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Sculture da Viaggio
una mostra particolare, curiosa e disinibita, che non vuole fare il punto sulla scultura contemporanea made in Italy, una mostra che non entra nel vivo dell’arte nazionale in tre dimensioni
Comunicato stampa
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La Galleria del Tasso ospiterà dal 27 ottobre a fine novembre la collettiva “Sculture da Viaggio”:
una mostra particolare, curiosa e disinibita, che non vuole fare il punto sulla scultura contemporanea made in Italy, una mostra che non entra nel vivo dell'arte nazionale in tre dimensioni. Bisognerebbe farlo, ma sarà per un altro tempo e un'altra occasione: per questa volta lascateci divertire, lascateci vagare in pace con l'immaginazione e le fantasie, lasciateci rendere omaggio a un grande interprete, troppo spesso dimenticato, della cultura italiana: Bruno Munari.
La mostra, infatti, nasce da un’idea dissacratoria e smonumentalizzante, una negazione dello status quo forse, pensata dalla mente poliedrica di Munari già nel 1950.
In Sculture da Viaggio ci troviamo in presenza di opere accomunate dall’intento di concentrare tutto in pochi centimetri cubi, in un piccolo formato. Ci troviamo di fronte a opere da fruire nella dimensione segreta della propria stanza, in un processo di riappropriazione dell’opera come bene privato, di cui disporre liberamente, nell’intimità di qualsiasi luogo, e in qualsiasi momento.
I busti di Enrica Borghi, più che in valigia, andrebbero forse messi in un baule. Unica donna di questa rassegna, le sue opere incarnano la donna espressa attraverso tutti quegli accessori che fanno parte dell’universo femminile.
Quella di Piergiorgio Colombara è una scultura poetica, fatta di sottrazioni alla materia.
Le terrecotte di Cornini sono donne da portarsi appresso, un universo femminile in miniatura, realizzato in una materia calda e pregnante che rappresentano un sogno, un ideale. Sono modelle con l’anima, intime e sensuali, come la materia con cui sono plasmate.
Demetz realizza invece burattini tristi e pensierosi, caricati di un sentimento assente nelle vere marionette. Sono giochi per adulti, lavori che ci riportano a una dimensione ludica e giovanile dimenticata, drammatica, meravigliosa, durissima e crudele: il tempo dell'apprendistato.
Se Montesano affronta la figura umana in sculturine che in pochi centimetri riescono a condensare la tensione plastica propria dei grandi formati, nelle opere di Fabio Viale, Leonardo Pivi e Matteo Negri prevale l’intento spiazzante, il gioco dell'assurdo.
Se le sculture luminose di Alessandro Lupi non hanno bisogno di valigia - sono già di per se ‘trasportabili’, sono contenitori, un baule e un triangolo che racchiudono esseri disegnati da fili di luce, più che altro visioni - Michelangelo Galliani ha pronti i bauli alla Isadora Duncan: la sua passione per il marmo ritorna nel frammento di statua, vestigia di una cultura imperante, che giace su un letto di bossoli di proiettile. Qui il significato, l’allusione esplicita all’attualità, è giustamente forte, perché nel un bagaglio di ogni uomo devone entrare tutti gli errori dell'umanità, che così prepotentemente e tristemente ci appartengono. Infine Marco Porta, rispondendo ad un’antica tradizione bibilica, trasforma gli uomini (e non le donne) in statue di sale.
Insomma, a concludere, in mostra ci sono le sculture che una Mary Poppins qualunque potrebbe estrarre dalla sua valigia magica, tra una lampada con paralume e una teiera colma di té: necessarie e frivole, sono per questo ancor più imprescindibili ed insostituibili, terribilmente più utili dello spazzolino da denti o del passaporto. Sono il mondo, quel mondo da portare sempre con sé per sentirsi, ovunque, a casa.
una mostra particolare, curiosa e disinibita, che non vuole fare il punto sulla scultura contemporanea made in Italy, una mostra che non entra nel vivo dell'arte nazionale in tre dimensioni. Bisognerebbe farlo, ma sarà per un altro tempo e un'altra occasione: per questa volta lascateci divertire, lascateci vagare in pace con l'immaginazione e le fantasie, lasciateci rendere omaggio a un grande interprete, troppo spesso dimenticato, della cultura italiana: Bruno Munari.
La mostra, infatti, nasce da un’idea dissacratoria e smonumentalizzante, una negazione dello status quo forse, pensata dalla mente poliedrica di Munari già nel 1950.
In Sculture da Viaggio ci troviamo in presenza di opere accomunate dall’intento di concentrare tutto in pochi centimetri cubi, in un piccolo formato. Ci troviamo di fronte a opere da fruire nella dimensione segreta della propria stanza, in un processo di riappropriazione dell’opera come bene privato, di cui disporre liberamente, nell’intimità di qualsiasi luogo, e in qualsiasi momento.
I busti di Enrica Borghi, più che in valigia, andrebbero forse messi in un baule. Unica donna di questa rassegna, le sue opere incarnano la donna espressa attraverso tutti quegli accessori che fanno parte dell’universo femminile.
Quella di Piergiorgio Colombara è una scultura poetica, fatta di sottrazioni alla materia.
Le terrecotte di Cornini sono donne da portarsi appresso, un universo femminile in miniatura, realizzato in una materia calda e pregnante che rappresentano un sogno, un ideale. Sono modelle con l’anima, intime e sensuali, come la materia con cui sono plasmate.
Demetz realizza invece burattini tristi e pensierosi, caricati di un sentimento assente nelle vere marionette. Sono giochi per adulti, lavori che ci riportano a una dimensione ludica e giovanile dimenticata, drammatica, meravigliosa, durissima e crudele: il tempo dell'apprendistato.
Se Montesano affronta la figura umana in sculturine che in pochi centimetri riescono a condensare la tensione plastica propria dei grandi formati, nelle opere di Fabio Viale, Leonardo Pivi e Matteo Negri prevale l’intento spiazzante, il gioco dell'assurdo.
Se le sculture luminose di Alessandro Lupi non hanno bisogno di valigia - sono già di per se ‘trasportabili’, sono contenitori, un baule e un triangolo che racchiudono esseri disegnati da fili di luce, più che altro visioni - Michelangelo Galliani ha pronti i bauli alla Isadora Duncan: la sua passione per il marmo ritorna nel frammento di statua, vestigia di una cultura imperante, che giace su un letto di bossoli di proiettile. Qui il significato, l’allusione esplicita all’attualità, è giustamente forte, perché nel un bagaglio di ogni uomo devone entrare tutti gli errori dell'umanità, che così prepotentemente e tristemente ci appartengono. Infine Marco Porta, rispondendo ad un’antica tradizione bibilica, trasforma gli uomini (e non le donne) in statue di sale.
Insomma, a concludere, in mostra ci sono le sculture che una Mary Poppins qualunque potrebbe estrarre dalla sua valigia magica, tra una lampada con paralume e una teiera colma di té: necessarie e frivole, sono per questo ancor più imprescindibili ed insostituibili, terribilmente più utili dello spazzolino da denti o del passaporto. Sono il mondo, quel mondo da portare sempre con sé per sentirsi, ovunque, a casa.
27
ottobre 2006
Sculture da Viaggio
Dal 27 ottobre al 30 novembre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL TASSO
Bergamo, Via San Tomaso, 72, (Bergamo)
Bergamo, Via San Tomaso, 72, (Bergamo)
Ufficio stampa
ANTONELLA ASNAGHI & ASSOCIATI
Autore
Curatore