Viaggiano sul filo di internet ed arrivano a spezzare il rumore assordante delle agende cariche di impegni e di telefonate, le silenziose mai gridate fotografie di Salvatore Giannì. E lasciano il segno. Perché sono la realtà del quotidiano, sono il nostro paesaggio, i nostri luoghi, la nostra gente e i nostri passi, restituiti con quella lettura critica che è data dal gusto del particolare reinventato perchè serva a raccontare l’altro che non riusciamo mai a sentire fino in fondo nostro. In una simbiosi di arguta intelligenza, didascalia e immagine sintetizzano il senso della vita, perché che un muro a secco non è soltanto alcune pietre coraggiosamente aggiunte l’una all’altra, ma riesce a farsi la casa del tempo e la culla della civiltà, forse si riesce a scoprirlo efficacemente guardando un .jpg prepotente di Giannì. Per questo mi lascio incantare dalle sue immagini e capisco che a volte la fotografia (quando rinuncia a riprodurre la realtà e si sforza di raccontarla per tessere) riesce a costruirci intorno –con noi dentro, fortunatamente- il mosaico della vita e della attualità.

Carmelo Arezzo