Roos Eelman mette in scena lo spettacolo della sensualità di cose e corpi, e lo fa oscillando consapevolmente tra sottrazione e addizione. L’artista olandese sottrae, infatti, forma al disegno delle strutture figurative di partenza, cancellando ogni riferimento percettivo comune per aggiungere poi, attraverso una liberazione segnica – a volte controllata, a volte furiosa – concrezioni, sedimenti che sono rimodellati in nuove figure oppure lasciati a dispiegarsi in un denso, acceso tessuto cromatico che fa precipitare l’occhio in uno spazio di pura possibilità.



In questo spazio, Eelman afferma una poetica informale che indaga la differenza derivante da un punto di vista altro rispetto al modo comune d’intendere le cose e i corpi stessi, donandoci in questo modo l’occasione di farne esperienza in un gioco visivo che, come una lieve e ironica domanda, apre lentamente la loro superficie per lasciare emergere la potenza evocativa dell’allusione, del sussurro e della sospensione nella sincronica coincidenza del loro evento.