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Salvatore (1875-1955) e Francesco (1910 – 1981) Romano Antiquari a Firenze
Un secolo di attività a Palazzo Magnani Feroni: 4 giornate d’asta per 1800 lotti
Comunicato stampa
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Non molti oggi conoscono la figura di Salvatore Romano (1875 - 1955) antiquario fra i più illustri, attivi a Firenze nella prima metà del Novecento, perchè fu personaggio schivo e comunque definito anche da una buona dose di understatement che – insieme a una rara competenza e passione - contraddistinse la sua vita professionale.
Firenze, come si sa, in quegli anni a cavallo tra fine Otto e primi Novecento, fu centro internazionale dell’antiquariato, del collezionismo più qualificato e della critica d’arte più innovativa e colta.
Erano gli anni in cui Bernard Berenson - il mitico B. B - e Roberto Longhi dominavano la scena della storiografia artistica mondiale e mercanti della statura di Luigi Bellini, Stefano Bardini, Elia Volpi, Giuseppe Salvadori e Luigi Grassi, per non citare che i nomi più prestigiosi, agivano per conto di grandi collezionisti internazionali ed italiani. Salvatore Romano scelse una strada tutta particolare ed unica nel suo genere.
Un‘ impostazione poetica e introversa la sua: a Firenze per anni si narrò la leggenda dei suoi “tesori” nascosti, opere che l’antiquario raccoglieva nei suoi lunghi e faticosi viaggi e che poi stipava (è il caso di dirlo, suo padre era armatore e Salvatore aveva alle spalle studi di Ingegneria Navale, di violino e di liuteria) nei suoi tanti magazzini e luoghi sparsi per Firenze.
L’antiquario – originario della penisola di Sorrento ma fiorentino d’adozione - non ostentava neppure le sue strette frequentazioni con il mondo degli studiosi e dei direttori di musei d’Europa, tra i quali spicca la lunga collaborazione con il Bode, ma anche i carteggi con Longhi, Venturi, Toesca, Valentiner, Pope- Hennessy, Offner, Van Marle, Brandi ed altri.
Alla città di Firenze Salvatore Romano donò una Fondazione che porta il suo nome, situata presso il Cenacolo di Piazza Santo Spirito e che raccoglie veri capolavori di scultura – sua
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grande passione e centro del suo ricercare – tra cui l’Angelo Adorante di Tino da Camaino, una Madonna con Bambino di Jacopo della Quercia e due bassorilievi di Donatello.
Sotheby’s Italia è davvero onorata di poter presentare questa raccolta, contenuta nei magnifici saloni di Palazzo Magnani Feroni, sede scelta a suo tempo (nei primi anni ‘30) dallo stesso Salvatore; quest’asta rappresenta il frutto ed insieme un omaggio a lui ed a suo figlio Francesco, figure storiche del mondo antiquariale fiorentino ed internazionale.
Tra i 1800 lotti dell’asta si segnalano in primis le tante sculture d’alta epoca, vera e propria materia di studio e passione fondante per i due Romano (ritenuti da sempre finissimi intenditori di scultura), tra le quali una Madonna con Bambino della fine del Quattrocento, un magnifico e insieme tenerissimo marmo bianco attribuito al Maestro della Madonna Piccolomini (val. 70/90.000 euro); esemplari analoghi presso il Museo Diocesiano di Siena e già nella celeberrima collezione di Samuel Kress (gran parte della raccolta Kress fa parte oggi della National Gallery di Washington).
Già pubblicato nel ’29 da Leo Planiscig, il gruppo ligneo della Pietà con San Giovanni e Maria Maddalena è attribuito a Giacomo Cozzarelli (1453-1515), scultore, pittore ed architetto senese, allievo di Francesco di Giorgio. Questa Pietà fu acquistata da Francesco Romano nel 1960 dall’antiquario Salvadori e reca in catalogo una stima di 10/15.000 euro.
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È valutato tra i 200 ed i 300.000 euro il gruppo in terracotta dorata raffigurante la Carità che regge uno scudo con San Francesco realizzata da Domenico Guidi per i Sacchetti, con i quali firmò nel 1665 un contratto per la realizzazione della loro Cappella funebre in San Giovanni dei Fiorentini a Roma.
Risalente agli inizi del XVIII sec. è il gruppo attribuito a Giuseppe Mazza, scultore bolognese che si esprime qui con grande virtuosismo: si tratta di un gruppo in terracotta raffigurante la Lamentazione. Acquistato nel 1954, è stato in mostra nel 1966 a Bologna.
La stima per quest’opera policroma è di 50/70.000 euro.
Nel congruo numero di lotti dedicati agli Arredi che fanno bella mostra di sè a Palazzo Magnani Feroni, gli scenografici quattro mensoloni, ciascuno centrato da un mascherone grottesco, molto simili a quelli conservati presso Palazzo Pitti: sono fiorentini del XVII secolo ed hanno una stima di 30/50.000 euro
Strepitosi nella loro imponenza i lampadari dell’asta, dei quali ricordiamo, per brevità, quello Settecento, di produzione veneziana, detto a ciocche e simile a quelli di Palazzo Rezzonico.
E’ a 26 luci e reca in catalogo una valutazione tra i 70 ed i 100.000 euro.
Sono 88 le luci invece del lampadario più tardo – Impero – stilisticamente analogo alla serie di lampadari scenici delle residenze di sovrani degli Stati italiani pre - unitari, come la Reggia di Caserta, Palazzo Reale di Torino, la Reggia di Racconigi e soprattutto simile a quello della Sala dei Pappagalli di Palazzo Pitti nel periodo dei Lorena.
Tra i 100.000 ed i 150.000 euro la stima di questo imponente lampadario in legno dorato, bronzo e cristallo con testine di medusa e satiri.
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Pompeo Batoni è l’autore della bella Madonna con Bambino (val. 100/150.000 euro) che segue alla tela raffigurante San Gerolamo del bravo post-caravaggesco francese – operante a Roma attorno agli anni Venti del Seicento – Nicolas Tournier (val. 50/70.000 euro) nella sezione dell’asta dedicata ai dipinti ed i disegni antichi.
Certamente piaceranno a molti i numerosi lotti di “oggettistica varia” dell’asta, quali i frammenti di legno dorato del Settecento stimati 50 euro (un gruppo di), gli oggetti in vetro, ceramica, i tessuti antichi, le svariate centinaia di cornici, i cavalletti, i cancelli, la fontana per banchetti, i cataloghi d’aste storiche, sino alla borraccia in legno del Settecento a forma tartaruga (val. 600 euro).
Firenze, come si sa, in quegli anni a cavallo tra fine Otto e primi Novecento, fu centro internazionale dell’antiquariato, del collezionismo più qualificato e della critica d’arte più innovativa e colta.
Erano gli anni in cui Bernard Berenson - il mitico B. B - e Roberto Longhi dominavano la scena della storiografia artistica mondiale e mercanti della statura di Luigi Bellini, Stefano Bardini, Elia Volpi, Giuseppe Salvadori e Luigi Grassi, per non citare che i nomi più prestigiosi, agivano per conto di grandi collezionisti internazionali ed italiani. Salvatore Romano scelse una strada tutta particolare ed unica nel suo genere.
Un‘ impostazione poetica e introversa la sua: a Firenze per anni si narrò la leggenda dei suoi “tesori” nascosti, opere che l’antiquario raccoglieva nei suoi lunghi e faticosi viaggi e che poi stipava (è il caso di dirlo, suo padre era armatore e Salvatore aveva alle spalle studi di Ingegneria Navale, di violino e di liuteria) nei suoi tanti magazzini e luoghi sparsi per Firenze.
L’antiquario – originario della penisola di Sorrento ma fiorentino d’adozione - non ostentava neppure le sue strette frequentazioni con il mondo degli studiosi e dei direttori di musei d’Europa, tra i quali spicca la lunga collaborazione con il Bode, ma anche i carteggi con Longhi, Venturi, Toesca, Valentiner, Pope- Hennessy, Offner, Van Marle, Brandi ed altri.
Alla città di Firenze Salvatore Romano donò una Fondazione che porta il suo nome, situata presso il Cenacolo di Piazza Santo Spirito e che raccoglie veri capolavori di scultura – sua
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grande passione e centro del suo ricercare – tra cui l’Angelo Adorante di Tino da Camaino, una Madonna con Bambino di Jacopo della Quercia e due bassorilievi di Donatello.
Sotheby’s Italia è davvero onorata di poter presentare questa raccolta, contenuta nei magnifici saloni di Palazzo Magnani Feroni, sede scelta a suo tempo (nei primi anni ‘30) dallo stesso Salvatore; quest’asta rappresenta il frutto ed insieme un omaggio a lui ed a suo figlio Francesco, figure storiche del mondo antiquariale fiorentino ed internazionale.
Tra i 1800 lotti dell’asta si segnalano in primis le tante sculture d’alta epoca, vera e propria materia di studio e passione fondante per i due Romano (ritenuti da sempre finissimi intenditori di scultura), tra le quali una Madonna con Bambino della fine del Quattrocento, un magnifico e insieme tenerissimo marmo bianco attribuito al Maestro della Madonna Piccolomini (val. 70/90.000 euro); esemplari analoghi presso il Museo Diocesiano di Siena e già nella celeberrima collezione di Samuel Kress (gran parte della raccolta Kress fa parte oggi della National Gallery di Washington).
Già pubblicato nel ’29 da Leo Planiscig, il gruppo ligneo della Pietà con San Giovanni e Maria Maddalena è attribuito a Giacomo Cozzarelli (1453-1515), scultore, pittore ed architetto senese, allievo di Francesco di Giorgio. Questa Pietà fu acquistata da Francesco Romano nel 1960 dall’antiquario Salvadori e reca in catalogo una stima di 10/15.000 euro.
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È valutato tra i 200 ed i 300.000 euro il gruppo in terracotta dorata raffigurante la Carità che regge uno scudo con San Francesco realizzata da Domenico Guidi per i Sacchetti, con i quali firmò nel 1665 un contratto per la realizzazione della loro Cappella funebre in San Giovanni dei Fiorentini a Roma.
Risalente agli inizi del XVIII sec. è il gruppo attribuito a Giuseppe Mazza, scultore bolognese che si esprime qui con grande virtuosismo: si tratta di un gruppo in terracotta raffigurante la Lamentazione. Acquistato nel 1954, è stato in mostra nel 1966 a Bologna.
La stima per quest’opera policroma è di 50/70.000 euro.
Nel congruo numero di lotti dedicati agli Arredi che fanno bella mostra di sè a Palazzo Magnani Feroni, gli scenografici quattro mensoloni, ciascuno centrato da un mascherone grottesco, molto simili a quelli conservati presso Palazzo Pitti: sono fiorentini del XVII secolo ed hanno una stima di 30/50.000 euro
Strepitosi nella loro imponenza i lampadari dell’asta, dei quali ricordiamo, per brevità, quello Settecento, di produzione veneziana, detto a ciocche e simile a quelli di Palazzo Rezzonico.
E’ a 26 luci e reca in catalogo una valutazione tra i 70 ed i 100.000 euro.
Sono 88 le luci invece del lampadario più tardo – Impero – stilisticamente analogo alla serie di lampadari scenici delle residenze di sovrani degli Stati italiani pre - unitari, come la Reggia di Caserta, Palazzo Reale di Torino, la Reggia di Racconigi e soprattutto simile a quello della Sala dei Pappagalli di Palazzo Pitti nel periodo dei Lorena.
Tra i 100.000 ed i 150.000 euro la stima di questo imponente lampadario in legno dorato, bronzo e cristallo con testine di medusa e satiri.
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Pompeo Batoni è l’autore della bella Madonna con Bambino (val. 100/150.000 euro) che segue alla tela raffigurante San Gerolamo del bravo post-caravaggesco francese – operante a Roma attorno agli anni Venti del Seicento – Nicolas Tournier (val. 50/70.000 euro) nella sezione dell’asta dedicata ai dipinti ed i disegni antichi.
Certamente piaceranno a molti i numerosi lotti di “oggettistica varia” dell’asta, quali i frammenti di legno dorato del Settecento stimati 50 euro (un gruppo di), gli oggetti in vetro, ceramica, i tessuti antichi, le svariate centinaia di cornici, i cavalletti, i cancelli, la fontana per banchetti, i cataloghi d’aste storiche, sino alla borraccia in legno del Settecento a forma tartaruga (val. 600 euro).
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ottobre 2009
Salvatore (1875-1955) e Francesco (1910 – 1981) Romano Antiquari a Firenze
Dal 12 al 15 ottobre 2009
asta
Location
PALAZZO MAGNANI FERONI
Firenze, Borgo San Frediano, 5, (Firenze)
Firenze, Borgo San Frediano, 5, (Firenze)
Autore