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Roberta Serenari – Albedo
mostra personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
: DELL'INFANZIA COSMICA
di Maria Rita Montagnani
Roberta Serenari è artista- pittrice di mondi paralleli e sotterranei, la cui
luce di sghembo ama ritagliare nel mistero le sue figure dalla chiara oscurità.
Figure femminili come icone del mondo al di là del mondo, ognuna delle quali è
un cesello d’ombra su un clamore di velluto.
Esse sono più propriamente, creature dell' "infanzia cosmica", ovvero quello
stato della mente che proietta una luce soffusa tra le opache ombre delle cose e
del mondo. Provengono dall'Albedo, quello stato nascente non tanto della
coscienza, bensì di quell'indefinibile irrealtà che diventa a poco a poco
visibilmente reale.
Non parlano, ci interrogano. Non dicono, ci ascoltano.
Ci attirano nel loro regno affinché possa farsi strada in noi la rischiarata
possibilità di una giovinezza eterna, di una perenne incontaminata bellezza.
Ultimo rifugio e conforto in un mondo sempre più offuscato e obnubilato dalla
mediocrità e da uno sconfortante materialismo.
La Serenari dipinge l'inconoscibile attraverso forme conosciute o che crediamo
di conoscere, ma queste figure misurano la distanza tra noi e il nostro
inconscio e, con la loro bianchezza, con il loro apparente candore, sottolineano
il nostro essere irrazionale e la nostra appartenenza alla radice dell'ignoto.
Che siano dèe, streghe o bambine, stanno tutte raccolte in una nicchia di altera
inafferrabilità, eppur vissute, eppur segnate da una vita estranea e
farneticante, ma sempre inalterabili da alcunché di umano e di terreno.
Impenetrabili e indecifrabili, vegliano i nostri sogni inquieti, visitano le
nostre notti come succubi bisognosi di dedizione e di totale devozione, o come
visioni sublimi ma ingannevoli e non importa se irrompono dentro i nostri
pensieri come un incubo, perché esse portano con sé lo stigma della nuova
coscienza, della profonda lucidità psichica.
Come vere personificazioni del femminino esse incarnano la potenza immaginifica
dell’archetipo cui appartengono e che agisce su di noi con il potere
soverchiante dell’inconscio.
Sono sovrane del metaxy, del regno di mezzo, e come tali portano dietro di sé lo
strascico di una regalità severa ma scintillante, lasciando nel loro passaggio
tracce di numinose presenze, di strani fremiti della mente.
Così il realismo magico della Serenari ci pone subito in contatto con la nostra
alterità, e con le sue inquiete epifanie, con le sue inspiegabili immanenze,
rende il non-detto più gravoso e persistente di un grido.
E in quell’apparente immobilità che “muove”si agitano tutte le larvate forme
dell’immaginario, dal doppio al suo fantasma, e tutto ciò che non trova più
spazio né collocazione nella nostra limitata razionalità.
E come ogni archetipo anche il Femminino di Roberta Serenari , addita e ammicca
ad una salvezza, quella capacità illuminante di perdersi in qualcosa di eterno –
nella bellezza e nell'anima – senza dover e poter più ritornare come e ciò che
si era prima.
Roberta sa che ad ognuna delle sue figure, la musa dà la forma e che l'Angelo la
illumina,
ma non sa che ciò che anima questi personaggi, è al contempo la proiezione di
ciò che essa stessa possiede di più sfuggente ed enigmatico.
Maria Rita Montagnani
di Maria Rita Montagnani
Roberta Serenari è artista- pittrice di mondi paralleli e sotterranei, la cui
luce di sghembo ama ritagliare nel mistero le sue figure dalla chiara oscurità.
Figure femminili come icone del mondo al di là del mondo, ognuna delle quali è
un cesello d’ombra su un clamore di velluto.
Esse sono più propriamente, creature dell' "infanzia cosmica", ovvero quello
stato della mente che proietta una luce soffusa tra le opache ombre delle cose e
del mondo. Provengono dall'Albedo, quello stato nascente non tanto della
coscienza, bensì di quell'indefinibile irrealtà che diventa a poco a poco
visibilmente reale.
Non parlano, ci interrogano. Non dicono, ci ascoltano.
Ci attirano nel loro regno affinché possa farsi strada in noi la rischiarata
possibilità di una giovinezza eterna, di una perenne incontaminata bellezza.
Ultimo rifugio e conforto in un mondo sempre più offuscato e obnubilato dalla
mediocrità e da uno sconfortante materialismo.
La Serenari dipinge l'inconoscibile attraverso forme conosciute o che crediamo
di conoscere, ma queste figure misurano la distanza tra noi e il nostro
inconscio e, con la loro bianchezza, con il loro apparente candore, sottolineano
il nostro essere irrazionale e la nostra appartenenza alla radice dell'ignoto.
Che siano dèe, streghe o bambine, stanno tutte raccolte in una nicchia di altera
inafferrabilità, eppur vissute, eppur segnate da una vita estranea e
farneticante, ma sempre inalterabili da alcunché di umano e di terreno.
Impenetrabili e indecifrabili, vegliano i nostri sogni inquieti, visitano le
nostre notti come succubi bisognosi di dedizione e di totale devozione, o come
visioni sublimi ma ingannevoli e non importa se irrompono dentro i nostri
pensieri come un incubo, perché esse portano con sé lo stigma della nuova
coscienza, della profonda lucidità psichica.
Come vere personificazioni del femminino esse incarnano la potenza immaginifica
dell’archetipo cui appartengono e che agisce su di noi con il potere
soverchiante dell’inconscio.
Sono sovrane del metaxy, del regno di mezzo, e come tali portano dietro di sé lo
strascico di una regalità severa ma scintillante, lasciando nel loro passaggio
tracce di numinose presenze, di strani fremiti della mente.
Così il realismo magico della Serenari ci pone subito in contatto con la nostra
alterità, e con le sue inquiete epifanie, con le sue inspiegabili immanenze,
rende il non-detto più gravoso e persistente di un grido.
E in quell’apparente immobilità che “muove”si agitano tutte le larvate forme
dell’immaginario, dal doppio al suo fantasma, e tutto ciò che non trova più
spazio né collocazione nella nostra limitata razionalità.
E come ogni archetipo anche il Femminino di Roberta Serenari , addita e ammicca
ad una salvezza, quella capacità illuminante di perdersi in qualcosa di eterno –
nella bellezza e nell'anima – senza dover e poter più ritornare come e ciò che
si era prima.
Roberta sa che ad ognuna delle sue figure, la musa dà la forma e che l'Angelo la
illumina,
ma non sa che ciò che anima questi personaggi, è al contempo la proiezione di
ciò che essa stessa possiede di più sfuggente ed enigmatico.
Maria Rita Montagnani
07
maggio 2016
Roberta Serenari – Albedo
Dal 07 al 29 maggio 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA L’OTTAGONO
Bibbiano, Piazza Damiano Chiesa, 2, (Reggio Nell'emilia)
Bibbiano, Piazza Damiano Chiesa, 2, (Reggio Nell'emilia)
Orario di apertura
ogni sabato e domenica - 10,00-12,30 /
16,00-19,00
Aperture su appuntamento in giorni ed orari
Vernissage
7 Maggio 2016, h 18
Autore
Curatore