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Roberto Tonon / Ezio Favrin
Si percepisce subito un fremito, un gesto rapido di vitalità. E’ come cogliere la bellezza transitoria di un fiore sbocciato o l’odore dell’erba appena tagliata mentre il sole tramonta lontano, dietro i profili di una rocca medievale. I colori, nelle più diverse tonalità, riempiono lo spazio.
Comunicato stampa
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ROBERTO TONON – Un respiro dentro la materia
di GABRIELLA NIERO
Conciliare natura e geometria, suggestioni arcaiche e sintesi contemporanee, ordine mentale ed organicità della materia. Dar vita a un punto d'incontro, a una fusione etica ed estetica tutta particolare. E' questo il profilo stilistico di Roberto Tonon, uno scultore animato da un senso puro dell'espressione umana. Le sue figure lignee ne sono la diretta testimonianza, rappresentazioni ieratiche appena abbozzate da lievi tocchi di scalpello che conservano tutto il fascino e la bellezza di antiche korai. Oltre l'epidermide si percepisce un sottile fremito, lievi vibrazioni che trasfigurano dolci pose formali. Tutto è dentro la materia, si scoprono le varianti emotive di un respiro umano, un sussurro impercettibile che modula le suggestioni del profondo ovvero dell'anima. La grafia stilistica ne segue le movenze, nel senso che il segno usato dall'autore è calibrato, impostato su mirate colpeggiature per rendere tutta la poesia di un volto o l'eleganza di un corpo. A tratti poi la dimensione plastica è visionaria, sognante, sospesa tra mito e contemporaneità, vissuta nelle nervature del legno quasi a rivelare il sentimento più profondo della natura e quindi della vita. La materia scabra coincide con l'epidermide, la linfa vitale freme sotto il battito pulsante dell'esistenza. E' un tutt'uno, un ductus scultoreo morbido che segue le modulazioni interne ed esterne del corpo. Basta osservare ogni pezzo da vicino, cogliendone l'aspetto plastico: si dipanano gradatamente esperienze estatiche ed implicazioni sentimentali, stati d'animo e ricordi romantici che rimangono rappresi nel tono variabile del legno, nei dettagli appena tracciati come nelle lievi torsioni del capo o nella costruzione armoniosa dell'insieme. Ogni particolare appare e dispare fra le compatte asperità della superficie, si adombra o si staglia nella luminosità spaziale scelta dall'autore.
La scultura di Roberto Tonon è quindi tramite di un momento di riflessione sulle componenti dell'animo umano; la meditazione si trasforma in un modellato sinuoso, leggermente allungato verso l'alto, a volte patinato da raffinate cromie. E' una poetica chiara in perfetto equilibrio tra stile e contenuto. Egli imprime alle sue "creature" un senso di armonia classica ovvero affida a ognuna la misura ideale della bellezza. Ne percepisce però anche le tensioni, rivela i rapporti complessi fra l'ideazione artistica e l'incognita del mondo interiore. La dialettica ci affascina, un prezioso accordo tra figurazione e astrazione, tra lirismo e memoria, coinvolge i nostri pensieri in un momento magico. Silenziose ed avvolte nel mistero queste figure fanno parte di noi.
ROBERTO TONON nasce a Povegliano (TV) nel 1965. Vive e lavora a Padova. Non ancora maggiorenne conosce lo scultore e scrittore Mauro Corona. Ne rimane affascinato, tanto da seguire il suo lavoro per tre anni nella valle del Vajont. A Treviso segue i corsi di disegno nell'atelier di Lino Epifani, approfondendo l'anatomia. Dopo la laurea in lettere ad indirizzo artistico, si dedica totalmente alla scultura e all'insegnamento. Numerose le esposizioni ed i simposi di scultura, nazionali e internazionali.
EZIO FAVRIN – L'improvviso fremito del colore
di GABRIELLA NIERO
Si percepisce subito un fremito, un gesto rapido di vitalità. E' come cogliere la bellezza transitoria di un fiore sbocciato o l'odore dell'erba appena tagliata mentre il sole tramonta lontano, dietro i profili di una rocca medievale. I colori, nelle più diverse tonalità, riempiono lo spazio. Lo sguardo comincia a raccogliere emozioni, emerge plasticamente dal fondo una collina pedemontana, un vecchio casolare o un fienile abbandonato, la terra è solcata dalla scansione geometrica dei vitigni. Si sente un'anima pulsante, lo slancio verso la vita. Nei paesaggi di Ezio Favrin è facile immergersi nella bellezza più autentica della materia, il colore si raggruma e si dilata, segue i rami sinuosi degli alberi o si addensa sui tetti delle case. E' come un magma che avvolge la visione, è aria, cielo, la natura nelle sue più diverse gradazioni, dai gialli, ai rossi, agli azzurri e verdi. Ezio Favrin ci offre un'interpretazione del paesaggio forte ed energica. La sua pittura si fa gradatamente elegiaca e gestuale, materica ma anche dipanata nell'atmosfera mantenendosi sempre fedele a qualcosa che nasce dal di dentro: un sentimento di rispetto per il paesaggio, una fusione totale con la natura che pervade i moti più intensi dell'anima. E' un esperienza primitiva che talvolta si accentra in suggestive definizioni espressioniste, nutrite cioè di un gusto che nasce da una meditazione importante sull'ambiente che si sta modificando. Favrin imprime alle sue immagini un vigore che gradatamente sembra spegnersi, nella realtà, sotto il peso dei mutamenti ambientali. Anzi definisce il paesaggio "un'utopia moderna", una dimensione di pura armonia che tende a sparire ma che la sua pittura trasfigura ancora come risonanza di una gioia interiore. Il continuo fluire delle atmosfere naturali, gli spazi del lavoro contadino, il ricordo vivo delle tradizioni rurali vengono concentrate in un'esperienza che è soprattutto emotiva. La luminosa intensità dei toni, le pennellate dinamiche, i tersi orizzonti si sommano in un'espressione che si fa poesia , cioè esce dalla descrizione per diventare riflesso dello spirito. Ezio Favrin coglie il fascino di luoghi mai dimenticati, si sofferma sulla purezza di certe atmosfere -come l'indimenticabile controluce a Monfumo- oppure avvolge di mistero un cancello chiuso ai margini di un'area coltivata. L'autore accende di bagliori tutto ciò che appartiene alla sua esperienza e quindi i luoghi conosciuti, visti e trasformati dal dato cromatico, s'imprimono di una solarità che ci avvolge. La sua immediatezza rende brioso ogni soggetto e s'innesta in un discorso importante sul valore morale della natura, sull'incontro armonioso fra l'uomo e l'ambiente accompagnato dal dolce ritmo delle stagioni. L'istinto puro dell'esistenza ci conduce verso un'arte straniante carica di speranza.
EZIO FAVRIN nasce ad Altivole (TV) nel 1951, dove attualmente risiede e lavora. Trascorre l'infanzia presso il mulino del padre, dove, unendo il lavoro al diletto, apprende importanti abilità manuali. L'incontro con la pittura avviene all'età di diciotto anni grazie all'insegnamento del pittore Federico Polo (Tito) di Asolo. Nel 1974 tiene la prima personale a Bassano del Grappa (VI) presso la Galleria d'arte "San Marco". Numerose le sue esposizioni in Veneto.
di GABRIELLA NIERO
Conciliare natura e geometria, suggestioni arcaiche e sintesi contemporanee, ordine mentale ed organicità della materia. Dar vita a un punto d'incontro, a una fusione etica ed estetica tutta particolare. E' questo il profilo stilistico di Roberto Tonon, uno scultore animato da un senso puro dell'espressione umana. Le sue figure lignee ne sono la diretta testimonianza, rappresentazioni ieratiche appena abbozzate da lievi tocchi di scalpello che conservano tutto il fascino e la bellezza di antiche korai. Oltre l'epidermide si percepisce un sottile fremito, lievi vibrazioni che trasfigurano dolci pose formali. Tutto è dentro la materia, si scoprono le varianti emotive di un respiro umano, un sussurro impercettibile che modula le suggestioni del profondo ovvero dell'anima. La grafia stilistica ne segue le movenze, nel senso che il segno usato dall'autore è calibrato, impostato su mirate colpeggiature per rendere tutta la poesia di un volto o l'eleganza di un corpo. A tratti poi la dimensione plastica è visionaria, sognante, sospesa tra mito e contemporaneità, vissuta nelle nervature del legno quasi a rivelare il sentimento più profondo della natura e quindi della vita. La materia scabra coincide con l'epidermide, la linfa vitale freme sotto il battito pulsante dell'esistenza. E' un tutt'uno, un ductus scultoreo morbido che segue le modulazioni interne ed esterne del corpo. Basta osservare ogni pezzo da vicino, cogliendone l'aspetto plastico: si dipanano gradatamente esperienze estatiche ed implicazioni sentimentali, stati d'animo e ricordi romantici che rimangono rappresi nel tono variabile del legno, nei dettagli appena tracciati come nelle lievi torsioni del capo o nella costruzione armoniosa dell'insieme. Ogni particolare appare e dispare fra le compatte asperità della superficie, si adombra o si staglia nella luminosità spaziale scelta dall'autore.
La scultura di Roberto Tonon è quindi tramite di un momento di riflessione sulle componenti dell'animo umano; la meditazione si trasforma in un modellato sinuoso, leggermente allungato verso l'alto, a volte patinato da raffinate cromie. E' una poetica chiara in perfetto equilibrio tra stile e contenuto. Egli imprime alle sue "creature" un senso di armonia classica ovvero affida a ognuna la misura ideale della bellezza. Ne percepisce però anche le tensioni, rivela i rapporti complessi fra l'ideazione artistica e l'incognita del mondo interiore. La dialettica ci affascina, un prezioso accordo tra figurazione e astrazione, tra lirismo e memoria, coinvolge i nostri pensieri in un momento magico. Silenziose ed avvolte nel mistero queste figure fanno parte di noi.
ROBERTO TONON nasce a Povegliano (TV) nel 1965. Vive e lavora a Padova. Non ancora maggiorenne conosce lo scultore e scrittore Mauro Corona. Ne rimane affascinato, tanto da seguire il suo lavoro per tre anni nella valle del Vajont. A Treviso segue i corsi di disegno nell'atelier di Lino Epifani, approfondendo l'anatomia. Dopo la laurea in lettere ad indirizzo artistico, si dedica totalmente alla scultura e all'insegnamento. Numerose le esposizioni ed i simposi di scultura, nazionali e internazionali.
EZIO FAVRIN – L'improvviso fremito del colore
di GABRIELLA NIERO
Si percepisce subito un fremito, un gesto rapido di vitalità. E' come cogliere la bellezza transitoria di un fiore sbocciato o l'odore dell'erba appena tagliata mentre il sole tramonta lontano, dietro i profili di una rocca medievale. I colori, nelle più diverse tonalità, riempiono lo spazio. Lo sguardo comincia a raccogliere emozioni, emerge plasticamente dal fondo una collina pedemontana, un vecchio casolare o un fienile abbandonato, la terra è solcata dalla scansione geometrica dei vitigni. Si sente un'anima pulsante, lo slancio verso la vita. Nei paesaggi di Ezio Favrin è facile immergersi nella bellezza più autentica della materia, il colore si raggruma e si dilata, segue i rami sinuosi degli alberi o si addensa sui tetti delle case. E' come un magma che avvolge la visione, è aria, cielo, la natura nelle sue più diverse gradazioni, dai gialli, ai rossi, agli azzurri e verdi. Ezio Favrin ci offre un'interpretazione del paesaggio forte ed energica. La sua pittura si fa gradatamente elegiaca e gestuale, materica ma anche dipanata nell'atmosfera mantenendosi sempre fedele a qualcosa che nasce dal di dentro: un sentimento di rispetto per il paesaggio, una fusione totale con la natura che pervade i moti più intensi dell'anima. E' un esperienza primitiva che talvolta si accentra in suggestive definizioni espressioniste, nutrite cioè di un gusto che nasce da una meditazione importante sull'ambiente che si sta modificando. Favrin imprime alle sue immagini un vigore che gradatamente sembra spegnersi, nella realtà, sotto il peso dei mutamenti ambientali. Anzi definisce il paesaggio "un'utopia moderna", una dimensione di pura armonia che tende a sparire ma che la sua pittura trasfigura ancora come risonanza di una gioia interiore. Il continuo fluire delle atmosfere naturali, gli spazi del lavoro contadino, il ricordo vivo delle tradizioni rurali vengono concentrate in un'esperienza che è soprattutto emotiva. La luminosa intensità dei toni, le pennellate dinamiche, i tersi orizzonti si sommano in un'espressione che si fa poesia , cioè esce dalla descrizione per diventare riflesso dello spirito. Ezio Favrin coglie il fascino di luoghi mai dimenticati, si sofferma sulla purezza di certe atmosfere -come l'indimenticabile controluce a Monfumo- oppure avvolge di mistero un cancello chiuso ai margini di un'area coltivata. L'autore accende di bagliori tutto ciò che appartiene alla sua esperienza e quindi i luoghi conosciuti, visti e trasformati dal dato cromatico, s'imprimono di una solarità che ci avvolge. La sua immediatezza rende brioso ogni soggetto e s'innesta in un discorso importante sul valore morale della natura, sull'incontro armonioso fra l'uomo e l'ambiente accompagnato dal dolce ritmo delle stagioni. L'istinto puro dell'esistenza ci conduce verso un'arte straniante carica di speranza.
EZIO FAVRIN nasce ad Altivole (TV) nel 1951, dove attualmente risiede e lavora. Trascorre l'infanzia presso il mulino del padre, dove, unendo il lavoro al diletto, apprende importanti abilità manuali. L'incontro con la pittura avviene all'età di diciotto anni grazie all'insegnamento del pittore Federico Polo (Tito) di Asolo. Nel 1974 tiene la prima personale a Bassano del Grappa (VI) presso la Galleria d'arte "San Marco". Numerose le sue esposizioni in Veneto.
04
maggio 2008
Roberto Tonon / Ezio Favrin
Dal 04 al 24 maggio 2008
arte contemporanea
Location
CASTELLANO ARTE CONTEMPORANEA
Castelfranco Veneto, Via Roma, 38, (Treviso)
Castelfranco Veneto, Via Roma, 38, (Treviso)
Orario di apertura
Martedì-sabato: 10-13 / 16-19.30. Domenica su appuntamento
Vernissage
4 Maggio 2008, ore 11,00
Autore