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Roberto Kusterle – Lo sguardo negato
Fondazione 107 presenta Lo sguardo negato, mostra antologica di Roberto Kusterle articolata in nove cicli, a partire dai Riti del Corpo degli inizi anni ’90 per giungere all’ultima serie Morus Nigra, corpus inedito del 2015.
Comunicato stampa
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Lo sguardo negato è il titolo di questo percorso espositivo, che mette a fuoco una caratteristica dominante dei soggetti ritratti da Kusterle, hanno
tutti gli occhi chiusi, sono “impossibilitati di vedere“. Talvolta è una farfalla ad ostruire la visione, talaltra una piovra o una moltitudine di chioccioline o una maschera. L’uomo, sembra dirci l’artista, è affetto da una cecità oramai permanente, il senso maggiormente sollecitato e sviluppato nel nostro vivere quotidiano è anche il più condizionato. È un uomo che si è allontanato dall’ascoltare i propri sensi e si è incamminato in un
processo di separazione dalla natura pur essendone parte integrante.
Roberto Kusterle è un artista visionario, capace di restituire all’osservatore con un unico fotogramma il racconto di un film, mondi lontani dove l’inconscio ha il sopravvento.
L’artista crea installazioni con al centro l’uomo e il suo corpo, risultato di una ricerca personale, di elaborazioni complesse, raffinate, spesso di violento impatto concettuale, che utilizzano materiali sottratti alla natura. La scelta dei personaggi, l’ambientazione, le luci, la scenografia, il trucco; ogni dettaglio è curato meticolosamente dall’artista-regista con certosina pazienza e maestria.
L’immagine fissata dalla macchina è l’ultimo atto di un progetto e di una preparazione che possono durare mesi e talvolta anni; atto liberatorio di tutti gli altri momenti che lo hanno preceduto e punto di partenza per una nuova, lunga fase di elaborazione in camera oscura e talvolta con interventi di post produzione digitale. Il risultato finale è sempre di forte impatto visivo, soggetto ed ambiente racchiusi in una magica atmosfera
trasportano l’osservatore in altre dimensioni.
Collegando senza soluzione di continuità, entro la figura umana, altri ordini biologici, diversi ma non in contrasto, dà vita a figure archetipiche di una contemporaneità classica in cui il tempo sembra essere sospeso. Immagini che condensano idea e sogno, fantasia e realtà, mondo umano ed animale, organico e inorganico, vita e materia, inconscio e ancestrale.
Attraversando la profondità del mistero che origina la vita, Kusterle coglie il senso di spiritualità insito nell’essere umano così come in ciascun elemento della natura.
“Trasporto nel mio lavoro – l’affermazione è dell’artista – le sensazioni percepite quando mi inoltro nei boschi o lungo il fiume. Probabilmente se abitassi in una grande città queste cose non le coglierei”. “In qualche modo sono io il primo spettatore di me stesso e voglio continuare ad esserlo mantenendo la curiosità e lo stupore della ricerca”.
La mostra si snoda tra i 9 cicli prodotti in questi 25 anni di lavoro, si parte con Αναχρονος (2004-2006) e, in successione, Mutazione silente (2007-08), Segni di pietra (2011-12), Riti del corpo (1991-2014), ciclo che costituisce una sorta di contenitore tematico, dove l’autore ha riunito fotografie scattate in un tempo dilatato mantenendo il focus sul tema del corpo e della sua ibridazione. Si continua con Mutabiles Nymphae
(2009-10), I segni della metembiosi (2012-13), Abissi e basse maree (2013) e L’abbraccio del bosco (2014). A completare il percorso espositivo, Morus Nigra (2015) ultimo ciclo presentato in questa antologica per la prima volta.
Roberto Kusterle è nato nel 1948 a Gorizia. Dagli anni Settanta lavora nel campo della arti visive, dedicandosi sia alla pittura sia alle installazioni.
Dal 1988 inizia ad interessarsi alla fotografia che è diventato il suo principale mezzo espressivo.
tutti gli occhi chiusi, sono “impossibilitati di vedere“. Talvolta è una farfalla ad ostruire la visione, talaltra una piovra o una moltitudine di chioccioline o una maschera. L’uomo, sembra dirci l’artista, è affetto da una cecità oramai permanente, il senso maggiormente sollecitato e sviluppato nel nostro vivere quotidiano è anche il più condizionato. È un uomo che si è allontanato dall’ascoltare i propri sensi e si è incamminato in un
processo di separazione dalla natura pur essendone parte integrante.
Roberto Kusterle è un artista visionario, capace di restituire all’osservatore con un unico fotogramma il racconto di un film, mondi lontani dove l’inconscio ha il sopravvento.
L’artista crea installazioni con al centro l’uomo e il suo corpo, risultato di una ricerca personale, di elaborazioni complesse, raffinate, spesso di violento impatto concettuale, che utilizzano materiali sottratti alla natura. La scelta dei personaggi, l’ambientazione, le luci, la scenografia, il trucco; ogni dettaglio è curato meticolosamente dall’artista-regista con certosina pazienza e maestria.
L’immagine fissata dalla macchina è l’ultimo atto di un progetto e di una preparazione che possono durare mesi e talvolta anni; atto liberatorio di tutti gli altri momenti che lo hanno preceduto e punto di partenza per una nuova, lunga fase di elaborazione in camera oscura e talvolta con interventi di post produzione digitale. Il risultato finale è sempre di forte impatto visivo, soggetto ed ambiente racchiusi in una magica atmosfera
trasportano l’osservatore in altre dimensioni.
Collegando senza soluzione di continuità, entro la figura umana, altri ordini biologici, diversi ma non in contrasto, dà vita a figure archetipiche di una contemporaneità classica in cui il tempo sembra essere sospeso. Immagini che condensano idea e sogno, fantasia e realtà, mondo umano ed animale, organico e inorganico, vita e materia, inconscio e ancestrale.
Attraversando la profondità del mistero che origina la vita, Kusterle coglie il senso di spiritualità insito nell’essere umano così come in ciascun elemento della natura.
“Trasporto nel mio lavoro – l’affermazione è dell’artista – le sensazioni percepite quando mi inoltro nei boschi o lungo il fiume. Probabilmente se abitassi in una grande città queste cose non le coglierei”. “In qualche modo sono io il primo spettatore di me stesso e voglio continuare ad esserlo mantenendo la curiosità e lo stupore della ricerca”.
La mostra si snoda tra i 9 cicli prodotti in questi 25 anni di lavoro, si parte con Αναχρονος (2004-2006) e, in successione, Mutazione silente (2007-08), Segni di pietra (2011-12), Riti del corpo (1991-2014), ciclo che costituisce una sorta di contenitore tematico, dove l’autore ha riunito fotografie scattate in un tempo dilatato mantenendo il focus sul tema del corpo e della sua ibridazione. Si continua con Mutabiles Nymphae
(2009-10), I segni della metembiosi (2012-13), Abissi e basse maree (2013) e L’abbraccio del bosco (2014). A completare il percorso espositivo, Morus Nigra (2015) ultimo ciclo presentato in questa antologica per la prima volta.
Roberto Kusterle è nato nel 1948 a Gorizia. Dagli anni Settanta lavora nel campo della arti visive, dedicandosi sia alla pittura sia alle installazioni.
Dal 1988 inizia ad interessarsi alla fotografia che è diventato il suo principale mezzo espressivo.
10
marzo 2016
Roberto Kusterle – Lo sguardo negato
Dal 10 marzo al primo maggio 2016
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE 107
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Biglietti
Ingresso: 8 euro; ridotto (dai 13 ai 18 anni) 5 euro
Ingresso gratuito sino ai 12 anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte - Visite guidate su prenotazione e tutte le domeniche alle ore 17
Orario di apertura
da giovedì a domenica 14-19
Vernissage
10 Marzo 2016, ore 18.00
Autore
Curatore