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Scrittori e artisti presso l’atelier di Aladár Székely
La mostra, dalla variegata oeuvre di Aladár Székely, accanto alle foto di città e di caratteri italiani, pone enfasi sull’arte ritrattistica. I suoi ritratti realistici elaborati con competenza professionale e senso artistico lo rendono senza dubbio uno dei pionieri dei primi due decenni del XX sec.
Comunicato stampa
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Giovedì 25 novembre 2021, alle ore 19.00 presso l’Accademia d’Ungheria in Roma verrà inaugurata la mostra Scrittori e artisti presso l’atelier di Aladár Székely, a cura di Csilla E.Csorba.
Il titolo della mostra sull’arte ritrattistica di Aladár Székely rimanda alla poesia programmatica pubblicata da Endre Ady nel 1906. Le poesie di Ady incantano il fotografo, allora già residente nella capitale Budapest. Székely legge tanto, visita le mostre d’arte e le colonie degli artisti con sensibilità artistica e parte per viaggi studio all’estero. Ciò che vede e percepisce negli studi degli artisti tedeschi e austriaci si intreccia con l’entusiasmo verso i “nuovi orizzonti” ed i “nuovi desideri” espressi nel poema. Székely, in un articolo sulla fotografia moderna, pubblicato nel 1907, scrive di “nuove tendenze”, della “sparizione delle vecchie regole obsolete” e della necessità di una “visione cosciente e individuale”: principi secondo cui egli opera.
Il suo studio – inizialmente nel quartiere Józsefváros e, dal 1910 al centro di Pest in via Váci – è molto frequentato dagli scrittori della rivista progressista Nyugat (“Occidente”), dai pittori, compositori, attori del gruppo considerato avanguardista degli Nyolcak (“gli Otto”) e dai membri delle loro famiglie. Vengono apprezzate il suo nuovo linguaggio delle forme, con cui fa nascere nuovi generi, “le sue immagini crude ma forti”, il fatto che si concentrava sui volti e sull’individuo, che scattava foto solo dopo aver conosciuto un po’ la personalità del suo modello. Fu il fotografo esclusivo di Ady e la serie comprendente più di quaranta ritratti di lui è uno dei punti di riferimento della sua attività artistica. A renderlo molto popolare fu una selezione delle sue foto più belle intitolata Írók és művészek (“Scrittori e artisti”) pubblicata nel 1915, oltre che la vetrina che dà sulla strada e le sue fotografie pubblicate in diverse riviste. Fino alla sua morte (1940) è considerato creatore stimato della fotografia artistica ungherese.
La mostra, dalla variegata oeuvre di Aladár Székely, accanto alle foto di città e di caratteri italiani, pone enfasi sull’arte ritrattistica. I suoi ritratti realistici elaborati con competenza professionale e senso artistico lo rendono senza dubbio uno dei pionieri dei primi due decenni del XX secolo. Pensava di lavorare per le generazioni del futuro e che la sua “raccolta” sarebbe stata apprezzata dal punto di vista storico-letterario e artistico dai suoi posteri così come dai suoi contemporanei.
Le immagini della mostra sono state selezionate dalla collezione del Museo Letterario Petőfi da Csilla E. Csorba, curatrice
Progettazione visiva Annamária H. Kocsis
Grafica, design Dénes Kaszta
I testi sono tradotti da Barbara Domány
Il titolo della mostra sull’arte ritrattistica di Aladár Székely rimanda alla poesia programmatica pubblicata da Endre Ady nel 1906. Le poesie di Ady incantano il fotografo, allora già residente nella capitale Budapest. Székely legge tanto, visita le mostre d’arte e le colonie degli artisti con sensibilità artistica e parte per viaggi studio all’estero. Ciò che vede e percepisce negli studi degli artisti tedeschi e austriaci si intreccia con l’entusiasmo verso i “nuovi orizzonti” ed i “nuovi desideri” espressi nel poema. Székely, in un articolo sulla fotografia moderna, pubblicato nel 1907, scrive di “nuove tendenze”, della “sparizione delle vecchie regole obsolete” e della necessità di una “visione cosciente e individuale”: principi secondo cui egli opera.
Il suo studio – inizialmente nel quartiere Józsefváros e, dal 1910 al centro di Pest in via Váci – è molto frequentato dagli scrittori della rivista progressista Nyugat (“Occidente”), dai pittori, compositori, attori del gruppo considerato avanguardista degli Nyolcak (“gli Otto”) e dai membri delle loro famiglie. Vengono apprezzate il suo nuovo linguaggio delle forme, con cui fa nascere nuovi generi, “le sue immagini crude ma forti”, il fatto che si concentrava sui volti e sull’individuo, che scattava foto solo dopo aver conosciuto un po’ la personalità del suo modello. Fu il fotografo esclusivo di Ady e la serie comprendente più di quaranta ritratti di lui è uno dei punti di riferimento della sua attività artistica. A renderlo molto popolare fu una selezione delle sue foto più belle intitolata Írók és művészek (“Scrittori e artisti”) pubblicata nel 1915, oltre che la vetrina che dà sulla strada e le sue fotografie pubblicate in diverse riviste. Fino alla sua morte (1940) è considerato creatore stimato della fotografia artistica ungherese.
La mostra, dalla variegata oeuvre di Aladár Székely, accanto alle foto di città e di caratteri italiani, pone enfasi sull’arte ritrattistica. I suoi ritratti realistici elaborati con competenza professionale e senso artistico lo rendono senza dubbio uno dei pionieri dei primi due decenni del XX secolo. Pensava di lavorare per le generazioni del futuro e che la sua “raccolta” sarebbe stata apprezzata dal punto di vista storico-letterario e artistico dai suoi posteri così come dai suoi contemporanei.
Le immagini della mostra sono state selezionate dalla collezione del Museo Letterario Petőfi da Csilla E. Csorba, curatrice
Progettazione visiva Annamária H. Kocsis
Grafica, design Dénes Kaszta
I testi sono tradotti da Barbara Domány
25
novembre 2021
Scrittori e artisti presso l’atelier di Aladár Székely
Dal 25 novembre 2021 al 22 febbraio 2022
fotografia
Location
ISTITUTO BALASSI – ACCADEMIA D’UNGHERIA – PALAZZO FALCONIERI
Roma, Via Giulia, 1, (Roma)
Roma, Via Giulia, 1, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10.00 -19.30
Autore
Curatore