Il titolo della mostra è ispirato all'autorevole lavoro di Norman Bryson sul tema della natura morta. Spesso non facciamo caso a oggetti vicini a noi o di uso quotidiano. Troviamo normale, ad esempio, comprare e gettare via un'incredibile quantità di imballaggi, soprattutto quelli in plastica utilizzati nell'industria alimentare. Di fatto, però, possiamo considerarli come elementi di una moderna natura morta, o come fossili del futuro. L'ironia di tale duplicità risiede nel nostro rapporto di odio-amore con gli imballaggi in plastica. La mostra dà risalto sia alla bellezza che alla bruttezza del rifiuto, cogliendo, ad esempio, l'attimo in cui, da elegante contenitore per l'acqua, una bottiglia si trasforma in sgradevole immondizia.
Le sculture presentate in questa mostra sono state realizzate, perlopiù, utilizzando bottiglie di plastica raccolte a Roma e all'estero. Non essendo biodegradabili, a meno che non vengano riciclate, le bottiglie sono l'emblema dell'inquinamento da rifiuti. Una delle opere è una colonna alta tre metri, costruita interamente con luci, bottiglie di plastica usate, acqua e colore. È intitolata “Il timore di futuri nemici esilia la gioia dal mio presente”, un verso tratto da una poesia di Elisabetta I d'Inghilterra. Descrive i dubbi e i timori per il futuro del nostro pianeta. Le altre opere sono nature morte su scaffali a parete e fotografie di nature morte. Nel mio lavoro, cerco di sottolineare il valore autonomo della natura morta come forma d'arte. L'importanza tutta speciale delle nature morte consiste, a mio avviso, nella loro rappresentazione di oggetti del quotidiano normalmente “inosservati”, così come nell'interpretazione che l’artista dà all’ambiente circostante.