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Rodrigo Blanco – Fin laggiù Superficie e origine dei sogni
Una mostra che già si presenta prima di visitarla. È dietro l’angolo, ma non già il più vicino, bensì dietro ogni possibile angolo, ed è raggiungibile da infiniti punti. Come le combinazioni di un token. La dittatura del linguaggio infinito.
Comunicato stampa
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Fin laggiù è un’esortazione a guardare lontano, ma anche sotto.
Nella dimensione tra analisi formale e diagnosi dei segni all’interno del quadro, l’impegno conoscitivo e filosofico lascia il posto ad una dimensione che accoglie le dinamiche dell’immaginazione creatrice. L’artista si abbandona al segno e cede alla danza. Ma i piani si mescolano e, quando d’improvviso fanno capolino dei tratti alfabetici, come stanghette di un linguaggio primordiale cuneiforme e cumulativo, questi diventano potenti generatori di astrazioni.
Ma se la pittura è storia dello sguardo fissato nel supporto, è nella coscienza della sua infinita impossibilità di essere esaustiva che si realizza la coscienza della meravigliosa ignoranza di ogni estetica. La conoscenza può passare allora per il rifugio nella non avventura. La disavventura del rimanere fermi diventa l’eroica rampa di lancio per una dimensione interiore e ferocemente mutilata.
“Siamo pittori nella misura di Morandi. Stiamo dentro casa.”
Dal Passetto Rodrigo Blanco osserva l’Adriatico che feconda l’Italia.
Nelle viuzze della città, il dialetto anconetano, la durezza, l’espressività dorica esibita si traduce in un’immobilità estetica che interroga in “segreto” il moto delle cose. È tutto un misterioso farsi opera, dove il pittore si ingegna a fissare un linguaggio che restituisca il potere ingenuo del dipingere. Il viaggio impone la sua retorica. Chi è in giro guarda sé stesso muoversi e non il mondo, perché è nella stasi che le distanze si compiono realmente, sotto la pressione e l’urgenza di quella forza devastante che va sotto il nome di nostalgia, il dolore dei ritorni.
Fin laggiù è dunque un fin quaggiù. È un “da qui” fermo, immobile, dove tutto intorno è un mare del non sapere. Un mare del desiderio. Un’isola di fuoriusciti, di salvati, di storpi rituali. Affiora un immaginario da Signore delle Mosche. Si intravedono Schifano e Bacon in un bar miraggio con Peter Brook e Matisse. Il pensiero fisso della morte torna a parlare in chiaro. L’istinto di sopravvivenza delimita il campo di azione delle nostre indagini e svela in altro modo il suo enorme conflitto di interessi con la ricerca della conoscenza.
“Per mettermi a dipingere mi spinge una confortevole idea di neutralizzazione. Una energia che permette di riammettere la condizione del tempo in quanto partitura di segni. Un varco di istanti eterni visibili. “
Sono i fantasmi che indagano il corpo sognante e non il contrario. Inerme, il corposi fa analizzare dal sogno. (Fabio Vito Lacertosa)
Nella dimensione tra analisi formale e diagnosi dei segni all’interno del quadro, l’impegno conoscitivo e filosofico lascia il posto ad una dimensione che accoglie le dinamiche dell’immaginazione creatrice. L’artista si abbandona al segno e cede alla danza. Ma i piani si mescolano e, quando d’improvviso fanno capolino dei tratti alfabetici, come stanghette di un linguaggio primordiale cuneiforme e cumulativo, questi diventano potenti generatori di astrazioni.
Ma se la pittura è storia dello sguardo fissato nel supporto, è nella coscienza della sua infinita impossibilità di essere esaustiva che si realizza la coscienza della meravigliosa ignoranza di ogni estetica. La conoscenza può passare allora per il rifugio nella non avventura. La disavventura del rimanere fermi diventa l’eroica rampa di lancio per una dimensione interiore e ferocemente mutilata.
“Siamo pittori nella misura di Morandi. Stiamo dentro casa.”
Dal Passetto Rodrigo Blanco osserva l’Adriatico che feconda l’Italia.
Nelle viuzze della città, il dialetto anconetano, la durezza, l’espressività dorica esibita si traduce in un’immobilità estetica che interroga in “segreto” il moto delle cose. È tutto un misterioso farsi opera, dove il pittore si ingegna a fissare un linguaggio che restituisca il potere ingenuo del dipingere. Il viaggio impone la sua retorica. Chi è in giro guarda sé stesso muoversi e non il mondo, perché è nella stasi che le distanze si compiono realmente, sotto la pressione e l’urgenza di quella forza devastante che va sotto il nome di nostalgia, il dolore dei ritorni.
Fin laggiù è dunque un fin quaggiù. È un “da qui” fermo, immobile, dove tutto intorno è un mare del non sapere. Un mare del desiderio. Un’isola di fuoriusciti, di salvati, di storpi rituali. Affiora un immaginario da Signore delle Mosche. Si intravedono Schifano e Bacon in un bar miraggio con Peter Brook e Matisse. Il pensiero fisso della morte torna a parlare in chiaro. L’istinto di sopravvivenza delimita il campo di azione delle nostre indagini e svela in altro modo il suo enorme conflitto di interessi con la ricerca della conoscenza.
“Per mettermi a dipingere mi spinge una confortevole idea di neutralizzazione. Una energia che permette di riammettere la condizione del tempo in quanto partitura di segni. Un varco di istanti eterni visibili. “
Sono i fantasmi che indagano il corpo sognante e non il contrario. Inerme, il corposi fa analizzare dal sogno. (Fabio Vito Lacertosa)
04
novembre 2023
Rodrigo Blanco – Fin laggiù Superficie e origine dei sogni
Dal 04 al 19 novembre 2023
arte contemporanea
Location
Associazione Culturale Galleria Papini
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (AN)
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (AN)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 17,30 - 19,30
Vernissage
4 Novembre 2023, ore 18.00
Autore
Curatore
Autore testo critico
Patrocini