco” rappresenta un corpo che vuole essere ascoltato, un corpo che vuole essere cercato o trovato, un corpo che vede da diversi punti di vista, e un corpo che è costretto ad assecondare le proprie necessità fisiologiche. La serie degli “Ultracorpo” è il corpo cresciuto ma smaterializzato, alla ricerca di una fede o di un credo. Il “Dialogo per un corpo da bambola” sintetizza con un gioco di vedute il contrasto tra una realtà idilliaca immersa in un kitsch rassicurante, e il dramma che si può incontrare durante la fase di sviluppo del proprio corpo in relazione con la società. In tutte le opere di Roberta Cianciola la trama si snoda in modo trasversale indagando nella fase in cui l’uomo abbandona il senso estetico per condurre il proprio corpo alla purificazione attraverso l’esperienza spirituale e la contemplazione.
[Graziella Zardo, 4 ottobre 2008]