Sarah Ledda è una pittrice raffinata che utilizza l’immagine più nota e persino abusata del grande e del piccolo schermo per indagare quel sottile spazio invisibile compreso fra verità e menzogna, fra realtà e apparenza dell’essere. I suoi soggetti prediletti, o addirittura esclusivi, non sono persone, sono star. Volti notissimi, da Marylin Monroe a Liz Taylor, da Claudia Cardinale a Audrey Hepburn, colti in flagrante e sospesi nell’incantesimo di un fotogramma. L’artista se ne appropria e lo dilata in una smaltata e quasi iperrealistica versione pittorica che, quanto più sembra rivelare tanto più, in realtà, nasconde.

Questi volti bellissimi, resi perfetti da un sapiente maquillage cosmetico, registico e cinematografico; questi volti che hanno ispirato invidia e amore e passione, soggetti “forti” dell’immaginario collettivo, non hanno alcuna esistenza individuale, effettiva, autentica. Contrariamente alla Pop Art propriamente detta, che riporta qualunque immagine alla superficie appiattita e lucida del prodotto di massa, Sarah Ledda utilizza le stesse immagini per mettersi alla disperata ricerca di una sua impossibile profondità: pittorica ed esistenziale.