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Rosanna Bianchi – Tradizione popolare e design
Mostra personale
Comunicato stampa
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Nell’ambito di un rinnovato interesse del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza nei confronti del design, e quindi di una delle più interessanti declinazioni industriali della ceramica, sono state organizzate mostre dedicate ai più significativi protagonisti di questa vicenda. Nel 2007-2008 si è tenuta la mostra dedicata ad Ambrogio Pozzi, nel 2008-2009 quella su Franco Bucci e i primi anni del Laboratorio Pesaro, nel 2009-2010 quelle su Antonia Campi e Ugo la Pietra. Si tratta di figure emergenti di una vicenda che, nel secondo dopoguerra, ha visto il nostro Paese guadagnare un ruolo di primaria importanza nel panorama progettuale internazionale.
Rosanna Bianchi si iscrive al Liceo Artistico di Brera a quattordici anni, nel 1943, e, poi, alla stessa Accademia dove ha per maestri Carlo Carrà e Mauro Reggiani. Tutto intorno la Milano della guerra e, soprattutto, del dopoguerra: una città distrutta ma incredibilmente effervescente nel desiderio di recuperare il tempo perduto. Sono gli anni del bar Craja rinnovatosi come caffè letterario e del bar Giamaica dove si incontrano, tra gli altri, Carlo Cardazzo, Ernesto Nathan Rogers, Lucio Fontana, Marco Zanuso, Camilla Cederna, Ugo Mulas, Emilio Tadini, Alik Cavaliere, Renato Birolli, Milena Milani, Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Rinasce il Teatro alla Scala e nascono i designers.
Le occasioni sono molte perché a Milano c’è la più alta concentrazione nazionale di testate editoriali e giornalistiche, c’è una tradizione di insegnamento, c’è un campo pubblicitario in espansione, c’è la Fiera Campionaria e c’è la Triennale. In questo milieu Rosanna Bianchi si muove a proprio agio e alcuni dei futuri protagonisti della scena italiana diverranno suoi amici e, anche, collaboratori. Conosce Lucio Fontana, Aldo Ballo, Dario Fo, Arnaldo Pomodoro e Bobo Piccoli che sposerà nel 1965. La via dell’arte poteva essere, con queste premesse, un destino annunciato ma Rosanna Bianchi sceglie la ceramica e, tra le tante possibilità che questa forma di espressione offre, la sua declinazione d'uso e popolare.
Nelle forme scandinave, che vede alla Triennale del 1951, la giovane Bianchi scopre un basico sentire che, secondo lei, affonda nella più antica tradizione mediterranea. Forme semplici e immuni da pressioni contemporanee che la inducono a un confronto la tradizione popolare. E’ l’Italia delle botteghe superstiti dove un antico mestiere aveva mantenuto saperi e manualità ormai in via di esaurimento. Nei paesi scandinavi, Rosanna Bianchi viaggerà per tre anni al fine di scandagliare lo straordinario fenomeno di una diffusa cultura progettuale ben saldata ad aspetti economici, politici e sociali. Visita manifatture come Gustavsberg e Arabia, scopre le alte temperature. Senza contare le tappe in Germania, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Austria, Francia, Spagna, Svizzera, Olanda e Belgio.
A Milano, viene introdotta nello staff della Rinascente e in quello dell’ENAPI. Intanto sono usciti i pezzi unici o le piccole serie di Intime geometrie (1952-56) e degli Albarelli (1957-58). Quello con l’ENAPI (1957-1963) è un fidanzamento felice. Il vecchio, glorioso ente è ormai agli sgoccioli ma il suo progetto di un rinnovamento sul solco della tradizione non manca di affascinare. Per un’artista che aveva saputo intrecciare antichi mestieri con i segni della contemporaneità (ricerca segnica e gestuale) si tratta di una via che apre ad affascinanti orizzonti. Tra questi un lavoro sperimentale di gruppo che, sotto il segno di una vera e propria ricerca etno-antropologica, la porta nelle più remote contrade dove è ancora tangibile e respirabile il lungo corso della storia.
E’ il Grand Tour di Rosanna Bianchi nelle fornaci di mastro Zizì Tritapepe in Abruzzo, di mastro Litterio Jacchetta nelle Madonie in Sicilia, dei mastri Fabiani a Fratterosa nelle Marche, di mastro Romeo in Lombardia. A Santo Stefano di Camastra soggiornerà a lungo e, a volte, dormirà nei retrobottega. Lavora a Lanciano, a Fratterosa, a Montefiore Conca. Ancora più felice è il matrimonio (1958-1983) con la Galleria Il Sestante di Marisa e Lina Villa coadiuvate dall'architetto Alberto Scarzella.
Dagli anni Ottanta Rosanna Bianchi si è sempre più dedicata a un lavoro da artista utilizzando piccole masse di porcellana che, avvolte con leggeri fili di cotone colorato.
Rosanna Bianchi si iscrive al Liceo Artistico di Brera a quattordici anni, nel 1943, e, poi, alla stessa Accademia dove ha per maestri Carlo Carrà e Mauro Reggiani. Tutto intorno la Milano della guerra e, soprattutto, del dopoguerra: una città distrutta ma incredibilmente effervescente nel desiderio di recuperare il tempo perduto. Sono gli anni del bar Craja rinnovatosi come caffè letterario e del bar Giamaica dove si incontrano, tra gli altri, Carlo Cardazzo, Ernesto Nathan Rogers, Lucio Fontana, Marco Zanuso, Camilla Cederna, Ugo Mulas, Emilio Tadini, Alik Cavaliere, Renato Birolli, Milena Milani, Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Rinasce il Teatro alla Scala e nascono i designers.
Le occasioni sono molte perché a Milano c’è la più alta concentrazione nazionale di testate editoriali e giornalistiche, c’è una tradizione di insegnamento, c’è un campo pubblicitario in espansione, c’è la Fiera Campionaria e c’è la Triennale. In questo milieu Rosanna Bianchi si muove a proprio agio e alcuni dei futuri protagonisti della scena italiana diverranno suoi amici e, anche, collaboratori. Conosce Lucio Fontana, Aldo Ballo, Dario Fo, Arnaldo Pomodoro e Bobo Piccoli che sposerà nel 1965. La via dell’arte poteva essere, con queste premesse, un destino annunciato ma Rosanna Bianchi sceglie la ceramica e, tra le tante possibilità che questa forma di espressione offre, la sua declinazione d'uso e popolare.
Nelle forme scandinave, che vede alla Triennale del 1951, la giovane Bianchi scopre un basico sentire che, secondo lei, affonda nella più antica tradizione mediterranea. Forme semplici e immuni da pressioni contemporanee che la inducono a un confronto la tradizione popolare. E’ l’Italia delle botteghe superstiti dove un antico mestiere aveva mantenuto saperi e manualità ormai in via di esaurimento. Nei paesi scandinavi, Rosanna Bianchi viaggerà per tre anni al fine di scandagliare lo straordinario fenomeno di una diffusa cultura progettuale ben saldata ad aspetti economici, politici e sociali. Visita manifatture come Gustavsberg e Arabia, scopre le alte temperature. Senza contare le tappe in Germania, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Austria, Francia, Spagna, Svizzera, Olanda e Belgio.
A Milano, viene introdotta nello staff della Rinascente e in quello dell’ENAPI. Intanto sono usciti i pezzi unici o le piccole serie di Intime geometrie (1952-56) e degli Albarelli (1957-58). Quello con l’ENAPI (1957-1963) è un fidanzamento felice. Il vecchio, glorioso ente è ormai agli sgoccioli ma il suo progetto di un rinnovamento sul solco della tradizione non manca di affascinare. Per un’artista che aveva saputo intrecciare antichi mestieri con i segni della contemporaneità (ricerca segnica e gestuale) si tratta di una via che apre ad affascinanti orizzonti. Tra questi un lavoro sperimentale di gruppo che, sotto il segno di una vera e propria ricerca etno-antropologica, la porta nelle più remote contrade dove è ancora tangibile e respirabile il lungo corso della storia.
E’ il Grand Tour di Rosanna Bianchi nelle fornaci di mastro Zizì Tritapepe in Abruzzo, di mastro Litterio Jacchetta nelle Madonie in Sicilia, dei mastri Fabiani a Fratterosa nelle Marche, di mastro Romeo in Lombardia. A Santo Stefano di Camastra soggiornerà a lungo e, a volte, dormirà nei retrobottega. Lavora a Lanciano, a Fratterosa, a Montefiore Conca. Ancora più felice è il matrimonio (1958-1983) con la Galleria Il Sestante di Marisa e Lina Villa coadiuvate dall'architetto Alberto Scarzella.
Dagli anni Ottanta Rosanna Bianchi si è sempre più dedicata a un lavoro da artista utilizzando piccole masse di porcellana che, avvolte con leggeri fili di cotone colorato.
13
marzo 2010
Rosanna Bianchi – Tradizione popolare e design
Dal 13 marzo al 30 maggio 2010
design
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arte contemporanea
arti decorative e industriali
Location
MIC – MUSEO INTERNAZIONALE DELLE CERAMICHE
Faenza, Viale Alfredo Baccarini, 19, (Ravenna)
Faenza, Viale Alfredo Baccarini, 19, (Ravenna)
Vernissage
13 Marzo 2010, ore 17.30
Autore
Curatore