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Roberto Giglio – Crossing
CORSO440 presenta la prima personale dell’artista calabrese Roberto Giglio a cura di Eleonora De Filippis. Oltre 35 opere tra cui due di grande formato realizzate in occasione di questa mostra che vuole fare il punto sul linguaggio emozionale dell’artista calabrese.
Comunicato stampa
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La mostra, a cura di Eleonora De Filippis, è parte di un progetto più ampio che prevede una serie d’incontri con l’artista e architetti e una performance site specific da realizzare in collaborazione con i bambini.
La pittura raffinata e dolce di Roberto Giglio prende spunto dalle architetture, siano esse rinascimentali, barocche, razionaliste o contemporanee: scorci, linee, dettagli che l’artista, anch’egli formatosi come architetto, riesce a cogliere nella loro essenza e ad inserire in un’atmosfera vaporosa, talvolta onirica, sicuramente - di fatto - introspettiva.
Ecco che nel procedere Giglio focalizza la sua attenzione sul momento di passaggio, quello in cui l’immagine da reale diventa sempre più interiore raggiungendo - dal punto di vista formale - il limite dell’astrazione. Questo processo - sempre più centrale nella ricerca dell’artista - è il tema di questa mostra, che si propone di ascoltare queste opere e raccontare le sue emozioni attraverso un preciso percorso espositivo che si snoda attraverso le 6 sale a lui dedicate. Le opere hanno in comune un’atmosfera altra, architetture in attesa di costruirsi e disfarsi, segni sospesi, in bilico, tra elementi figurativi e immaginazione.
Nella sua produzione recente Giglio porta al limite il lento e meditato processo verso l’astrazione bloccandolo improvvisamente. Talvolta questo processo - racconta lo stesso artista – è impulsivo, automatico, talvolta è invece più sofferto, esitante. Giglio decostruisce la realtà ma non la abbandona mai del tutto perché – afferma – “offre ancora tanto, talvolta supera la fantasia”. Artista funamblo, Giglio, si espone sempre al pericolo, il pericolo del dettaglio che spesso abbandona solo dopo un lungo complesso processo.
Come nel 2010 – ad esempio - Giglio aveva cercato e fissato la luce nei volti delle donne e degli uomini della sua storia nel progetto a lui più caro dal titolo:“I Fantasmi di Badolato”, suo paese di origine, ora cerca nelle architetture contemporanee di Roma, sua città adottiva, quella luce interiore, che è pur sempre una luce di memoria. Edificio o persona che sia– afferma Giglio – il soggetto deve essere avvolto, accarezzato dalla luce e colto in quel preciso istante.
Suoi maestri l’acquarellista spagnolo Pedro Cano e il pittore americano Edward Hopper. Dal primo prende la sapienza e la raffinatezza del tocco, dal secondo l’abilità nel cogliere l’essenza della luce. Ed è proprio attraversando esperienze, studi, atmosfere con sapienza e onestà che Giglio raggiunge l’essenza del suo raffinato linguaggio pittorico.
La pittura raffinata e dolce di Roberto Giglio prende spunto dalle architetture, siano esse rinascimentali, barocche, razionaliste o contemporanee: scorci, linee, dettagli che l’artista, anch’egli formatosi come architetto, riesce a cogliere nella loro essenza e ad inserire in un’atmosfera vaporosa, talvolta onirica, sicuramente - di fatto - introspettiva.
Ecco che nel procedere Giglio focalizza la sua attenzione sul momento di passaggio, quello in cui l’immagine da reale diventa sempre più interiore raggiungendo - dal punto di vista formale - il limite dell’astrazione. Questo processo - sempre più centrale nella ricerca dell’artista - è il tema di questa mostra, che si propone di ascoltare queste opere e raccontare le sue emozioni attraverso un preciso percorso espositivo che si snoda attraverso le 6 sale a lui dedicate. Le opere hanno in comune un’atmosfera altra, architetture in attesa di costruirsi e disfarsi, segni sospesi, in bilico, tra elementi figurativi e immaginazione.
Nella sua produzione recente Giglio porta al limite il lento e meditato processo verso l’astrazione bloccandolo improvvisamente. Talvolta questo processo - racconta lo stesso artista – è impulsivo, automatico, talvolta è invece più sofferto, esitante. Giglio decostruisce la realtà ma non la abbandona mai del tutto perché – afferma – “offre ancora tanto, talvolta supera la fantasia”. Artista funamblo, Giglio, si espone sempre al pericolo, il pericolo del dettaglio che spesso abbandona solo dopo un lungo complesso processo.
Come nel 2010 – ad esempio - Giglio aveva cercato e fissato la luce nei volti delle donne e degli uomini della sua storia nel progetto a lui più caro dal titolo:“I Fantasmi di Badolato”, suo paese di origine, ora cerca nelle architetture contemporanee di Roma, sua città adottiva, quella luce interiore, che è pur sempre una luce di memoria. Edificio o persona che sia– afferma Giglio – il soggetto deve essere avvolto, accarezzato dalla luce e colto in quel preciso istante.
Suoi maestri l’acquarellista spagnolo Pedro Cano e il pittore americano Edward Hopper. Dal primo prende la sapienza e la raffinatezza del tocco, dal secondo l’abilità nel cogliere l’essenza della luce. Ed è proprio attraversando esperienze, studi, atmosfere con sapienza e onestà che Giglio raggiunge l’essenza del suo raffinato linguaggio pittorico.
15
maggio 2017
Roberto Giglio – Crossing
Dal 15 maggio al 25 settembre 2017
arte contemporanea
Location
CORSO440
Roma, Via Del Corso, 440, (Roma)
Roma, Via Del Corso, 440, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì al sabato ore 9-13 e 15-18. Ingresso solo su appuntamento
Vernissage
15 Maggio 2017, h 18.30 su invito
Autore
Curatore