L’uscita del libro di Paolo Portoghesi dal titolo «Roma barocca», nel lontano 1966, portò l’attenzione sulla complessità del secolo successivo al grande Cinquecento dominato dalla figura di Michelangelo. Già Manfredo Tafuri analizzando l’opera di Michelangelo trovava elementi di discontinuità e d’incertezze nelle sue architetture che preannunciavano il secolo successivo. Da Piazza del Popolo fino al Palazzo del Quirinale, da una parte, e San Pietro dall’altra, innestandosi sulla viabilità di Sisto V, si è sviluppato il quartiere barocco di Roma. Dal primo Seicento alla metà del Settecento, Roma è stata la capitale architettonica del mondo occidentale contrapponendo la libertà della ricerca artistica all’immobilismo di una società resistente ad ogni trasformazione.
E’ un’architettura sensibile al mondo dei sentimenti e delle passioni, improntata a una religiosità spinta verso l’esterno o, diametralmente all’opposto, verso un’interiorità in cui l’estasi o il piacere sensuale si mischia ad odio e rivalità. Una ricerca di libertà formale che si contrappone ad una perdita di funzioni e spesso di ruoli sociali.
La mostra chiede ai pittori che partecipano alla collettiva un’interpretazione larga del barocco a Roma, senza limiti di stile o di tecniche, anche attualizzando, sapendo che gli artisti trovano sempre qualcosa d’interessante con un punto di vista particolare.